“Ragazzi Ciao”. Il diario della prof “25 Aprile siamo a casa e penso alla Liberazione” (7)

CALENZANO – Oggi si festeggia la Liberazione, tutti i Comuni, come quello di Calenzano lo fanno ricordando 75 anni fa con video, interviste, ricordi online. Siamo chiusi in casa, ma torniamo con la mente alla Liberazione del nostro Paese: è questa una nuova pagina del diario del prof Meri Coscarelli dedicata proprio al 25 Aprile. […]

CALENZANO – Oggi si festeggia la Liberazione, tutti i Comuni, come quello di Calenzano lo fanno ricordando 75 anni fa con video, interviste, ricordi online. Siamo chiusi in casa, ma torniamo con la mente alla Liberazione del nostro Paese: è questa una nuova pagina del diario del prof Meri Coscarelli dedicata proprio al 25 Aprile.

“Oggi è il 25 aprile del 2020.
Siamo ancora in casa con degli obblighi a cui dobbiamo adempiere. Allora, dando un’occhiata ai giornali online e guardando la TV mi rendo conto che anche il mio pensiero torna indietro. Torna indietro di 75 anni. Torna indietro al 1945. A quando, dopo 3 anni di guerra, i nostri nonni e le nostre nonne presero le armi e entrarono in guerra. Perché, mentre gli alleati erano arrivati nel sud per liberarci, al nord era scoppiata una vera e propria guerra civile. Perché, alla fine del 43, erano nate le prime bande partigiane. Era nata la nostra Resistenza.
Perché, se nel sud l’arrivo degli americani, aveva segnato un momento di gioia, nel nord era arrivato “l’inferno” con l’occupazione di truppe, fino a poco tempo prima nostre alleate. Ragazzi cari, non sono rimasti molti nonni e molte nonne per raccontarci quella pazzia, però è la nostra storia, la vostra storia. Quindi è giusto sapere. Dovete informarvi, dovete leggere. Perché non abbiamo il diritto di dimenticare.
Il 25 aprile è la festa della Liberazione, anche se la guerra non terminò proprio quel giorno; ma in quella data Milano e Torino furono liberate e da lì a poco la parola Libertà entrò, finalmente, nella vita di tutto lo stivale.
Vi racconto una breve storia: la Martinella, la famosa campana di Palazzo Vecchio, nello scorso secolo è stata suonata quattro volte. La prima per lo scoppio della seconda guerra mondiale, nel ‘44 i suoi rintocchi, invece, servirono per annunciare ai fiorentini che la loro città era stata liberata dal giogo dei tedeschi, poi per l’alluvione e nel ‘93 per l’attentato ai Gergofili. Alla fine della guerra, la mano che fece risuonare la famosa campana era di un giovane pompiere diciassettenne, si chiamava Franco Budini ed era lo zio di Roberto, il mio compagno di vita.
Oggi, sabato 25 aprile, alle 15 affacciamoci tutti alle nostre finestre, usciamo sui nostri balconi e intoniamo la canzone simbolo della Resistenza italiana, intoniamo tutti “Bella Ciao”. Intoniamo questa canzone, perché rappresenta la lotta contro l’invasione, e così onoreremo tutte le persone che hanno combattuto, che sono morte per la libertà. Per la nostra libertà. É grazie a loro se abbiamo conosciuto la democrazia. Questa canzone non ha, non deve avere colori.
Anzi, deve averne uno solo: quello puro, limpido, scintillante, unico della “libertà”.
In questo periodo fra le cose che possiamo fare ce ne sono alcune bellissime. Sentire il profumo della carta. Usare le mani per sfogliare delle pagine. Arricchirci di una storia triste, ma profonda. Cari ragazzi seguite il mio consiglio: leggete “Fino a quando la mia stella brillerà” di Liliana Segre. Vi resterà nel cuore, ne sono sicura. Buon 25 aprile a voi e alle vostre famiglie.
La vostra prof di spagnolo. Meri Coscarelli”