Rifiuti e “caro Tari”, UPS: “Aziende e cittadini pagano per servizi non erogati”

SIGNA – Tari, o “caro Tari” come l’ha definita il gruppo consiliare, nel mirino di Uniti per Signa. A spiegare il perché il capo gruppo Gianni Vinattieri e i consiglieri comunali Matteo Mannelli e Chiara Di Bella. “Quello che abbiamo passato nei mesi scorsi – dicono in una nota – è stato sotto gli occhi […]

SIGNA – Tari, o “caro Tari” come l’ha definita il gruppo consiliare, nel mirino di Uniti per Signa. A spiegare il perché il capo gruppo Gianni Vinattieri e i consiglieri comunali Matteo Mannelli e Chiara Di Bella.

“Quello che abbiamo passato nei mesi scorsi – dicono in una nota – è stato sotto gli occhi di tutti: cittadini costretti nelle proprie abitazioni per motivi sanitari. Chiusura per legge o in conseguenza della situazione emergenziale di attività commerciali, economiche e produttive. Danni economici per le aziende e drastica riduzione del reddito dei nuclei familiari. E minori rifiuti prodotti; con zero rifiuti prodotti dalle attività produttive chiuse. Con conseguente abbattimento dei costi di gestione del servizio da parte di Alia. In uno scenario di questo tipo c’era da attendersi la definizione di Piano economico finanziario tale da riparametrare la tariffa ambientale rispetto al servizio non erogato. E invece cittadini e aziende si sono trovati, entro il 30 settembre, a pagare una prima rata Tari 2020 uguale a quella del 2019. Una beffa e un’ingiustizia. Annunciata da tempo. E che si innesta in un contesto che non prevede Tariffa puntuale: i cittadini e le imprese non pagano per quanto rifiuto producono ma sulla base dei componenti del nucleo familiare e sulla superficie delle abitazioni (i primi) e sulla base della categoria commerciale e sulla superficie dei plessi produttivi (i secondi)”.

Entrando nel merito della questione, “tutto parte con l’approvazione del bilancio di previsione 2020 il 23 dicembre 2019: seduta in cui si delibera la tariffa Tari senza relativo Piano economico finanziario replicando, quindi, pedissequamente quella del 2019. Con tutta una serie di poste del tutto sganciate dall’erogazione del servizio 2020 come i 27.000 euro relativi alla fallita previsione del termovalorizzatore di Selvapiana. In quella fase la giunta comunale giustificò la mancata definizione del Piano economico finanziario 2020 con la modifica della procedura di approvazione; e soprattutto a causa del coinvolgimento nell’iter dell’Autorità per l’Energia reti e Ambiente (ARERA) con funzioni di verifica della coerenza delle tariffe ambientali con i servizi effettivamente erogati. L’impegno, comunque, era quello di deliberare il nuovo piano finanziario entro l’aprile 2020: in sintesi, si è approvata una tariffa Tari 2020 uguale a quella 2019 in attesa di modificarla entro il mese di aprile”.

Poi, però, c’è stata la chiusura per l’emergenza sanitaria “con una serie di decreti governativi – continua il comunicato – che hanno dato la possibilità agli enti locali di confermare le Tari 2019 per il 2020 con l’obbligo di approvare il Piano economico finanziario entro il corrente anno e con eventuali conguagli da distribuire nell’arco del triennio 2021-2023: fuori tempo massimo per le impellenti necessità di attività e nuclei familiari. Possibilità subito attivata dalla giunta comunale che ha rimandato tutto da aprile a data da destinarsi. E che con la deliberazione di consiglio comunale numero 75 del 27 luglio scorso ha “approvato per l’anno 2020 le tariffe della tassa sui rifiuti (TARI) già approvate per l’anno 2019”. Costringendo, così, cittadini e imprese a pagare una tassa per un servizio non svolto. In un momento di grande difficoltà sociale ed economica. Con potenziali conguagli distribuiti dal 2021 al 2023, che però non ci saranno”.

“In questi mesi abbiamo presentato proposte consiliari per cercare di far cambiare posizione all’amministrazione. A maggio è stata bocciata una nostra mozione che impegnava il sindaco e la giunta “a prevedere per l’anno 2020 che la Tari non sia dovuta dalle attività economiche e produttive per il periodo di chiusura imposto dal Dpcm dell’11 marzo 2020 e sue successive proroghe”, “a prevedere forme di esenzione e mitigazione Tari 2020 anche per i mesi restanti di ripresa delle attività economiche”, “a predisporre un Piano economico finanziario che preveda un ricalcolo della Tari sulla base dei minori costi di gestione e del servizio non effettuato”. Nel consiglio comunale del 25 abbiamo presentato un’interrogazione sull’approvazione del Piano economico finanziario e sul ricalcolo Tari 2020 evidenziando quanto detto in precedenza: un problema di giustizia sociale dovuto al pagamento di un servizio non svolto, di carattere normativo e di coerenza tariffaria perché si fanno pagare ai cittadini poste del 2019 non legate all’attività del 2020, di tempistica dilatata visto che l’eventuale conguaglio sarà ripartito in tre anni a decorrere dal 2021”.

“Conguaglio – concludono i tre consiglieri – che a oggi è da escludere visto che l’assessore competente durante il consiglio del 27 luglio scorso ha affermato che i minori costi di gestione saranno compensati da un aumento dei costi dello smaltimento di carta ed organico: che però è solo ascrivibile all’incapacità amministrativa e di pianificazione impiantistica dell’ente gestore Alia e dell’Ato Toscana Centro. La situazione, quindi, è ingiusta e penalizzante per i cittadini signesi. A causa di scelte politiche non finalizzate all’interesse della comunità amministrata ma alla difesa di rendite di posizione dei centri di potere del sistema toscano della gestione integrata dei rifiuti, ovvero Alia, Ato Toscana Centro e, quindi, giunta regionale. Quello che si può ancora fare è l’approvazione celere del PEF 2020 che, però, preveda un ricalcolo importante della Tari”.