Rigenerare gli alloggi di fronte al Design Campus e salvaguardare l’area verde di via Pertini? Si può. L’architetto Poggi ci spiega come

PRATO – “Bisogna edificare poco e riqualificare quello che abbiamo”: parte (anche) da questo assunto il progetto di rigenerazione urbana che l’architetto Ferdinando Poggi (nella foto), su sollecitazione del Comitato via Pertini, via Faggi e dintorni”, ha presentato nelle scorse settimane all’amministrazione comunale calenzanese. In precedenza, infatti, avevamo incontrato alcuni rappresentanti dello stesso comitato che […]

PRATO – “Bisogna edificare poco e riqualificare quello che abbiamo”: parte (anche) da questo assunto il progetto di rigenerazione urbana che l’architetto Ferdinando Poggi (nella foto), su sollecitazione del Comitato via Pertini, via Faggi e dintorni”, ha presentato nelle scorse settimane all’amministrazione comunale calenzanese. In precedenza, infatti, avevamo incontrato alcuni rappresentanti dello stesso comitato che da mesi si sta battendo contro l’intenzione della stessa amministrazione di ricostruire nell’area in questione i 72 alloggi di edilizia popolare che attualmente sono dislocati di fronte al Design Campus dell’Università di Firenze. “La rigenerazione è un’altra cosa”, ha tenuto a ribadire l’architetto Poggi che dall’inizio degli anni Novanta ha sempre seguito le varie opportunità che la bioarchitettura può offrire.

Tre, per completezza di informazione, i progetti alternativi a quello del Comune: oltre a quello del comitato, ci sono anche quelli presentati dall’architetto Gazzini e da Sinistra per Calenzano. Tutti nati e redatti con l’obiettivo di salvare “l’ultimo fazzoletto verde vergine nel centro di Calenzano”. Ed è interessante, analizzando la proposta progettuale dell’architetto Poggi, addentrarsi in quella che è l’idea di rigenerazione dei 72 alloggi di edilizia popolare, una strada assolutamente perseguibile anche secondo il comitato e che, se realizzata, consentirebbe da un lato di salvaguardare l’area verde di via Pertini e, dall’altro, di dare un esempio su come si possa creare un punto di vista alternativo quando si parla di edilizia in un territorio, come lo è anche quello della Piana, ormai saturo di cemento.

“Una soluzione – spiega l’architetto poggi – che può collimare assolutamente con i tempi previsti per poter portare a termine l’intervento, il 2026, e che permetterebbe di creare un’area, quella davanti al Design Campus, arricchita di funzioni che andrebbero a completare quelle già esistenti. Creando così una zona da considerare come vero centro urbano con influenza non solo a livello comunale ma anche territoriale”. Secondo il progetto, infatti, si potrebbe lavorare sull’esistente, partendo comunque dalla demolizione della prima palazzina Erp, trasferendo di volta in volta i residenti nelle nuove abitazioni, creando al tempo stesso appartamenti di taglio maggiore rispetto a quelli attuali e arrivando così ad avere 15.530 metri quadrati di residenziale, 1.175 metri quadrati adibiti a commerciale, 1.350 metri quadrati a turistico ricettivo, 8.940 metri quadrati di parcheggi, pubblici e privati, 20.640 metri quadrati di verde pubblico e una piazza di 2.500 metri quadrati.

E la spesa? Costo generale per la realizzazione dei tre nuovi edifici Erp, da eseguire in due fasi, con la fase intermedia della demolizione della prima palazzina esistente Erp, 7 milioni e 920.000 euro; costo generale dei parcheggi interrati di pertinenza di ogni singola palazzina 1 milione e 50.000 euro; costo della demolizione delle due palazzine esistenti, in due fasi distinte, 400.000 euro, per un totale di 9 milioni e 370.000 euro. Tutto ciò, ovviamente, facendo i conti con tutte le problematiche legate al costo dei materiali ma con la consapevolezza, fondamentale anche a fronte dei cambiamenti climatici in corso, di lasciare spazi verdi liberi per le generazioni future: “Bisogna partire dal micro per arrivare a ottenere dei risultati importanti a livello macro”, sottolinea l’architetto Poggi.

Se vogliamo, anche una questione di etica, ribadita anche dal comitato nell’incontro avuto con una parte del direttivo: “Noi non vogliamo assolutamente che non vengano ricostruite. Ma è stata presa in considerazione l’ipotesi di “rigenerarle” realmente? Sono stati ascoltati i residenti?”. Qui, però, il dibattito si sposterebbe su un altro piano, noi restiamo “ancorati” alla realtà e alla confronto che il mese scorso c’è stato con l’amministrazione comunale: “Sebbene inizialmente abbiano ascoltato con interesse, ben presto è stato presto chiaro che stava solo compiendo un mero obbligo istituzionale ovvero assistere alla presentazione dei progetti solo a titolo informativo e niente di più”. Una “sensazione di sufficienza” per il momento suffragata anche dai fatti.