Roberto e quei gelati che si stanno “sciogliendo”: “In un anno gli affari sono calati del 60%”

FIRENZE – L’utilità dei social (e non i toni grevi che sempre più spesso vengono usati per offendere gli altri) si vede soprattutto in questo particolare periodo storico. Nei giorni scorsi, infatti, alla mia richiesta, in un post su Facebook, di imprenditori che volessero raccontare la loro storia, soprattutto nel mondo della ristorazione, hanno risposto […]

FIRENZE – L’utilità dei social (e non i toni grevi che sempre più spesso vengono usati per offendere gli altri) si vede soprattutto in questo particolare periodo storico. Nei giorni scorsi, infatti, alla mia richiesta, in un post su Facebook, di imprenditori che volessero raccontare la loro storia, soprattutto nel mondo della ristorazione, hanno risposto in diversi: imprenditori, come il titolare di un ristorante nella Piana, o come l’ex dipendente di un locale a Campi Bisenzio, adesso a sua volta proprietario di un locale nel Mugello e che, poco più che sessantenne, si vede costretto a chiudere tutto e a rimettersi in gioco perché ha deciso di chiudere.

O come Roberto Falchi che, insieme alla sua socia, Simona Sarti, gestisce una gelateria, l’”Orso Ghiotto”, in via Gran Bretagna a Firenze dopo essere stati in passato prima a Grassina e poi a Bagno a Ripoli. Roberto è un amico e, come dicono quelli bravi, “off record” non ha usato certo aggettivi eleganti nei confronti dei dodici mesi che ci siamo lasciati alle spalle. E un futuro ancora tutto da scrivere. “E’ stato l’anno peggiore in assoluto degli ultimi venti, – racconta – caratterizzato da restrizioni e panico che, unite insieme, hanno generato un mix esplosivo”. Con il risultato che se prima gli affari andavano tutto sommato bene, dal marzo 2020 a oggi sono calati almeno del 60%.

E i famosi ristori? “Due volte, una tantum, entrambi da 600 euro, a cui ha fatto contraltare, subito dopo, il pagamento dell’Inps di 3.000 euro… Io, ma penso di poter parlare anche per chi fa questo lavoro, non chiedo “molto”. Ma visto che, nonostante tutto, le spese fisse vanno avanti, non è possibile che sia tutto come prima anche per quanto riguarda quello che dobbiamo allo Stato…”. Parole che indubbiamente fanno male. Ma ciò che rattrista ancora di più è il futuro, più di un’incognita, per lui così come per tanti altri: “Io non lo so se ne esce, so soltanto che è importante… cercare di non rimanerci invischiati mentalmente, perché quello probabilmente è l’aspetto più pericoloso di tutta questa vicenda”.

La gelateria di Roberto e Simona, fra l’altro, ha la propria sede in una zona che se prima era comunque viva, pur non essendo nel centro di Firenze, “adesso, dopo le 18, c’è ben poco da fare, regna il deserto. Si lavora poco e se non ci adeguiamo, ovviamente si lavora anche meno”. Gli incassi ma anche la socialità, due “treni” che viaggiano su binari paralleli, a Firenze come nella Piana, come dovunque: “Se gli incassi sono calati del 50%-60%, il problema è che questa situazione ci ha messi l’uno contro l’altro, in mezzo a un’ansia che è impossibile non percepire”. E il giudizio più “tranciante” se lo lascia per la fine della nostra chiacchierata: “Hanno fatto di tutto per distanziare la gente dal punto di vista psicologico, oltre che fisico…”. Sì, la cosa più importante, fondamentale, è non restarci invischiati mentalmente. Ma è estremamente complicato.