Rogo ex Aiazzone: i gesuiti e padre Brovedani non fanno sconti a nessuno

SESTO FIORENTINO – Non un ultimatum, ma quasi. Padre Ennio Brovedani, responsabile dell’istituto Stensen di Firenze, prende carta e penna e scrive ai circa 100 somali che stanno occupando l’ex collegio gesuita, dopo essere scampati al rogo scoppiato nell’ex mobilificio Aiazzone di Sesto Fiorentino lo scorso inverno. Una lettera aperta, in italiano e in lingua […]

SESTO FIORENTINO – Non un ultimatum, ma quasi. Padre Ennio Brovedani, responsabile dell’istituto Stensen di Firenze, prende carta e penna e scrive ai circa 100 somali che stanno occupando l’ex collegio gesuita, dopo essere scampati al rogo scoppiato nell’ex mobilificio Aiazzone di Sesto Fiorentino lo scorso inverno. Una lettera aperta, in italiano e in lingua somala, una sorta di appello alla ragionevolezza: “Dopo circa tre mesi, le mie risorse economiche, visto che ho già speso quasi 5.000 euro di acqua, luce e altro, ma in parte anche le mie forze, sono quasi esaurite in ragione delle lentezze e difficoltà burocratiche e dell’assenza di un efficace coordinamento fra tutte le principali istituzioni diversamente coinvolte”. “Per questo – continua il gesuita – vi chiedo di riflettere, di non irrigidirvi su richieste e pretese che non si riescono a realizzare, tenendo soprattutto conto che la vostra occupazione e la nostra ospitalità dovranno necessariamente avere un limite a breve termine”. Pertanto, aggiunge padre Brovedani in una sorta di appello, “non rifiutate le proposte che – speriamo presto – le diverse istituzioni coinvolte vi offriranno. Rendetevi disponibili alla trattativa e impegnatevi a lasciare l’immobile nel più breve tempo possibile. Io cercherò di starvi accanto in questo difficile momento. Solo camminando insieme potremo uscire con dignità da questa situazione ormai non più sostenibile”. Nella missiva, il padre ricorda che la struttura occupata, “luogo di culto religioso”, sia “in procinto di essere venduta a una grande Università della Cina”. Al primo affondo ne segue un secondo: “Il sindaco Nardella, in particolare, finora ha sempre evitato di incontrarmi e di parlare con me. Egli pretende la richiesta di sgombero perchè avete violato la legalità. Lo sgombero diviene così la condizione per considerarvi delle persone degne di essere ascoltate, quando anche i più grandi criminali di questo mondo hanno diritto a una difesa d’ufficio”. Nardella, continua, “non mostra pertanto alcuna intenzione di inviare degli assistenti sociali per provvedere a un vostro censimento e a una valutazione delle vostre richieste”. Il sindaco, in particolare, ma anche Lorenzo Bargellini (il leader del Movimento di lotta per la casa che aiuta gli occupanti fin dalla notte del rogo), prosegue Brovedani, “finora ha sempre fatto lo stesso”.