Rsu Gkn: ” Non saremo le “foglie di fico” della cosiddetta fase due…”

CAMPI BISENZIO – “Non saremo le foglie di fico della cosiddetta fase due”. Non usa certo mezze misure la Rsu della Gkn in merito a quella che sarà la “ripartenza post virus”. E lo fa con un lungo comunicato in cui vuole mettere in allarme e porre l’attenzione “su un rischio evidente. A fronte infatti […]

CAMPI BISENZIO – “Non saremo le foglie di fico della cosiddetta fase due”. Non usa certo mezze misure la Rsu della Gkn in merito a quella che sarà la “ripartenza post virus”. E lo fa con un lungo comunicato in cui vuole mettere in allarme e porre l’attenzione “su un rischio evidente. A fronte infatti di Confindustria che è pienamente schierata verso la fase due, c’è il rischio che la “nuova normalità” determinata dalla pandemia contenga tutti i problemi che l’hanno causata, aggravati da una gestione “manageriale” e autoritaria.

“E invece – continua il comunicato – mai come in questo momento dovremmo essere noi a pretendere di essere al centro. La ripartenza deve essere tutta incentrata sui bisogni dell’uomo, non del profitto. In che modo? Rimettere in piedi il sistema sanitario nazionale, universale e di qualità; varare una patrimoniale che prenda i soldi dai ricchissimi e forte progressività della tassazione; bloccare ogni licenziamento, anche dei precari; ammortizzatori sociali integrati economicamente dalle aziende; reddito sociale a chi è disoccupato; blocco degli sfratti, dei mutui e delle bollette; sostegno alle microimprese e ai professionisti, a tutto quel mondo di finti lavoratori autonomi; potenziare scuole e università con assunzioni, che permettano il distanziamento e classi più piccole; raddoppiare i mezzi pubblici per permettere il distanziamento; programmi di sanificazione periodica per permettere di usufruire nuovamente di spazi pubblici e aperti”.

Il concetto è semplice: “Se si può produrre in sicurezza, deve essere possibile fare anche tutto il resto in sicurezza. E aggiungiamo: la sicurezza non può essere intesa semplicemente come l’adozione di mezzi di protezione individuale e di controllo sulla persona, magari solo all’interno dell’unità produttiva. Nè può essere intesa come un nuovo stato d’eccezione dove di giorno in giorno commissioni di esperti dettino deroghe, provvedimenti e tempi che hanno una ricaduta sulla nostra vita sociale e perfino democratica”.

“Il Testo unico e i diversi provvedimenti governativi, con i rimandi ai diversi testi delle autorità sanitarie, già determinano e stabiliscono diversi punti. Noi aggiungiamo che le misure di scansione termica all’entrata del luogo di lavoro non hanno nessuna reale efficacia nel contenere il contagio: la febbre è solo uno dei sintomi, spesso la si sviluppa dopo giorni in cui si è positivi ed esistono gli asintomatici. In compenso violano lo Statuto dei lavoratori e costituiscono un grave precedente. Semmai, per fare il punto zero sul contagio e isolare i focolai sarebbe necessaria una chiara politica pubblica sui tamponi. Tutto questo deve e doveva essere fatto da ogni azienda, su ogni territorio, in ogni categoria per legge. Vale per le grandi aziende e, a maggior ragione, per le piccole, appalti, diretti o indiretti. E le organizzazioni sindacali, gli Rls e ogni singolo dipendente possono pretendere che tutte le misure prese siano messe per iscritto, vigilare sulla loro effettività, chiederne l’implementazione e riservarsi di valutarle insieme agli organismi competenti”.