Salvarono una famiglia di ebrei: Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi sono “Giusti fra le Nazioni”

SIGNA – La cornice ideale, il futuro di ognuno di noi, l’hanno rappresentata i circa 140 studenti della classe terza della scuola media Alessandro Paoli presenti questa mattina nella palestra dell’istituto scolastico. Un luogo dove di solito ci si dedica allo sport e all’attività fisica e dove oggi si è scitta invece una pagina di […]

SIGNA – La cornice ideale, il futuro di ognuno di noi, l’hanno rappresentata i circa 140 studenti della classe terza della scuola media Alessandro Paoli presenti questa mattina nella palestra dell’istituto scolastico. Un luogo dove di solito ci si dedica allo sport e all’attività fisica e dove oggi si è scitta invece una pagina di storia. Del nostro Paese ma anche del Comune di Signa. Grazie all’interessamento dei familiari, infatti, che la storia di Fortunato Nannicini e Duilia Guglielmi, marito e moglie, l’hanno tramandata di generazione in generazione, da oggi sono ufficialmente “Giusti fra le Nazioni”. Anche i loro nomi, quindi, saranno trascritti a Gerusalemme, sul Muro d’Onore, all’interno del Giardino dei Giusti allo Yad Vashem: oltre ventimila quelli riconosciuti ufficialmente, circa 700 dei quali italiani, tutte persone che, rischiando sulla propria “pelle”, aiutarono gli ebrei disobbedendo alle leggi razziali.

Già, perché l’istituzione dell’onoreficenza di “Giusto fra le Nazioni” voluta dallo Stato d’Israele serve proprio a questo, a tenere viva la memoria, a ricordare coloro che agirono in modo eroico per salvare la vita anche di un solo ebreo dal genocidio nazista conosciuto appunto come Shoah. Una storia che affonda le proprie radici negli anni Quaranta, anni bui, anni in cui, si parla del periodo che va dal 1942 al 1945, furono deportati oltre 6 milioni di ebrei. Una storia di cui Fortunato e Duilia, nati rispettivamente nel 1897 e nel 1901, sono i protagonisti assoluti. Durante il servizio militare, infatti, Fortunato aveva conosciuto Renato Cassuto, residente a Firenze con la moglie, Irma Calò, e i tre figli. Un’amicizia che è cresciuta con il passare del tempo e che ha fatto sì che Fortunato e Duilia, che invece vivevano a San Mauro a Signa con i genitori le loro cinque figlie, non abbiano esitato un attimo quando Renato e la propria famiglia hanno avuto bisogno di aiuto. Una famiglia ebraica, che dopo l’emanazione delle leggi razziali, nel 1938, iniziò a vedere complicarsi la propria vita così come quella di tanti ebrei fiorentini.

I Cassuto avevano un negozio di abbigliamento in piazza della Signoria, a Firenze, Fortunato invece si recava spesso in città per lavoro. E nel momento della necessità non ci pensò due volte e dal 1943 fino alla liberazione dai tedeschi, la famiglia di Renato Cassuto rimase nascosta a San Mauro, in casa di Fortunato e Duilia, riuscendo in questo modo a salvarsi dalla deportazione. Dalle testimonianze raccolte dallo Yad Vashem è emerso fra l’altro che i coniugi Nannicini sapevano bene che i Cassuto fossero ebrei ma gli altri familiari non ne erano al corrente. I Cassuto, infatti, erano stati presentati come “Cassoni”, un cognome non ebraico e non disponevano di documenti falsi. Per di più, nella casa accanto a quella dei Nannicini vivevano alcuni soldati tedeschi. Una storia nella storia, rimasta tale fino a pochi anni fa quando tutti i protagonisti via via sono scomparsi. Poi, nel marzo del 2018, i familiari di Fortunato e Duilia hanno inviato una formale richiesta allo Yad Vashem perché i due potessero essere annoverati tra i “Giusti fra le Nazioni”.

Da allora è partita la trafila burocratica necessaria in casi del genere e che si è sbloccata definitivamente grazie al ritrovamento di una breve registrazione in cui una delle figlie di Renato e Irma, lo “zio Renato”, come lo chiamava Duilia, raccontava tutto per filo e per segno. Una grandissima soddisfazione per i familiari ma anche per Signa, e soprattutto San Mauro, come sottolineato dal sindaco Giampiero Fossi (presenti anche la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo di Signa Francesca Bini, il presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink e Sara Cividalli, dell’Unione comunità ebraiche italiane): “E’ un grande onore sapere che dei nostri concittadini hanno ricevuto un’onoreficenza così importante da uno stato come Israele che è un esempio di democrazia”. A ritirarla sono state due delle tre figlie di Fortunato e Duilia rimaste in vita, Maria Grazia e Giuseppa (la terza è Gina), perché come ha detto l’ambasciatore di Israele Alon Bar, presente a Signa, “i giusti sono una candela che illumina il nostro cammino e una bussola che ci orienta. Agendo, hanno dimostrato a tutti l’importanza di prendersi cura del prossimo e che ognuno di noi può fare la differenza. Che la loro eredità morale ci guidi e incoraggi a fare la differenza, ad avere abbastanza coraggio per sentire compassione nei confronti di quanti hanno bisogno del nostro aiuto”.