San Donnino, casse di espansione che sono anche “opere”: sabato 7 si possono visitare

CAMPI BISENZIO – Due momenti distinti, quelli in programma domani, sabato 7 maggio, per prendere visione, anche in presa diretta, di quelle che sono le casse di espansione di San Donnino. Alle 10, presso la Limonaia di Villa Montalvo, conferenza alla presenza del sindaco Emiliano Fossi, del Conservatore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci […]

CAMPI BISENZIO – Due momenti distinti, quelli in programma domani, sabato 7 maggio, per prendere visione, anche in presa diretta, di quelle che sono le casse di espansione di San Donnino. Alle 10, presso la Limonaia di Villa Montalvo, conferenza alla presenza del sindaco Emiliano Fossi, del Conservatore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, del presidente del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno Marco Bottino e del biologo Carlo Scoccianti, da anni impegnato in una nuova sperimentazione ecologica ed estetica che si traduce nella realizzazione di nuovi vasti ambienti naturali. Che, a loro volta,, attraverso la gestione del Wwf, garantiscono la conservazione di centinaia di specie andando a costituire uno straordinario sistema di nuove aree protette nella pianura tra Firenze e Prato.

Alle 11.20, invece, ritrovo al parcheggio delle Casse di Espansione di San Donnino, ingresso da via San Jacopo (accesso libero, senza prenotazione) e visita dell’opera in quello che è un percorso ad anello sull’argine delle casse di espansione, commentando gli aspetti estetici e naturalistici della nuova opera “Coleps” insieme all’altra opera vicina “Stepping Stone”.

L’opera, che si pone all’interno di una cassa di espansione idraulica posta sulla riva sinistra del Fosso Gavina, si compone di una serie di canali e isolotti che si susseguono in ogni direzione con cadenza regolare. Questa regolarità ricorda il caratteristico aspetto della membrana esterna di un protozoo molto comune nelle raccolte stagnanti d’acqua dolce: il “Coleps”, appunto. Basandosi sul gioco di proporzioni che si instaura fra qualcosa di immensamente piccolo, un microrganismo, e qualcosa di immensamente grande, un ambiente naturale, l’opera intende proporre una riflessione sulle dimensioni dei luoghi in relazione al ruolo che questi, a seconda della scala di territorio presa in esame, possono assumere per la vita delle specie. Facendo infatti riferimento alla maggior parte degli uccelli acquatici, l’intera area in oggetto, apparentemente così ampia, risulta in realtà piuttosto ridotta quando alle sue dimensioni associamo l’effettiva capacità di costituire un habitat adatto per soste di lungo periodo.

“La nuova zona umida quindi, – spiegano dal comune di Campi – a scala territoriale locale, assume certamente un ruolo importante ma esclusivamente come luogo di sosta temporanea (“Stepping stone”) per le specie nel loro passaggio attraverso la pianura. Altri ambienti di maggiori dimensioni presenti in questo territorio, che grazie proprio alla presenza di questo nuovo ecosistema risultano oggi potenziati perché posti in più forte relazione fra loro (maggiore possibilità di scambio di individui), sono invece quelli che possono svolgere un ruolo di effettiva residenza delle popolazioni ornitiche, anche per tempi lunghi. Non è dunque più possibile, come è stato fino a oggi, pensare ancora di poter tutelare gli aspetti naturali del territorio e conservare le biocenosi tipiche soltanto mantenendo qualche fazzoletto di habitat qua e là, senza alcun ragionamento sulle reali necessità delle specie e sulla qualità degli ambienti quanto a funzionalità, capacità e possibilità di connessione attraverso il territorio. L’adozione di questo tipo di visione del territorio è la più importante sfida che attende la pianificazione nei prossimi anni”.