San Mauro e il racconto di una “passeggiata” surreale. Fra serrande abbassate e strade vuote

SIGNA – Presi come siamo dall’attenzione verso tutto quello che sta succedendo intorno a noi, soprattutto a centinaia di chilometri di distanza, spesso ci dimentichiamo dei luoghi dove viviamo, di una quotidianità andata improvvisamente, gioco forza, in frantumi. In questo caso San Mauro, paese dove in anni neanche tanto remoti la sera si “stava a […]

SIGNA – Presi come siamo dall’attenzione verso tutto quello che sta succedendo intorno a noi, soprattutto a centinaia di chilometri di distanza, spesso ci dimentichiamo dei luoghi dove viviamo, di una quotidianità andata improvvisamente, gioco forza, in frantumi. In questo caso San Mauro, paese dove in anni neanche tanto remoti la sera si “stava a veglia” davanti alla porta di casa e dove ora – così come nel resto della Piana – “a veglia” si è costretti a stare dentro casa. Paese fatto di tante piccole o grandi abitudini, per il momento svanite. E così, autocertificazione in tasca pronta per essere usata e un clima umido che si è fatto sentire, quella che fino a qualche tempo fa poteva essere considerata soltanto come una passeggiata per “sgranchirsi le gambe”, questa mattina ha rappresentato il racconto di scene di vita surreale, di particolari che hanno il sapore della malinconia. Con il manifesto dell’ormai passato Carnevale, intatto ma sbiadito, così come sono sbiaditi i ricordi di coriandoli e maschere; con i manifesti che annunciavano una serie di spettacoli in programma a Firenze che, per il momento, non si faranno, con il campo sportivo parrocchiale che stamani più che mai sembra evocare il ricordo di vecchie partite, di vecchie “battaglie”, del torneo dei rioni per esempio, di anni in cui tutto, mi sia consentito, era sicuramente più umano. Mentre oggi siamo tutti come in una “bolla”. Chiusa la porta della chiesa, “asserragliato” dietro al bancone dei tabacchi Mario, con tanto di mascherina, il titolare del bar gelateria “Lecca Lecca”, e le strisce rosse e bianche a delimitare tutto il resto del locale, sbiadito anche il ricordo delle tante persone al bancone a fare colazione. Il tempo di acquistare un po’ di sigari e via, bisogna uscire per fare spazio alla cliente che era fuori in attesa. Qualche macchina in giro si vede, praticamente nessuno a piedi. Un paese che non si riconosce, con le serrande delle botteghe abbassate, compresa quella del circolo Sorms in piazza Ciampi dove, a quest’ora della mattina, spesso si sente “vociare” fin davanti alla porta dell’edicola. E ci si chiede perché. Ecco, oggi manca anche quel “vocìo”. Edicola che è rimasta come uno degli ultimi “baluardi” del paese, anche qui si entra rigorosamente uno alla volta. Perché l’informazione, soprattutto, in un periodo come questo, non si può fermare, non si deve fermare. Il tempo è scaduto, dobbiamo tornare a casa. L’autocertificazione non è stato necessario usarla. La speranza è che in futuro, in un futuro abbastanza prossimo, anche questa sia un ricordo sbiadito.

Un’aggiunta doverosa, perché quando le critiche sono costruttive, non solo sono ben accette ma servono a migliorare il lavoro. A fronte, infatti, di tante chiusure forzate, a San Mauro ci sono diverse attività aperte (nei settori consentiti ovviamente) che in questo periodo stanno facendo un lavoro essenziale. A loro va il nostro grazie, anche per avercelo ricordato, segno di un’attenzione reciproca.