Sanità: la ricetta toscana per risolvere i problemi del Pronto soccorso. Ma il problema dei medici resta

FIRENZE – La Regione Toscana sta approntando due provvedimenti che dovrebbero alleviare il problema del sovraccarico dei Pronto soccorso. Il primo è una proposta di delibera di carattere organizzativo, che raccoglie esempi di buone pratiche italiane ed estere e le applica per un’innovazione organizzativa del settore emergenza urgenza, anche nel rapporto con il resto delle […]

FIRENZE – La Regione Toscana sta approntando due provvedimenti che dovrebbero alleviare il problema del sovraccarico dei Pronto soccorso. Il primo è una proposta di delibera di carattere organizzativo, che raccoglie esempi di buone pratiche italiane ed estere e le applica per un’innovazione organizzativa del settore emergenza urgenza, anche nel rapporto con il resto delle strutture ospedaliere. La seconda è una proposta di legge che sancisce un’incentivazione economica per i medici che lavorano nel settore. Prevede infatti l’anticipo di una quota consistente, circa l’80%, delle risorse a disposizione ma non utilizzate per mancanza di un nuovo contratto nazionale, con un successivo conguaglio al momento dell’arrivo del nuovo contratto. Ad annunciarlo è stato l’assessore alla Sanità Simone Bezzini, che ha risposto in aula a un’interrogazione presentata dal gruppo della Lega, primo firmatario Andrea Ulmi. L’atto, in merito alle problematiche connesse ai Pronto soccorso toscani, chiedeva di conoscere “quali azioni, nel dettaglio, intenda assumere la giunta per risolvere o quantomeno attenuare le evidenti criticità del sistema di emergenza-urgenza regionale, con particolare attenzione alle richieste pervenute dai medici di Pronto soccorso”. Bezzini ha spiegato che sui due provvedimenti è in atto il confronto con i sindacati di categoria e con l’Organismo per il governo clinico e che si dovrebbe arrivare all’adozione nel giro di una decina di giorni.

Ma l’interrogazione è stata l’occasione per una disamina a tutto tondo su quelli che sono i problemi che, non da ora e su tutto il territorio italiano, attanagliano i Pronto soccorso. L’assessore ha ricordato tra le altre cose la difficoltà a reperire professionisti specializzati in emergenza-urgenza perché negli anni il loro numero è costantemente diminuito. “Le borse di specializzazione aggiuntive messe a disposizione dalla Regione – ha spiegato Bezzini – hanno dato buoni risultati in altri settori, ma non in questo”. Così i concorsi vanno quasi deserti, anche l’ultimo fatto in Toscana per oltre 100 medici da assumere ha portato a stabilizzarne 60, di cui circa 50 erano di fatto già interni.

“Dopo la pandemia ci troviamo di nuovo a un aumento dei numeri delle prestazioni del Pronto soccorso – ha detto ancora l’assessore – e sta cambiando non solo la quantità ma anche la qualità degli accessi”. Sono sempre più numerosi i ricoveri di persone anziane con patologie croniche, il che dimostra la difficoltà sempre maggiore di accudire gli anziani da parte di nuclei familiari frammentati. Per questo la Regione Toscana ha rinnovato al governo nazionale la richiesta “di norme straordinarie di natura economica e legislativa, per dare il giusto riconoscimento a chi lavora nel Pronto soccorso”. È stata presentata inoltre una piattaforma delle Regioni in cui si chiede di riprendere in esame le proposte in materia. E, nel frattempo, la Toscana sta lavorando per migliorare i servizi “a monte e a valle” dei Pronto soccorso, cioè sui servizi territoriali per diminuire gli accessi e sulla continuità assistenziale in modo da accelerare il turn-over, e punta a approvare i due provvedimenti regionali. Escluso il ricorso al meccanismo dei medici “a gettone”.

Andrea Ulmi ha replicato affermando che nell’interrogazione si chiedeva alla Giunta di riferire sui provvedimenti concreti e dettagliati, non sugli intenti. “I Pronto soccorso sono dei colli di bottiglia su cui bisogna agire per diminuire gli ingolfamenti” ha commentato, ricordando che la Lega ha proposto un dipartimento territoriale che ha la funzione di sgravare le strutture dai codici bianchi, e ha osservato che la riforma del 118 e della continuità assistenziale messa in atto rischia di peggiorare la situazione, perché i medici devono coprire aree troppo vaste e il rischio è che si ricorra dunque al Pronto soccorso in alternativa.