Screening Covid-19, Fp e Cgil Firenze: “Occorrono investimenti in personale e materiali per analizzare più tamponi”

FIRENZE – E’ un grido di allarme e al tempo stesso una richiesta quello che lanciano Fp e Cgil Firenze. “Ormai da settimane – si legge in una nota – sia la la Regione Toscana che il Ministero della salute hanno individuato nello screening di massa uno strumento di efficace contrasto alla diffusione del Covid-19. […]

FIRENZE – E’ un grido di allarme e al tempo stesso una richiesta quello che lanciano Fp e Cgil Firenze. “Ormai da settimane – si legge in una nota – sia la la Regione Toscana che il Ministero della salute hanno individuato nello screening di massa uno strumento di efficace contrasto alla diffusione del Covid-19. Per questo, riteniamo che sia fondamentale prevedere test diagnostici in modo periodico a sempre maggiori categorie di lavoratori, a partire da coloro che operano nell’ambito dell’emergenza, in ambito sanitario, socio sanitario e al pubblico. La campagna dei test sierologici rapidi è un iniziativa di sanità pubblica con costi a carico dei bilanci delle Aziende sanitarie pertanto pensiamo che questo strumento debba avere un forte governo pubblico e anche una gestione diretta pubblica nella pianificazione, nella somministrazione e nella lavorazione dei test”.

“Ci risultano evidenti difficoltà che chiediamo di affrontare e risolvere a partire dal potenziamento degli assistenti sanitari che effettuano i test e dei tecnici di laboratorio che gli analizzano. Servono investimenti in assunzione di personale e in materiali e apparecchiature per consentire di analizzare molti più campioni rispetto a oggi. Ma ci sono problematiche anche relative al governo ed alle procedure. Le ordinanze numero 23 e 39 del presidente della giunta della Regione Toscana prevedono di eseguire i test sierologici rapidi, in ragione del maggior rischio espositivo e della esigenza di tutela della salute pubblica, dando priorità in ambito individuale a chiunque manifesti sintomi suggestivi di infezione da Covid-19 esclusivamente su richiesta del medico di medicina generale e del pediatra di famiglia, e in ambito di gruppo a definite categorie al di fuori delle quali è fatto divieto di procedere alla effettuazione di test sierologici rapidi. Il test sierologico rapido non ha da solo valenza diagnostica, per cui a seguito di esito positivo o dubbio del test si deve procede al tampone orofaringeo (test diagnostico molecolare)”.

“Qui, come già denunciato dalla Rsu del Comune di Firenze o dalle Rsu della grande distribuzione, c’è un primo problema dovuto al fatto che nonostante i lavoratori con esito positivi o dubbio al test sierologico rapido debbano immediatamente adottare misure di isolamento domiciliare, i medici di medicina generale, che devono essere comunque informati dell’esito, non certificano lo stato di malattia.
La Regione Toscana consente, tramite il numero verde 800556060, la prenotazione dei tamponi a domicilio ai positivi al test sierologico, ma a nostro parere serve la certezza nei tempi con la garanzia dell’esito finale entro le 24 ore e l’immediato avvio delle denuncia da parte del datore di lavoro a Inail per infortunio sul lavoro. Sono a oggi troppi i lavoratori che si trovano in una situazione di limbo, senza una copertura per la loro assenza da lavoro, una volta positivi al test sierologico. Come si legge nelle ordinanze regionali, siamo in una situazione di scarsità nella disponibilità dei test, tanto che al di fuori delle categorie di lavoratori e pazienti espressamente previste, effettuare i test è di fatto vietato, ed è perfino previsto la possibilità di requisire test sierologici rapidi a chi assunte iniziative difformi”.

“In questo quadro – conclude il comunicato – ci preme sottolineare che oltre un forte investimento pubblico in termini di risorse e strumentazione per creare una rete di laboratori in grado di dare risposte in tempi celeri serve utilizzare nel pieno delle sue potenzialità tutti i laboratori ad ora presenti nel SSR. Come riteniamo importante che ci sia un forte governo pubblico con priorità ben definite per l’esecuzione degli esami di screaning. Questo serve ad evitare che, in una fase dove la prevenzione dei lavoratori e dei cittadini deve essere il faro da seguire, si creino disuguaglianze tra i lavoratori, tra chi lavora presso aziende che hanno capacità di fare investimenti – magari servendosi di strutture pubbliche – e chi no. Sarebbe inaccettabile il principio che i test se li fa chi ha più soldi per permetterselo”.