Se lo sport è (più) di una palestra di vita: valorizziamolo e tuteliamolo. Perché sia uno strumento di sviluppo e di crescita

FIRENZE – Riprende, dopo la pausa estiva, la preziosa collaborazione con Eleonora Ceccarelli, psicologa, psicoterapeuta, consigliera e referente del gruppo di lavoro in psicologia dello sport dell’Ordine degli psicologi della Toscana. Una collaborazione che è iniziata nei mesi del lockdown e che ci ha sempre permesso di trattare, grazie ai suoi articoli, argomenti interessanti e di attualità. […]

FIRENZE – Riprende, dopo la pausa estiva, la preziosa collaborazione con Eleonora Ceccarelli, psicologa, psicoterapeuta, consigliera e referente del gruppo di lavoro in psicologia dello sport dell’Ordine degli psicologi della Toscana. Una collaborazione che è iniziata nei mesi del lockdown e che ci ha sempre permesso di trattare, grazie ai suoi articoli, argomenti interessanti e di attualità. Come in questo caso, con lo sport visto e trattato come una preziosa palestra di vita. Ovviamente fin da giovanissimi. Buona lettura.

Quella appena passata è stata l’estate dello sport italiano: le note dell’inno di Mameli hanno fatto da colonna sonora alle imprese degli atleti azzurri per tutta la stagione, rendendola unica e indimenticabile. Fino ai giorni scorsi con la vittoria agli Europei di pallavolo della Nazionale maschile. E come psicologa specializzata nello sport e nella promozione del benessere di coloro che lo praticano (siano essi professionisti, giovani atleti, squadre o amatori) sono molto contenta che lo sport sia tornato al centro del grande pubblico, soprattutto in un periodo così delicato come quello della pandemia che stiamo vivendo da quasi due anni. Lo sport, infatti, in Italia rappresenta la terza agenzia educativa dopo la famiglia e la scuola, uno strumento per educare e trasmettere valori, un luogo dove divertirsi, dove potersi esprimere e confrontare con i pari. Ma è anche un tempo, un momento prezioso, soprattutto per i più giovani che investono per loro stessi e per la loro crescita.

Capite bene quanto sia importante per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze, che tutto questo venga garantito, anche nell’era del Covid, perché si tratta di un’opportunità preziosa e fondamentale sul piano relazionale e psicologico. Dai dati delle statistiche nazionali (Istat 2020), sappiamo che il tempo dedicato all’attività sportiva/fisica è soggetto a un declino con l’età. Possiamo comprendere che con la crescita gli interessi aumentino e cambino, ma quando l’attività sportiva si ferma non è mai un risultato positivo poiché l’abbandono ha un impatto potente non solo sullo stato di salute presente ma anche sullo quello futuro. E i mesi di pandemia, che hanno imposto vincoli e restrizioni alle diverse discipline, non sono stati certo di aiuto alla pratica dei più giovani: nella clausura coatta fatta di Dad e di amici sui social, gli adolescenti si sono abituati a praticare una vita sempre più sedentaria, animata spesso da cattive abitudini, per rispondere alla noia e per gestire tante, forse troppe emozioni.

I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze hanno ben chiaro l’impatto dello sport sul loro benessere fisico, psicologico e sociale: valorizziamolo e tuteliamolo. Nell’ultimo anno, tutte le volte in cui mi sono sentita dire dai giovani sportivi “meno male posso andare a tennis o a nuoto, altrimenti non saprei come andare avanti”, il cuore mi si è scaldato di fiducia e speranza. Riportiamo quindi l’attenzione sullo sport non solo su quello praticato ad alti livelli ma sullo sport per tutti e di tutti. Infatti, se da un lato le imprese e i successi degli azzurri hanno valorizzato il ruolo della componente mentale nel raggiungimento della performance ottimale e l’importanza della figura dello psicologo dello sport quale risorsa a fianco dell’atleta, della squadra, dell’allenatore, della società e più in generale della comunità, dall’altro hanno rimesso lo sport sotto i riflettori della vita delle famiglie: è da qui che dobbiamo ripartire per creare e promuovere una cultura sportiva in cui il focus non è e non deve essere il risultato, ma l’importanza dello sport come strumento di sviluppo e crescita, oltre che come fonte di divertimento e gratificazione.

Premesse che servono anche per favorire e sostenere un sano agonismo. Ricordiamoci anche che per i più piccoli, il ruolo e il comportamento degli adulti è fondamentale: siamo un modello per loro: educhiamoli ad avere stili di vita sani, dove l’attività motoria e lo sport fanno parte integrante della vita quotidiana. E facciamo attenzione a non caricare i figli delle nostre aspirazioni e aspettative. Lo sport rappresenta una preziosa risorsa educativa capace di promuovere il benessere e lo sviluppo fisico, emotivo e relazionale, facciamo in modo che torni a essere una palestra di vita. Perché prima dei “campioni” bisogna far crescere e “formare” le persone.

Eleonora Ceccarelli