Sesto Fiorentino: i Cobas “perplessi” per i contenuti della sentenza di fallimento della Ginori

SESTO FIORENTINO – I Cobas si dichiarano “perplessi” per le contraddizioni contenute nel dispositivo della sentenza di fallimento della Richard Ginori. Secondo Giovanni Nencini “è stato necessario consultare dei legali per poter capire il contenuto ovviamente scritto con terminologie tecniche che non sono alla portata di tutti”. Nella sintesi, però, i Cobas sottolineano la consulenza […]

SESTO FIORENTINO – I Cobas si dichiarano “perplessi” per le contraddizioni contenute nel dispositivo della sentenza di fallimento della Richard Ginori. Secondo Giovanni Nencini “è stato necessario consultare dei legali per poter capire il contenuto ovviamente scritto con terminologie tecniche che non sono alla portata di tutti”.

Nella sintesi, però, i Cobas sottolineano la consulenza del Ctu incaricato di verificare la correttezza della proposta di concordato preventivo formalata dal Collegio dei liquidatori presieduto dal dottor Milanesio. “E nella sentenza – spiega Nencini dopo aver letto il dispositivo ad alta voce nel corso di una conferenza stamani convocata all’interno della fabbrica occupata – dopo aver riconosciuto la veridicità e l’attuabilità della proposta si dichiara il fallimento perché non sarebbero certe le opportunità offerte dall’applicaizone della Legge Guttuso”. Tale opportunità prevederebbe la valutazione in 23 milioni di euro il Museo di Doccia che, ceduto allo Stato, si tramuterebbe in 16 milioni di saldo di tasse dovute e in circa 7 milioni di crediti di imposta a favore della nuova società. Ma i giudici spiegano che oltre la non certezza della Legge Guttuso ci sarebbero dubbi sulla capacità della nuova società nel produrre profitti in grado di usufruire di quel credito dìimposta sostanzioso.

“Crediamo che la sentenza di fallimento stia causando danni alla ripresa dell’attività di questa azienda storica – spiega Nencini – oltre al danno per tutti i lavoratori. Questa scelta del Tribunale pare abbia sortito solo l’effetto di far rientrare in gioco Sambonet”.

In queste ore si attende comunque la decisione del curatore fallimentare il quale dovrebbe affidare l’esercizio provvisorio per i prossimi tre mesi ad un soggetto industriale (si erano proposti Lenoz e Apulum) capace di rimettere in moto la fabbrica di via Giulio Cesare. L’esercizio provvisorio è contemplato dalla sentenza fallimentare insieme ad un altro particolare contraddittorio: secondo la sentenza, infatti, si esprimono dubbi sui costi che le aziende che dovevano affittare provvisoriamente la fabbrica (Lenox e Apulum) in attesa dell’omologa del concordato e il successivo acquisto avrebbero dovuto sostenere. I Cobas fanno notare a tal proposito che “Lenox e Apulum avevano aperto un fondo proprio destinato a questo scopo di circa 450mila euro, quindi dovìera il problema”?

Guarda l’intervista a Giovanni Nencini: [youtube=http://youtu.be/ORZ13ODYZ2s]