“Siamo a terra”, la protesta della ristorazione (ma non solo) in piazza Duomo a Firenze

FIRENZE – Piazza del Duomo “apparecchiata” come se fosse un ristorante. Con tanto di tovaglie, piatti e bicchieri. “Siamo a terra”, infatti, è stata la protesta della ristorazione (e non solo) andata in scena questa mattina a due passi dalla Cupola del Brunelleschi. Una manifestazione di protesta organizzata da Fipe Confcommercio, per sostenere il mondo della […]

FIRENZE – Piazza del Duomo “apparecchiata” come se fosse un ristorante. Con tanto di tovaglie, piatti e bicchieri. “Siamo a terra”, infatti, è stata la protesta della ristorazione (e non solo) andata in scena questa mattina a due passi dalla Cupola del Brunelleschi. Una manifestazione di protesta organizzata da Fipe Confcommercio, per sostenere il mondo della ristorazione. In piazza si sono ritrovate delegazioni di imprenditori del settore da tutta la Toscana. Con cappelli e grembiuli d’ordinanza, chef, camerieri, ristoratori, lavapiatti, ma anche rappresentanti del mondo dello spettacolo, si sono seduti per terra per lanciare il loro grido di allarme, che passa dalla perdita di fatturato fino al rischio di chiusura, in seguito all’ultimo Dpcm che ha imposto nuove misure restrittive, tra cui la chiusura alle 18 per le attività di ristorazione. Sono intervenuti anche il presidente della Regione Eugenio Giani, che si è seduto insieme a loro, e il sindaco di Firenze Dario Nardella.

A dare il via ufficiale alla mobilitazione le note del “Silenzio” eseguite dal vivo. “Abbiamo voluto gridare nel più assoluto silenzio il nostro ‘no’ a provvedimenti che sono iniqui, dannosi e inutili, – ha spiegato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, che ha avuto il compito di coordinare gli interventi – non è nei nostri esercizi che si propaga il virus, il problema è altrove e il governo deve avere la capacità di intervenire in questo altrove. E se non ne è capace può anche andare a casa”.  

“Siamo qui in piazza per amore del nostro lavoro, ma anche del nostro paese. Perché non sono a rischio solo le nostre imprese e le figure professionali che ruotano intorno al nostro mondo, ma un modello identitario che è parte importante della qualità della vita in Italia: l’accoglienza del fuori casa”, ha ricordato Aldo Cursano, che di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, è presidente regionale toscano e vicepresidente vicario nazionale. “Noi lavoriamo – ha aggiunto – per far star bene le persone e ci sentiamo feriti al cuore nell’essere considerati “untori”. Con provvedimenti così si decreta la morte di un intero settore, compromettendo il futuro di un milione e 900.000 addetti. E noi non vogliamo assistere impotenti al fallimento delle nostre aziende”. 

“Questo è un lockdown camuffato, perché dopo le 18, quando i locali spengono le loro insegne, le nostre città si svuotano e possono tranquillamente chiudere anche tutte le altre imprese, tanto di gente in giro non se ne vede, – ha detto la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, presente per testimoniare la solidarietà dell’intero mondo del terziario ai colleghi della somministrazione – questa lotta alla pandemia non si combatte  con le chiusure, ma molto con il senso di responsabilità personale” . “Altro che “non essenziale”: il vostro è un settore nevralgico per la Toscana, il 15% della nostra ricchezza proviene da voi”, ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha ribadito la volontà di autorizzare un prolungamento degli orari dei pubblici esercizi (come permette di fare la lettera ee) comma 9 dell’articolo 1 del Dpcm 24 ottobre 2020) nel caso che la curva dei contagi si abbassi. “Ne parleremo in consiglio regionale anche stasera, mi riservo di valutare l’andamento della curva epidemiologica nei prossimi dieci giorni”. E il sindaco di Firenze Dario Nardella ha promesso agli imprenditori l’impegno dei Sindaci italiani di “portare le vostre posizioni di fronte alle autorità governative”.