Signa, l’alluvione del 1966 e un ricordo ancora vivo. E le lacrime per uno degli “angeli del fango”

SIGNA – Era piovuto anche nella notte fra il 3 e il 4 novembre 1966. Ma era una pioggia diversa. Di quelle che lasciano poco spazio alla speranza. E, infatti, chi ha vissuto quei giorni, i drammatici giorni dell’alluvione del novembre del 1966, ancora oggi dopo 55 anni ha tanti ricordi nitidi di quello che […]

SIGNA – Era piovuto anche nella notte fra il 3 e il 4 novembre 1966. Ma era una pioggia diversa. Di quelle che lasciano poco spazio alla speranza. E, infatti, chi ha vissuto quei giorni, i drammatici giorni dell’alluvione del novembre del 1966, ancora oggi dopo 55 anni ha tanti ricordi nitidi di quello che è successo. Il cielo plumbeo, la “cupezza” della pioggia, i fiumi che si ingrossano e la “piena”. Ma ricorda anche la tantissima solidarietà che contraddistinse quei momenti. E, nella Piana, Signa fu sicuramente tra i paesi maggiormente colpiti dall’alluvione. L’incubo iniziò proprio fra il 3 e il 4 novembre, quando il Bisenzio ruppe gli argini in più punti. A San Mauro, a differenza di San Donnino dove le campane suonate dal parroco non vennero prese sul serio dai cittadini, fu decisivo per mettere sul “chi va là” la gente l’intervento di don Armido Pollai, il “priore”, ma niente riuscì a fermare la furia dell’acqua. In mattinata, poi, l’Ombrone rompe gli argini a Castelletti e le sue acque si uniscono a quelle del Bisenzio. A Firenze l’acqua dell’Arno sta insinuandosi in piazza Duomo, a Signa e nelle sue frazioni è già tutto sommerso. Si tratta per lo più di famiglie di contadini, l’acqua raggiunge i quattro metri e mezzo di altezza, la gente deve fuggire ai piani alti o sui tetti, mentre tutte le bestie lasciate nelle stalle vanno incontro a una morte orribile.

A differenza di altri Comuni della provincia, la fortuna e il destino hanno voluto che non ci fossero signesi fra le 35 vittime appurate. Non di meno il bilancio per la città fu pesantissimo: furono inondati circa i 3/4 del territorio comunale e l’agricoltura fu completamente distrutta, mentre l’industria, l’artigianato e le attività commerciali danneggiate per oltre il 70%. Più della metà delle abitazioni private riportarono danni ingenti. I giorni successivi furono quelli della “gara della solidarietà”, solidarietà che vide fra i protagonisti una persona che è scomparsa da poco e che arrivava da Reggio Emilia. Si tratta di Eugenio Davoli, 84 anni (nella foto in basso premiato nel 2016 in occasione della ricorrenza dei 50 dall’alluvione dall’allora sindaco di Signa Alberto Cristianini), uno degli “angeli del fango” che partecipò alla missione guidata da Dino Medici, funzionario della federazione reggiana del Partito Comunista e che venne destinata a Signa. In questi anni Davoli è rimasto legato in modo particolare a Raffaello Rossi, morto invece nel 2015. Davoli, infatti, insieme agli altri provenienti da Reggio Emilia si occupò soprattutto della ditta allora di proprietà di Rossi, la “Italbgas”, fra le più colpite nella frazione del Comune di Signa. E il legame instaurato in quei giorni quando, bisogna ricordarlo, la Protezione civile era lontana anni luce, è stato talmente forte che è rimasto vivo fino ai giorni nostri. E adesso ci piace immaginarli lassù, di nuovo insieme, a parlare e a ricordare quanto successo 55 anni fa.