Signa, Pubblica Assistenza da 50 anni. La nascita, la rifondazione, il primo servizio la notte del 1 aprile. Fino ai giorni nostri

SIGNA – Si celebra oggi, 21 marzo, il 50° anniversario dalla rifondazione della Pubblica Assistenza Signa. Nata infatti nel 1909, a seguito di un incidente ferroviario che il 15 aprile si verificò alla stazione di Signa, il Regio Decreto numero 84 del 12 febbraio 1930, promosso e voluto dal fascismo, obbligò l’associazione a chiudere i battenti così […]

SIGNA – Si celebra oggi, 21 marzo, il 50° anniversario dalla rifondazione della Pubblica Assistenza Signa. Nata infatti nel 1909, a seguito di un incidente ferroviario che il 15 aprile si verificò alla stazione di Signa, il Regio Decreto numero 84 del 12 febbraio 1930, promosso e voluto dal fascismo, obbligò l’associazione a chiudere i battenti così come tutte le associazioni consorelle attive sul territorio nazionale. Per effetto di questa norma i beni passarono alla Croce Rossa, il consiglio direttivo, soci e volontari furono dichiarati decaduti, la sede chiusa, mezzi e attrezzature requisite.

Con la nascita della Repubblica, dopo il significativo impegno civico nella Resistenza, l’alluvione del 1966 portò alla luce nuovamente l’attenzione sulla necessità di disporre sul territorio signese di una realtà di volontariato forte e operativa (dopo la guerra era rimasta in attività la Croce Rossa che però viveva enormi difficoltà in quegli anni) e per questo, nel 1971, venne proposta la ricostituzione di un’associazione autonoma di soccorso a Signa, nel ricordo di quanto era stato fatto prima dell’avvento del fascismo. Il radicamento sociale della “prima Pubblica Assistenza”, fondata su impulso del dottor Federigo Bolognini il 31 agosto 1909, nella popolazione di Signa era ancora profondo e i più anziani, quando sentivano passare l’ambulanza della Croce Rossa, dicevano che “era passata la Pubblica Assistenza”.

Il 21 marzo 1972, poi, davanti al notaio Pietro Filardi, a Firenze, si costituì la nuova associazione alla presenza dei soci che avrebbero da quel momento dato vita anche al consiglio. In quel momento veniva nuovamente alla luce la Pubblica Assistenza Signa del 1909: una vera e propria “rifondazione”. Leggendo, nell’atto costitutivo, i nomi dei soci rifondatori si nota come questi rappresentassero uno spaccato completo della realtà sociale signese: Rolando Mannelli, medico, Gianfranco Barsanti, medico, Mario Venturi, impiegato comunale, Giulio Calamai, artigiano, Andrea Boretti, bancario, Dino Pandolfini, impiegato, Riccardo Giolli, autista, Marco Cambi, artigiano, Nilo Nannucci, commerciante, Carlo Tomberli, commerciante, Franco Manetti, autista, Roberto Manetti, artigiano, Roberto Bardazzi, autista. Il racconto dei primi giorni è stato raccolto in un video con alcune testimonianze di Dario FossiPaolo Fiaschi e Andrea Nepi, volontari ancora oggi attivi che compiono quest’anno 50 anni di servizio (video che pubblichiamo qui di seguito ripreso dal sito della stessa associazione insieme alle fotografie).

Per l’acquisizione del primo mezzo fu determinante il rapporto con la Pubblica Assistenza Humanitas di Scandicci, presieduta allora da Mario Del Ventisette, che offrì in prestito un furgone Fiat 238 già attrezzato ad autoambulanza che venne subito allestito con delle insegne provvisorie “Pubblica Assistenza Signa” e utilizzato per il primo turno la notte del 1 aprile. Nei giorni seguenti venne garantito il servizio di soccorso anche in occasione della festa della Beata Giovanna. Numerosi i primi volontari, tra cui anche Carla DelliGiuliano MartiniGiuseppe Corradini e Regando Fiaschi, oggi deceduti, che nei primi giorni si attivarono per reperire risorse e organizzare i primi servizi. Nella giornata di ieri, 20 marzo, tutti i soci rifondatori e i primi volontari oggi deceduti sono stati commemorati in una partecipata cerimonia al Cimitero di San Miniato, a Signa. Come primo presidente fu eletto Rolando Mannelli, medico storico di Signa, da sempre impegnato in attività culturali e sociali di ogni tipo, che aveva assunto durante la Resistenza il grado di vice-comandante militare partigiano del locale Comitato di Liberazione Nazionale.

I primi soci e i primi volontari si muovevano in una visione che, già da allora, aveva la forza di tenersi al di là delle divisioni partitiche o ideologiche nel nome del bene comune di Signa e dei suoi abitanti. Nella rifondata Pubblica Assistenza c’erano comunisti, democristiani, socialisti, laici e senza partito che vedevano nell’associazione un luogo in cui mettere da parte ogni divisione per svolgere insieme una funzione di soccorso sanitario a servizio di tutti i cittadini, indipendentemente da colori politici o religiosi. Nel ricordo di Rolando Mannelli l’episodio che, da piccolo, gli aveva fatto conoscere la Pubblica Assistenza: il funerale del dottor Bolognini. Vedendo l’omaggio dei molti cittadini e delle bandiere alla salma del primo fondatore dell’associazione si instaurò da subito nel futuro presidente l’immagine di un’organizzazione ben radicata nel popolo e capace di interpretarne i sentimenti e la voglia di fare. Con questo ricordo Mannelli dette subito un taglio estremamente dinamico alla Pubblica Assistenza mettendone in evidenza la coesione e la capacità organizzativa; dopo i primi giorni di attività sembrò chiaro a tutti come questa nuova realtà si stesse affermando e rappresentasse nei fatti la più efficace organizzazione del soccorso presente nel territorio signese.

Soddisfazione era anche quella di vedere il costante aumento dei servizi e la capacità di fronteggiare, nel breve periodo, anche le emergenze più gravi, già nel 1976 i volontari signesi intervennero in occasione del terremoto in Friuli, nel 1980 in Irpinia. Altra testimone di quei tempi è Mila Corradini, storica volontaria dell’associazione che, in un’intervista realizzata per l’Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze – ANPAS, ha raccontato i primi giorni di attività della Pubblica Assistenza nel 1972 e lo spirito di servizi di quegli anni. “Tante le sfide, – si legge sul sito dell’associazione – tanti i risultati raggiunti, tutti accomunati dalla passione e dall’impegno volontario. Una storia che deve essere celebrata, per trarre dalla memoria di questo anniversario ulteriore slancio nel futuro di questa nostra grande associazione. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non grazie a tutti i volontari, di ieri e di oggi, che con il loro personale impegno hanno affermato i valori indissolubili di libertà e partecipazione civile e sociale, contribuendo alla realizzazione, ogni giorno, di diritti essenziali delle persone e della collettività”.