SESTO FIORENTINO – Il Comune di Sesto Fiorentino ha preso parte alla 46esima edizione della Conferenza europea di supporto e solidarietà con il Popolo saharawi (Eucoco) che si è tenuta a Berlino venerdì 2 e sabato 3 dicembre. La consigliera delegata alla cooperazione internazionale Irene Falchini ha preso parte all’evento insieme ai circa 220 delegati, provenienti da diverse nazioni che per due giorni hanno discusso della situazione nel Sahara Occidentale e delle prospettive di un conflitto dimenticato dalla gran parte dei media. Alla conferenza erano presenti anche l’associazione sestese Ban Slout Larbi e il neo rappresentante in Toscana del Fronte Polisario Abdella Hi Mohamed. Ai lavori, aperti dalla conferenza interparlamentare che si è tenuta nella mattinata di venerdì presso il Bundestag, è intervenuto anche Xanana Gusmão, ex presidente e padre dell’indipendenza di Timor Est.
Durante la cerimonia di chiusura è stato anche consegnato dal primo ministro della Rasd nella mani di Caterina Lusuardi, presidente della Rete Saharawi, un riconoscimento speciale per Marisa Rodano, tra le fondatrici del movimento di solidarietà con il Popolo Saharawi in Italia.”Sono stati due giorni di grande confronto e approfondimento – afferma Falchini – Da quasi due anni sono riprese le ostilità tra Fronte Polisario e Marocco, mentre nei territori occupati continuano le violazioni dei diritti umani e lo sfruttamento illegittimo delle risorse naturali da parte di Rabat. Su tutto questo grava una cappa insopportabile di silenzio davanti ad una ingiustizia che mette in pericolo la pace e destabilizza tutta l’area”. “Particolarmente importante – prosegue – è stata la testimonianza di Xanana Gusmão, ex presidente di Timor Est, una vicenda emblematica che contrasta con la realtà del Sahara Occidentale. A Timor è avvenuto un fatto storico: grazie all’Onu che ha adempiuto fino in fondo al proprio ruolo, i timoresi hanno ottenuto l’indipendenza da un grande occupante, vedendosi garantita la sicurezza e il diritto all’autodeterminazione attraverso un referendum organizzato e gestito dagli organismi internazionali. È quello che i Saharawi hanno atteso per oltre trent’anni, credendo nella pace e riponendo la propria fiducia nelle istituzioni internazionali”.