Stare a casa. Lisa Battisti (psicologa) “Difficili convivenze familiari, il problema sono le violenze domestiche”

CAMPI BISENZIO – Stare in casa è quanto ci viene chiesto per contenere l’emergenza sanitaria, per molti può essere chiusi in casa può rappresentare una difficoltà maggiore perché si trovano a dividere gli spazi con persone violente. Lisa Battisti, psicologa che collabora con il Centro MeMe di Campi Bisenzio si occupa di emergenze, di violenze […]

CAMPI BISENZIO – Stare in casa è quanto ci viene chiesto per contenere l’emergenza sanitaria, per molti può essere chiusi in casa può rappresentare una difficoltà maggiore perché si trovano a dividere gli spazi con persone violente. Lisa Battisti, psicologa che collabora con il Centro MeMe di Campi Bisenzio si occupa di emergenze, di violenze domestiche e di abusi. Con lei abbiamo parlato di questo particolare momento di emergenza sanitaria, casa significa e cosa resterà di questa esperienza.

Stare in casa in condizioni di emergenza sanitaria come questa, cosa significa per tutti è molto difficile ma ancora di più in quelle situazioni dove si scatena la violenza quotidianamente. Cosa accade in questi casi?
L’emergenza sanitaria generata dal Coronavirus (o Covid-19 che si voglia dire) ha imposto, tra le diverse misure di prevenzione, l’isolamento domiciliare, costringendo le famiglie a una maggiore permanenza tra le mura domestiche. Questa condizione, credo, ha dei vantaggi e degli svantaggi. Da una parte fa risparmiare del tempo e garantisce la flessibilità per chi ad esempio lavora in smartworking; dall’altra però potrebbe essere causa dell’esacerbarsi di dinamiche violente nei rapporti di convivenza familiare, di cui sono spesso vittime le donne ed i minori. Non sempre restare a casa è, infatti, l’opzione migliore. Per molte donne significa ritrovarsi rinchiusa insieme a un uomo violento, aggressivo e manipolatorio. In queste situazioni i figli possono essere coinvolti in questa conflittualità tra i genitori. Questo, però, non è l’unico scenario possibile di violenza in cui sono coinvolti i figli. Possiamo per esempio pensare anche a quelle situazioni in cui i figli, in particolare gli adolescenti, sono svalutati, fatti sentire inadeguati, non stimati, o, peggio ancora, costretti a tacere il loro orientamento sessuale (o altri aspetti legati al genere), perché non accettati dai genitori. Provi quindi a pensare a cosa può succedere alla famiglia costretta dentro le stesse mura per molto più tempo rispetto alla quotidianità. La tensione della situazione, unita alla noia e alla convivenza forzata e prolungata, priva di valvole di sfogo, potrebbe portare a un aggravarsi di situazioni di violenza già esistenti o alla nascita di nuove, che rimarrebbero celate o quantomeno nell’ombra.
Lei è in contatto con donne che vivono in queste condizioni? Cosa chiedono in questo momento?
Questa emergenza sanitaria, e la successiva indicazione di restare tutti a casa, ha fatto sì che gli spazi di autonomia siano limitati e chiedere aiuto è diventato ancora più difficile. Attualmente sono in contatto solo con quelle donne che avevano iniziato a prendere consapevolezza delle criticità prima di questa situazione, ma che ancora non erano riuscite ad allontanarsi dal compagno o dal marito violento. Non è facile sintetizzare e raggruppare i loro vissuti, perché ogni situazione è diversa e ognuna subisce e soffre per violenze diverse. Quel che tutte lamentano è la tensione crescente data dal dover condividere forzatamente le mura domestiche, dal timore per il futuro, l’incremento degli stress e la mancanza di privacy. Portare avanti i percorsi di sostegno è un altro degli aspetti di difficoltà in questo momento, proprio perché è difficile per queste donne trovare il modo e lo spazio di parlare senza essere a rischio.
Quali strumenti abbiamo per aiutare le donne che oggi devono stare in casa per l’emergenza sanitaria con un uomo violento? E per i bambini?
Ecco, come dicevo, quando non si può avere uno spazio proprio, quando è impossibile una privacy e il pericolo si nasconde dentro le mura di casa, essere costretti tutti, per un’emergenza come il Covid-19, a restare a stretto contatto dentro quelle mura, per il soggetto debole che subisce maltrattamento o violenza chiedere aiuto diventa proprio difficile. Immagini cosa può succedere se si viene sorprese a rivelare le violenze subite, siano esse fisiche o psicologiche. Cosa potrebbe innescarsi nella testa del compagno o del marito violento? È per questo che adesso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, oltre al numero 1522, gratuito e attivo 24 h su 24, in cui operatrici specializzate accolgono le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking (tutte le vittime, indipendentemente dal loro sesso biologico), ha istituito anche una chat, così che le persone possano chiedere aiuto o confronto semplicemente con un messaggio. Questo credo che sia un passo avanti, seppur non dirimente. Inoltre, è bene sapere che per le donne che riescono a denunciare, nonostante il periodo che stiamo vivendo, le case rifugio, i servizi sociali territoriali e gli altri meccanismi di protezione sono aperti e accessibili. Peraltro spesso, quando la violenza è perpetrata all’interno della famiglia, capita con molta probabilità che i bambini e le bambine si trovino ad assistere a questi atti violenti, quindi le attenzioni devono essere moltiplicate. I bambini difficilmente riescono a chiedere aiuto autonomamente, anzi, difficilmente prendono consapevolezza che quel che succede nelle loro case non è la “normalità”, fino a quando non sono un po’ più grandi o non hanno la possibilità di frequentare altre famiglie. È qui che entrano in gioco le comunità, affinché nessuno venga lasciato solo, soprattutto le famiglie più fragili.
Il suo lavoro, stando a casa, è cambiato?
Beh, diciamo che, come quella di molte persone, la mia routine è stata completamente sconvolta. Per non farmi travolgere ho cercato di mantenere e portare avanti le costanti della mia vita, e il lavoro è una di queste. Sostenere le persone implica anche una responsabilità sanitaria nei loro confronti, è importante che possano portare avanti il loro percorso. Mi sono quindi messa a studiare per capire come poter essere loro d’aiuto, anche in questo periodo, e per capire come poter utilizzare al meglio gli strumenti digitali. Alle persone ho dato la possibilità di scegliere tra il proseguire il percorso in studio – seguendo le indicazioni del Ministero ovviamente – oppure se proseguire a distanza, e devo dire che hanno apprezzato moltissimo il fatto di poter scegliere autonomamente. Lavorare da casa mi ha inoltre permesso di recuperare tutto quel tempo che generalmente trascorro in auto per i vari spostamenti e di reinvestirlo nella progettazione e nella realizzazione di nuovi progetti. Mi è stato di fondamentale aiuto.
Cosa pensa resterà nelle nostre vite dopo questa esperienza?
Questo periodo ci ha posto di fronte a diverse sfide, prima fra tutte la distanza che abbiamo dovuto porre con le altre persone, soprattutto con i nostri cari. Il dover riscoprire e ristrutturare il nostro tempo, i nostri spazi, per non parlare della malattia e delle perdite, sono sfide importanti, come altrettanto importanti sono state le loro conseguenze. In questi giorni, scorrendo su Facebook, ho visto un’immagine che ritraeva un seme con questa didascalia: “quando intorno a te vedi tutto nero e pensi che sia finita, in realtà sei solo stato piantato”. Ecco Elena, non sono certa di sapere cosa resterà nelle nostre vite dopo questa esperienza, ma sono certa che in un modo o nell’altro ci ritroveremo cambiati, non più semi, ma germogli, e questa sarà la cosa fondamentale. Dovremmo ricordarci di tutte le emozioni, belle e brutte, delle risorse e degli aspetti che ci hanno appesantito un po’, di quel che ci ha fatto soffrire, ma soprattutto di quel che è stato un’iniezione di energia. Ecco, se potessi dire una cosa alle persone sarebbe: “cercate di individuare o recuperare quel che vi fa o vi ha fatto stare bene, cercate di dedicarvi a ciò che vi piace, ritagliatevi dei momenti soltanto per voi… Questo vi sarà assolutamente d’aiuto. Non soltanto per affrontare questa emergenza, ma anche in futuro”.