Stare a casa. Monica Bauco “Il teatro senza pubblico in sala non esiste, ma spero di tornare presto sul palcoscenico”

SESTO FIORENTINO – Con un colpo di spugna in un attimo tutto è cambiato. Nelle nostre città è come se fosse passato una gomma per cancellare su teatri, cinema, arene estive, progetti artistici. L’emergenza sanitaria ha cambiato la nostra vita e molte persone hanno perso il lavoro, altre sono approdate sul web, cambiando punto di […]

SESTO FIORENTINO – Con un colpo di spugna in un attimo tutto è cambiato. Nelle nostre città è come se fosse passato una gomma per cancellare su teatri, cinema, arene estive, progetti artistici. L’emergenza sanitaria ha cambiato la nostra vita e molte persone hanno perso il lavoro, altre sono approdate sul web, cambiando punto di vista e cercando una soluzione per quando la situazione sarà tornata alla normalità. A pagare un prezzo alto è stato il mondo dello spettacolo, del teatro. Stare a casa è la richiesta per contenere il contagio e anche gli artisti hanno lasciato il palcoscenico per restare a casa. Monica Bauco, attrice, impegnata tra cinema e teatro ci racconta la sua nuova vita in tempo di emergenza sanitaria.

Come trascorri le giornate in questa situazione di emergenza sanitaria?

Con il lavoro che faccio mi lamento spesso della mancanza di tempo, corro come una matta dalla mattina alla sera incastrando il possibile e l’impossibile, la vita con il teatro, che poi alla fine sono la stessa cosa! Ma adesso che di tempo ne ho in eccesso, non so cosa farne, non riesco ad organizzarlo questo tempo, non sono abituata, mi sento a disagio, mi viene l’ansia perché penso che devo poterlo sfruttare al massimo questo tempo, che è un’occasione da cogliere al volo aver tutto questo tempo a disposizione per fare tutto quello che di solito non posso fare. Allora trascorro le mie giornate passando schizofrenicamente  da un’umore all’altro, rabbia, dolore, impotenza, “andrà tutto bene” e poi piango… sistemo l’armadio e lo lascio a metà, metto le mani in pasta, dolce o salato? Brucio tutto. Piango. Abbraccio forte forte mio figlio come se fosse un palloncino e potesse volarmi via e per un momento mi torna il sorriso,mi sento in pace e fortunata, ma poi mi commuovo e piango… meglio leggere un libro, ma dopo qualche pagina provo a vedere se riesco ancora a suonare qualcosa al pianoforte, chiamo gli amici che mi mancano come l’aria, faccio ginnastica, faccio progetti, cerco una serie, un film, qualunque cosa riesca a tamponare quest’ansia e poi piango, piango per chi tutto questo tempo non ce l’ha più. Piango per tutte quelle vite che se ne sono andate e per chi resta a contarle.

La chiusura dei teatri e lo stop allo spettacolo quale difficoltà sta creando a tutti noi, come pensi potrà riprendere lo spettacolo una volta finita l’emergenza?

La chiusura dei teatri ha avuto un’effetto devastante sullo spettacolo dal vivo e ovviamente con conseguenze gravissime sui lavoratori di questa categoria. Trovarsi improvvisamente senza lavoro, veder svanire, da un giorno all’altro, repliche, tournèe, corsi di teatro, progetti in corso, è scioccante oltre che preoccupante. Non esiste smart working per attori, musicisti, ballerini, cantanti, tecnici. La vita di un attore è fatta di mille incastri, tra prove, repliche, letture, speakeraggi, corsi di teatro. Si cerca di fare tutto il possibile perché la nostra è una categoria molto poco tutelata, la più penalizzata. L’opinione pubblica non sa che se noi non lavoriamo non abbiamo diritto ad alcun risarcimento, il lavoro perso è lavoro perso! Noi attori siamo lavoratori a tutti gli effetti, con dei doveri e degli oneri da rispettare ma senza alcuna tutela! Eppure il nostro lavoro è durissimo come quello di altri lavoratori e forse anche di più, costellato di tanti sacrifici e rinunce invisibili. Credo che la nostra categoria sia molto preziosa. Svolge una funzione fondamentale, specialmente in momenti come questo che stiamo vivendo. E’ uno strumento culturale molto potente che unisce, aggrega, istruisce, fa sognare, fa riflettere, tiene insieme una Comunità. Sono sicura che il Teatro ne uscirà più forte, più consapevole e umanamente più ricco.Siamo di fronte ad una crisi straordinaria, spero quindi che verranno attuate risorse e supporti straordinari, che finalmente la condizione dei lavoratori venga sostenuta e compresa come merita. Un “reddito di quarantena” per tamponare il danno enorme che ci ha colpiti, per esempio. L’unica cosa che mi conforta e dà speranza è che questo blackout artistico faccia venir voglia alle persone di tornare a teatro, al cinema, all’arte, alla bellezza, come un bisogno vitale.

Pensi che il web possa essere una alternativa ai teatri e allo spettacolo in genere?

Il Teatro in video non potrà mai sostituire quello dal vivo! Se non è dal vivo, non è Teatro, senza un pubblico dal vivo non è Teatro. In questi giorni sono circolati appelli, iniziative, per dare la possibilità agli attori di  continuare a mettere la loro arte a servizio della comunità di “esserci”. Per non perdere il proprio pubblico, per non scomparire, per riempire il vuoto enorme a cui siamo destinati adesso. Lanciare sui social una storia, una canzone, un monologo per gridare al mondo “esistiamo” “resistiamo” e ci stiamo impegnando ad usare la tecnologia pur di arrivare al nostro pubblico, che senza di loro non siamo niente. Per non sentirsi inutili, per regalare una forma di compagnia anche se solo per qualche minuto. Per regalare un momento di distrazione in tutto questo dolore. Anche io mi sono lasciata sedurre dai mezzi audiovisivi e ho risposto a un invito, ho donato un contributo al ILTEATRONONSIFERMA e l’ho fatto molto volentieri. Ma adesso c’è bisogno di silenzio. Io ho bisogno di silenzio. Un silenzio sospeso, palpabile, come quello che si respira in Teatro durante uno spettacolo. Silenzio…ne avremo di storie da raccontare.

A casa hai riscoperto qualche attività abbandonata con il tempo?

Sono una ex atleta, ho fatto molto sport, ballo, acrobatica, ma ad un certo punto non ce l’ho fatta più ho dovuto sacrificare tutto questo. Mancanza di tempo, lavoro, priorità diverse. Beh, in questi giorni mi sto riappropriando del piacere immenso di poter dedicare del tempo a me stessa, al mio corpo, alla mia mente e ai miei muscoli che, per fortuna, hanno una memoria molto più forte della mia. Avevo dimenticato quanto fosse stimolante, rigenerante e appagante. Questa è una delle poche cose belle che la “reclusione” mi ha fatto riscoprire e che cercherò di riportare nella mia nuova vita senza coranavirus.

Cosa ti resterà da questa esperienza a livello emotivo?

Sarà banale, ma sicuramente, non dare più niente per scontato, perché tutto può cambiare da un momento all’altro. Troppo spesso diamo valore alle cose e alle persone solo quando le perdiamo o non possiamo raggiungerle. E poi imparare a vivere nel presente, che è l’unica certezza che abbiamo! Quindi meno “andrò”, “farò” e molti più “vado”, “faccio”! Pensiamo così tanto al futuro, progettiamo continuamente quello che vorremmo fare, dove vorremmo andare che ci dimentichiamo di vivere il nostro presente, quindi d’ora in poi voglio rischiare e vivere ogni giorno, come su un palco di un Teatro,“qui e ora”.