Stefan, lavoratrici ed ex lavoratrici abbandonate e dimenticate

SESTO FIORENTINO – Abbandonate da tutti e dimenticate come se la loro situazione (che rasenta l’assurdo) non esistesse. Le lavoratrici e le ex lavoratrici della Stefan, sono state dimenticate, la loro vicenda oramai non fa più notizia e anche le ultime prese di posizione dell’azienda sembrano non avere più interesse se non per quelle lavoratrici […]

SESTO FIORENTINO – Abbandonate da tutti e dimenticate come se la loro situazione (che rasenta l’assurdo) non esistesse. Le lavoratrici e le ex lavoratrici della Stefan, sono state dimenticate, la loro vicenda oramai non fa più notizia e anche le ultime prese di posizione dell’azienda sembrano non avere più interesse se non per quelle lavoratrici ed ex lavoratrici che non riscuotono lo stipendio da mesi e che si sentono “beffate”. Sono alcune di loro, a nome di molte se non di tutte, che raccontano una ”ennesima presa di posizione di quella virtuosa azienda che le istituzioni si ostinano a voler salvare, prima dandole 120 giorni di tempo per accedere al concordato preventivo e dopo che questo non è andato in porto, concedendole di accedere all’amministrazione straordinaria”. Oggi, spiegano le lavoratrici, “l’azienda richiama dalla cassa integrazione alcune lavoratrici dei punti vendita chiusi che avevano dato la messa a disposizione, per sostituire le dipendenti in ferie”. E fin qui niente da dire. Queste dipendenti chiedono all’azienda che in cambio venga loro pagata almeno una delle otto mensilità arretrate o perlomeno la mensilità che lavoreranno allo scadere della stessa.
“Niente da fare – raccontano le lavoratrici – la decisione aziendale, così fa sapere l’ufficio, è di pagare il mese che queste lavoreranno, non allo scadere dello stesso, ma dopo due, tre mesi, e così il credito nei confronti dell’azienda salirà a 9 mensilità. E tutto ciò continua ad accadere sotto l’occhio vigile del Tribunale di Prato, sotto l’occhio vigile dei vari consulenti e professori nominati dal Minsitero, nonché sotto l’occhio delle tre organizzazioni sindacali, Cgil, Cisl e Uil”.
Una situazione che sembra senza via d’uscita. “L’intento, da tutti dichiarato – proseguono le lavoratrici – è quello di salvare posti di lavoro, per ora si sta semplicemente continuando a far credito alla Stefan con i soldi dei lavoratori”.
A breve, visto che è stata concessa l’amministrazione straordinaria, verrà nominato un commissario. Al commissario queste lavoratrici chiedono fanno le domande e chiedono le risposte.
“Perchè la cassa integrazione del 30 ottobre 2012 non è ancora partita? – chidono le lavoratrici – Chi pagherà quest’anno di cassa integrazione virtuale alle ragazze di Sant’Agostino e Scarperia? Chi pagherà la cassa integrazione ai negozi chiusi successivamente, Sesto Fiorentino, Empoli, Sarzana, Viareggio? Perchè nella relazione del prof. Lolli non vengono nominati i negozi di Sesto Fiorentino ed Empoli, in affitto di ramo d’azienda che Stefan non ha ancora reso a Unicoop Firenze proprietaria dell’immobile? Forse quei lavoratori non hanno diritto all’applicazione del 2112 c.c.? Perchè, chiediamo a tutti ed in particolare a Cgil, Cisl e Uil, si è distinto fra lavoratori di serie A (quelli dei negozi aperti) e lavoratori di serie B (quelli dei negozi chiusi)? Perchè visto l’interesse di tutti a salvare posti di lavoro nessuno si pone il problema di quali posti di lavoro salvare? Perchè non si considera l’azienda come un’unica unità produttiva (cosa che peraltro l’azienda ha sempre sostenuto quando voleva operare dei trasferimenti punitivi) e quindi non si guarda ad anzianità lavorativa e carichi di famiglia dei dipendenti, invece di permettere al signor Videtta di selezionare secondo i propri interessi il personale che rimarrà attivo?”
Sono domande che attendono risposte, immediate.
“Speriamo che il commissario possa dare risposte a donne, che nonostante abbiano
dato molto a questa azienda, oggi si ritrovano, non solo senza soldi, ma anche senza
speranza – concludono le lavoratrici – visto che tutti, sindacati compresi, sembrano più interessati a salvare Videtta dai debiti e le sue fedeli dipendenti che i diritti e la dignità di chi ha sempre prestato con diligenza la propria attività lavorativa”.