Sviluppo sostenibile: come nasce una Comunità energetica

CAMPI BISENZIO – In questo percorso che ha l’obbiettivo di spiegare cosa sia lo sviluppo sostenibile oggi pongo alla vostra attenzione sulle Comunità energetiche. Esse sono costituite da soggetti che hanno un contatore (privato, azienda, ente pubblico è indifferente) e che volontariamente si uniscono per produrre energia elettrica a livello locale, in un’area specifica e […]

CAMPI BISENZIO – In questo percorso che ha l’obbiettivo di spiegare cosa sia lo sviluppo sostenibile oggi pongo alla vostra attenzione sulle Comunità energetiche. Esse sono costituite da soggetti che hanno un contatore (privato, azienda, ente pubblico è indifferente) e che volontariamente si uniscono per produrre energia elettrica a livello locale, in un’area specifica e ben identificabile, da uno o più impianti che producono energia rinnovabile, connessi alla rete di distribuzione. Il loro funzionamento è semplice. Gli impianti di produzione hanno lo scopo di favorire l’autoconsumo istantaneo e quindi far risparmiare la bolletta, mentre la rete di distribuzione ha il compito di veicolare l’energia prodotta, e non consumata, verso gli altri membri della comunità. Questo scambio continuo produce un’incentivazione e quindi benefici economici che ammortizzano le spese e favoriscono gli scopi sociali. Ci sono una serie di opportunità che si trovano dentro una Comunità energetica, come la salvaguardia dell’ambiente grazie alla diminuzione di produzione di energia da fonti fossili, la socialità attraverso la scelta della ridistribuzione dei proventi dello scambio dell’energia messa in rete e il vantaggio per le aziende di fare investimenti ESG, rendendole più competitive. Ma l’opportunità più grande è scegliere di fare comunità per risparmiare sulle bollette dell’energia. Insomma, non partecipare a una Comunità energetica è molto più dannoso che parteciparvi.

Massimo Cerbai, esperto in gestione ecosistemica ed energie rinnovabili