CALENZANO – Dovendo racchiudere in due frammenti, o in due post, visto l’argomento, la presentazione a CiviCa del libro di Vera Gheno e Bruno Mastroianni, il primo è relativo alle parole pronunciate praticamente da entrambi gli autori (che da sole “valevano il prezzo del biglietto”, l’ingresso naturalmente era gratuito), il secondo a un “scena”, sfuggita ai più, che mi ha colpito alla fine della serata, segno che il messaggio lanciato è passato e che almeno un germoglio è stato piantato. Frammenti che voglio e mi voglio lasciare in fondo, come quando mangiamo e nel piatto lasciamo per ultimo il boccone che ci “intriga” di più.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal titolo del libro, ovvero “Tienilo acceso – Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello” scritto per Longanesi, “la prima guida che insegna a comunicare bene e vivere meglio in rete”. Lei è una sociolinguista specializzata in comunicazione digitale e traduttrice dall’ungherese, collabora con l’Accademia della Crusca dal 2000 e dal 2012 ne gestisce l’account Twitter; lui, giornalista e filosofo, è social media manager in Rai dove cura i profili social de “La grande storia” e di “Superquark”. Come si sono conosciuti? Presentando reciprocamente un libro scritto dall’altro: “Social-linguistica. Italiano e italiani dei social network” di Vera, “La disputa felice. Dissentire senza litigare sui social network, sui media e in pubblico” che invece è di Bruno. Due belle “teste” insomma e i 90 minuti circa di presentazione, il tempo di una partita di calcio, sono volati via in un attimo. Di fronte a loro un gruppo nutrito di alunni della scuola media di Calenzano insieme ai loro insegnanti; “nel mezzo” tanti concetti, esempi, aneddoti su come sia possibile stare in rete e farlo serenamente; anzi, dando il proprio contributo perché ognuno di noi possa fare qualcosa per far emergere di più “la parte bella che c’è proprio nello stare in rete, sulla quale fino a oggi si è fatto molto poco, e far diminuire al tempo stesso le ostilità, purtroppo sempre più frequenti”.
Passando per lo strumento, il cellulare ovviamente, lo smartphone, che spicca anche sulla copertina del libro, che è “una parte piccola del problema; non è che spegnendolo si risolve, prima bisogna partire da noi stessi, dalla necessità di portare il termine di connessione a una riflessione educativa”. In un mondo in cui viviamo “a un click di distanza” e con Facebook, solo per citare il social più noto, che solo in Italia ha solo 30 milioni di utenti. E quale è la soluzione migliore per stare sui social? “Essere se stessi, dobbiamo tornare tutti a essere “contadini digitali”, dando sempre il proprio contributo, anche commentando i post, per “combattere” le fake news e far emergere la positività che ci dovrebbe contraddistinguere. Partendo sempre da una riflessione attenta sulle parole che usiamo all’interno di un messaggio o di un post. Ma anche di una notizia che leggiamo: è dalle parole usate, infatti, che possiamo renderci conto immediatamente se è un fake o meno”. Un concetto che vale anche per WhatsApp, spesso al centro di catene “furibonde”, frutto di un utilizzo fatto quasi a sproposito. E che può generare, anche in questo caso con le fake news condivise in gruppi e sottogruppi, equivoci pericolosi. “Non è che la tecnologia, questo vivere in rete e sempre connessi spariranno se facciamo finta che il problema non esiste…”.
Infine le due scene, partendo dalle parole con cui i due autori hanno concluso la presentazione: “Non intervenire su tutto, sui social, è sempre una buona idea. Quella attuale è un’epoca in cui il sapere è sottoposto a una grande pressione sociale. Sarebbe meglio sempre parlare solo quando si sa argomentare”. Applausi. E subito dopo uno degli studenti presenti si è messo in fila, quasi “timidamente”, per acquistare il libro. Sì, almeno un germoglio è stato piantato.