Toscana, 140% di pioggia in più degli ultimi 10 anni. Ma senza troppi disagi rispetto al passato

FIRENZE – Tra dicembre 2020 e l’inizio di gennaio 2021 in Toscana è caduta una quantità di pioggia pari a circa dodici volte il volume d’acqua del lago Trasimeno. Ovvero circa il 140% in più della media degli ultimi 10 anni. Tuttavia, le precipitazioni sono state molto distribuite nel tempo e nello spazio. Anche per […]

FIRENZE – Tra dicembre 2020 e l’inizio di gennaio 2021 in Toscana è caduta una quantità di pioggia pari a circa dodici volte il volume d’acqua del lago Trasimeno. Ovvero circa il 140% in più della media degli ultimi 10 anni. Tuttavia, le precipitazioni sono state molto distribuite nel tempo e nello spazio. Anche per questo il territorio ha retto bene: nonostante il numero considerevole di frane (110) non si sono registrati infatti eventi alluvionali. Sono i dati principali che emergono dal report relativo agli eventi e ai dissesti avvenuti nella porzione toscana del distretto dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale nel periodo compreso tra il 1 dicembre 2020 e l’8 gennaio 2021. Il distretto interessa principalmente tre Regioni, Toscana, Liguria e Umbria, ma i territori toscani ne costituiscono la stragrande maggioranza: l’84% del distretto (20.300 kmq) è compreso in questa Regione.

Nel periodo di riferimento, la Toscana è stata oggetto di un periodo pressoché continuo di piogge (tranne che per una breve finestra a metà dicembre). Le precipitazioni hanno interessato praticamente tutto il territorio toscano distrettuale con cumulate da 200 a 300 mm di pioggia. Nell’area nord della regione, che comprende i bacini del Magra, del Serchio e i bacini appenninici che confluiscono in Arno, le cumulate hanno raggiunto valori di 900/1000 mm, in particolare nella valle del Serchio e nella dorsale appenninica. Il volume complessivo di pioggia che ha interessato il territorio toscano è di circa 7 miliardi di metri cubi: circa dodici volte il volume d’acqua del lago Trasimeno. Ovvero più del doppio rispetto al volume medio del periodo, considerando l’intervallo di tempo tra il 2009 e il 2019 (meno di 3 miliardi di metri cubi). In sostanza nel periodo considerato si è registrato circa il 140% in più della media degli ultimi 10 anni.

In termini di effetti al suolo, anche se il volume di acqua afferito al reticolo idrografico è stato estremamente importante, non si sono registrati eventi alluvionali. Questo perché la pioggia non ha avuto punte di particolare intensità e la sua azione si è diluita in maniera continua e costante, dando modo al sistema idraulico di smaltire gli effetti senza conseguenze particolarmente significative. Si sono registrate piene importanti, anche con superamenti del secondo livello di guardia (Serchio) ma senza esondazioni. Sono invece 110 le frane rilevate con movimentazione di materiale di varia entità e dimensioni, in prevalenza nel bacino del Serchio e nella dorsale appenninica. Per la maggior parte non si tratta di nuove frane ma soprattutto di riattivazione di dissesti avvenuti in passato, che erano in uno stato cosiddetto di potenziale instabilità (aree a pericolosità da frana elevata P3, ma non attive negli ultimi anni).

A fronte delle numerose frane avvenute, in particolare nella valle del Serchio, i danni hanno riguardato solo alcune aree limitate. Quella con maggiori conseguenze è stata la frana in località Lorenzana nel Comune di Crespina/Lorenzana (Pisa) dove sono state evacuate otto famiglie. Registrata anche la chiusura di strade comunali nei Comuni di Borgo a Mozzano (Lucca), Lucca, Fabbriche di Vallico (Lucca), Montespertoli e Bagno a Ripoli. Infine, le piogge hanno causato anche il cedimento del rilevato stradale della Firenze-Pisa-Livorno in località Il Chiuso, nel Comune di Lastra a Signa. È stato necessario interrompere la viabilità in una corsia di marcia. Questo dissesto tuttavia non è riferibile propriamente a una frana, poiché si tratta di una rottura con conseguente collasso delle strutture in muratura che contenevano il rilevato stradale.

“Gli elementi di maggior fragilità sul territorio toscano sono rappresentati dal sistema delle infrastrutture viarie – spiega Massimo Lucchesi, segretario generale dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale – da un lato la rete viaria secondaria (nello specifico le strade comunali) sconta, in particolare nei territori di alta collina e montagna, le criticità derivanti da una collocazione di origine storica, la cui fragilità è sempre più evidente nel tempo. Dall’altro la rete principale, anche recente, necessita probabilmente di un’analisi
mirata ad evidenziare le eventuali interferenze con le aree potenzialmente oggetto di fenomeni gravitativi. Per questo abbiamo portato all’attenzione del Ministero dell’Ambiente la strategicità di redigere uno studio ad hoc riferito alla probabilità di dissesto nella rete viaria principale. Anche sulla base di tale indagine gli enti gestori potrebbero procedere ad approfondimenti e individuare soluzioni operative per risolvere le criticità esistenti”.