CALENZANO – Un tavolo progettuale attorno al quale si siedono esperti per per sviluppare il turismo locale. E’ quanto sostiene in una nota Fabrizio Trallori di Sinistra per Calenzano. “Sul territorio di Calenzano i segni della storia sono numerosi e definiscono un’identità preziosa sia dal punto di vista culturale che paesaggistico – spiega Trallori – Castelli, pievi e ville sono solo i più evidenti di questi segni inseriti in un paesaggio che è esso stesso monumento con i suoi terrazzamenti sui fianchi delle colline ed i reticoli dei suoi poderi sul fondovalle, testimonianze della fatica dell’uomo per ricavare da una natura non sempre generosa gli spazi per l’agricoltura, la viticoltura e l’olivicoltura”.
Fabrizio Trallori ricordando che “a partire dalla metà degli anni ’90, era stata intrapresa dalle Amministrazioni del tempo una politica di valorizzazione di questo patrimonio che ha avuto nella creazione della locale Associazione Turistica e nel Museo del Figurino Storico (nato dal vecchio Museo del Soldatino): due tappe importanti per creare le condizioni, attraverso la conoscenza e la promozione, di uno sfruttamento regolato e consapevole di tipo turistico del patrimonio monumentale, archeologico e naturalistico presente sul territorio tra la Calvana, Monte Morello ed il Bisenzio”.
Questi aspetti, aggiunge Trallori, hanno portato “a promuovere, attraverso tesi di laurea, lo studio del patrimonio monumentale calenzanese con i lavori sul Castello di Calenzano, la Pieve di Legri, la viabilità antica in Val di Marina”.
“Il problema – prosegue Trallori – è che da ciò che è stato fatto ormai più di dieci-quindici anni fa non ci si è più mossi ed è evidente che il turismo legato al patrimonio storico-monumentale presente sul nostro territorio non è stato considerato, soprattutto negli ultimi anni, una possibile risorsa e quindi non sono stati previsti investimenti (o non sono stati considerati tra le necessità prioritarie): inesistente la cartellonistica, inesistenti le pubblicazioni (non solo testi ma anche semplici depliants e cartografia) destinate al largo pubblico, niente di nuovo sulla creazione di nuovi percorsi ambientali e storico-naturalistici rispetto all’antico Anello del Rinascimento o a quanto indicato dalla Guida edita dall’Associazione Turistica ormai più di quindici anni fa. Oggi, per questo, parti del territorio rischiano una pericolosa deriva di abbandono. Il centro storico, la zona compresa tra la collina del castello e quella di San Donato, ne è un esempio: da una parte abbiamo il castello che ospita il Museo del Figurino, ma nessun collegamento strutturato (percorsi segnalati, depliant illustrativi, etc…) che lo metta in collegamento con la sottostante piazza del Comune o con il parcheggio dalla parte di Via del Molino, dove esistono fermate dei mezzi pubblici dalle stazioni FS di Prato e Firenze; Piazza del Comune è diventata di fatto solo un parcheggio, con poche manifestazioni pubbliche degne di nota anche in occasioni di appuntamenti importanti come la Festa dell’Olio o il Carnevale Medievale”. Secondo Trallori “con queste premesse anche la prossima apertura del parco della Villa Carmine a San Donato rischia di essere un punto interrogativo soprattutto per quanto riguarda l’accessibilità e le modalità di fruizione previste per il pubblico. Forse, pensare ad inserire queste realtà in percorsi integrati di natura storico-ambientale potrebbe servire ad aumentare la percezione di un tessuto unitario superando l’atavica contrapposizione tra le due colline e riportando la piazza alla sua funzione di centro del territorio”.
Un rischio, prosegue Trallori potrebbe esserci per Valibona. “Non si è riusciti a coniugare i fatti legati alla Resistenza con la storia del territorio, – prosegue Trallori – della montagna in cui i contadini strappavano alla roccia gli spazi per il coltivare, limitandosi al ‘compitino’ che ha reso quella struttura di difficile fruizione non solo per la localizzazione geografica, ma anche per il modo in cui è gestita (quando invece l’esempio della vicina Vaiano avrebbe dovuto essere di ispirazione). Certo, c’è da dire che creare una struttura turistica che permetta una fruizione non distruttiva del territorio (quello che sta accadendo, ad esempio, a Firenze) non è operazione facile, ma nello stesso tempo non impossibile: per un territorio come il nostro, alle porte di Firenze, non è proponibile il modello fiorentino usa e getta, fatto di numeri ma non di qualità e fenomeno che crea una ricchezza effimera in quanto non tiene contro dei costi del restauro e della manutenzione di monumenti violentati ogni giorni da migliaia di turisti per i quali, in fondo, basterebbe una Firenze in miniatura”.
“Partendo allora dalla creazione di un tavolo progettuale- conclude Trallori – in cui l’amministratore non è circondato da yes-man, ma si siede accanto al proprietario del monumento, alla guida (turistica e ambientale: oggi sono numerosi i ragazzi di Calenzano a possedere il relativo patentino) ed a tutte quelle figure interessate al progetto ed all’ospitalità sul territorio (ristoratori, albergatori, commercianti…), una proposta turistica deve partire da quello che la Regione Toscana fin dall’edizione 2019 di Tourisma ha individuato come futuro per il turismo dei piccoli centri e del territorio intorno alle grandi città d’Arte: il turismo dei percorsi ambiente-storia-natura, della degustazione dei prodotti locali, della preferenza della qualità al numero”. Da qui il successo del progetto “Francigena” che ha aperto la strada al turismo dei camminatori. “La realizzazione prevista per i prossimi anni della grande area archeologica di Gonfienti e del progetto Toscana Terra Etrusca (con la relativa valorizzazione dei siti etruschi del Montalbano, di Sesto Fiorentino e di Fiesole) – conclude la nota – e la recente apertura della Via della Lana e della Seta che collega Bologna con Prato (e che vede il territorio di Calenzano come tratto finale di un percorso che, in futuro, attraverso il Montalbano e Fucecchio, si collegherà con la Francigena creando un grande anello di cammino dall’Inghilterra a Roma) sono due possibiltà che Calenzano non deve perdere, ma per coglierle occorre non solo creare strutture di ospitalità ma anche occasioni e strumenti culturali”.