Turista calenzanese testimone della tragedia di Capodanno a Shangai (foto e video)

CALENZANO – Una turista di Calenzano è stata, suo malgrado, testimone della tragedia di Capodanno a Shangai che racconta con le sue parole e le sue foto. A volte ti trovi in un posto e non immagini assolutamente quello che vi potrà succedere! Capodanno 2014 a Shanghai pensi non ci sarà nessuno, perché loro lo […]

CALENZANO – Una turista di Calenzano è stata, suo malgrado, testimone della tragedia di Capodanno a Shangai che racconta con le sue parole e le sue foto.

A volte ti trovi in un posto e non immagini assolutamente quello che vi potrà succedere!
Capodanno 2014 a Shanghai pensi non ci sarà nessuno, perché loro lo festeggiano verso la metà di febbraio (se ricordi bene), invece, esci dalla metro e ti incammini verso il Bund, perché da perfetto turista ti piacerà trovarti a mezzanotte di fronte a quello spettacolo di grattacieli e luci che predominano nel cuore della città più popolosa della Cina (ben 25 milioni di abitanti!)  Ma succede qualcosa che non avresti mai immaginato: ti ritrovi in mezzo a migliaia di persone, felici, sorridenti, con tanta voglia di festeggiare…ma cosa? Cammini e la gente diventa sempre di più, non riesci a respirare. No! Stop: voglio ritornare indietro, non voglio sentirmi una sardina e, in più, non capisco nulla, cerco di dire qualcosa in inglese, ma sento solo questa lingua per me incomprensibile. “Dovrei farmi dare qualche lezione di cinese da Giulia” ricordo solo di aver pensato questo mentre il mio stivale si agganciava a qualcosa.  Meno male che quel qualcosa era lo stivale della mia interprete, ovvero: Giulia. È un destino! Ci blocchiamo, urliamo, lei si leva il suo stivale e, non sappiamo come, riusciamo a trovare 2 metri di aria libera (sotto le insegne del negozio Omega) e ci sentiamo meglio! Dopo 10 minuti ritorna indietro anche Lory e finalmente facciamo quello per cui eravamo lì:  aprire la nostra bottiglia (sono le 23.35)) e aspettare il conto alla rovescia e, forse, i fuochi di artificio. Siamo o non siamo in Cina: il paese dei fuochi di artificio! Mentre siamo lì qualche imbecille (ricordo di averlo pensato e mai pensiero fu più azzeccato) getta, da una finestra di un locale situato nel palazzo accanto a noi, delle banconote false. Mai, nei miei più assurdi pensieri, avrei immaginato cosa tutto questo stava provocando: ragazzi e ragazze si sono accalcati nella effimera illusione che tutto ciò potesse essere vero, invece, tutto si è trasformato in tragedia! Si sono calpestati, hanno cancellato dai loro giovani volti i sorrisi e la spensieratezza della festa, Ma la polizia dove era? Sì, in realtà qualche poliziotto l’ho visto, ma non era un numero sufficiente per quella bolgia umana.
Ma io queste cose le ho scoperte solo la mattina dopo, quando, tranquilla nel mio letto, ho acceso la tele:”Dai vediamo i festeggiamenti nel mondo”
Hanno iniziato con Shanghai, hanno iniziato con le immagini di dove ci trovavamo proprio noi.  Che bello! Magari ci hanno ripreso? Cosa sono quelle immagini? Cosa sono quei corpi per terra? Ma cosa è successo? Non ci posso credere! Non ci voglio credere!
Una strage. Quei pochi maledetti, bastardi, fottutissimi pezzetti di carta hanno provocato una strage!  Trentasei giovani: 10 ragazzi e 26 ragazze sono rimasti lì per terra tra il Bund e uno degli skyline più suggestivi al mondo. Restiamo sgomenti, increduli, perché non è facile credere in quello che stiamo ascoltando, speriamo solo che il nostro inglese faccia particolarmente schifo e, quindi, di capire male quello che sta dicendo una bellissima giornalista cinese sulla CNN.
“Dai usciamo; per strada qualcosa scopriremo” Invece no, una forma di censura vigila imperterrita sulla vita dei cinesi. Chiediamo persino al tassista, ma anche lui non sa niente.
La giornata scorre non saprei dire se velocemente o no, semplicemente: scorre. Verso l’imbrunire decidiamo di ritornare al Bund. E qui succede l’inverosimile. Pullman e camionette pieni di poliziotti e di militari ci tagliano la strada, ma ancora peggio, quando siamo quasi arrivati, ci tagliano il cammino. Sono centinaia, ma dove erano ieri sera quando sarebbero serviti davvero? In questo momento non servono a niente, solo a far vedere ai numerosi giornalisti e televisioni straniere, sbarcati qui per la tragedia, la perfetta efficienza cinese che rabbia mi prende! Ti si piazzano davanti, aprono un varco, tenendosi per mano e creando una barriera umana, per fare passare la gente, che ora non è lì per festeggiare è disciplinata da sola, non ha bisogno di questa pagliacciata, sono tutti qui per portare dei fiori, per fare una preghiera e, certamente, anche per curiosità, ma sono disciplinati, silenziosi. Il rispetto vigila su tutta questa gente e, purtroppo, le luci dell’Oriental Pearl nel quartiere di Pudong, sono meno attraenti del solito.

Maria Coscarelli