CALENZANO – Sono ulivi che hanno resistito a gelate, siccità, grandinate e adesso vengono piantati per essere classificati e studiati: è pronto il campo da collezione dei fenotipi particolari di Calenzano. Sono due le aziende scelte attraverso il bando del Comune per ospitare in totale 120 di queste piante speciali, la società agricola Semia e l’azienda agricola Podere Montisi. Gli ulivi, prodotti da innesto dalle piante studiate e classificate dai ricercatori del CNR – Ibe nelle aziende agricole e nelle aree pubbliche del territorio di Calenzano, sono stati ospitati in vivaio fino ad ora. L’obiettivo del progetto, siglato nel 2020 tra Comune di Calenzano e l’Istituto di ricerca, è di realizzare un catalogo a cielo aperto della biodiversità olivicola locale.
“L’ulivo è una pianta caratterizzante del nostro paesaggio – commenta l’assessore all’ambiente Irene Padovani– un elemento chiave a livello agricolo, visivo e culturale che ha influenzato fortemente l’evolversi del nostro territorio aperto. Oggi vediamo concretizzarsi questo progetto di studio e tutela della biodiversità con il CNR Ibe che ha contato sulla collaborazione fattiva di tante aziende agricole del nostro territorio, che hanno aperto le porte per l’identificazione e lo studio di questi ulivi: questo patrimonio adesso diventa di tutti i calenzanesi. Domenica 28 maggio ci sarà la prima iniziativa pubblica nell’ambito del festival Passo Passo e che vedrà anche la degustazione dell’olio della biodiversità, ottenuto dai fenotipi nell’autunno 2022. Lavoreremo poi per promuovere progetti rivolti alla cittadinanza e alle scuole, perché conoscano sempre di più questo patrimonio”.
“Si tratta a tutti gli effetti – ha detto Laura Bonora del CNR Ibe che con Graziano Sani ha seguito il progetto – di un percorso di ricerca, che si è arricchito rispetto all’ipotesi iniziale, grazie all’interazione e allo scambio di esperienze con il Comune e con le aziende. Questo percorso è un progetto di ricerca, ma è anche strumento concreto per gli agricoltori che potranno testare il comportamento e la resa delle specie autoctone che hanno resistito a cambiamenti climatici”.
È molto stimolante partecipare a un progetto pilota come questo – hanno detto Matteo Ninci e Massimiliano Villani, soci di Semia, una delle due aziende agricole scelte per ospitare il campo da collezione – al quale si aggiunge l’aspetto molto positivo di collaborazione tra aziende. Ringraziamo il CNR e il Comune per averci dato modo di proseguire nella ricerca e sperimentazione in campo agricolo, guidati dal filo rosso della biodiversità”.