Un’estate da leggere: “Prove tecniche” consiglia i libri di Jussi Adler Olsen

SESTO FIORENTINO – Ultima puntata di “Prove tecniche di trasmissione estate” e ultimo appuntamento (almeno per il momento) con il libro consigliato dall’amica di Piananotizie, la sestese Francesca Santoni. In questo caso si tratta della sezione Q di Jussi Adler Olsen (nella foto) che, in attesa del quinto episodio, “L’effetto farfalla”, ci permette di conoscere […]

SESTO FIORENTINO – Ultima puntata di “Prove tecniche di trasmissione estate” e ultimo appuntamento (almeno per il momento) con il libro consigliato dall’amica di Piananotizie, la sestese Francesca Santoni. In questo caso si tratta della sezione Q di Jussi Adler Olsen (nella foto) che, in attesa del quinto episodio, “L’effetto farfalla”, ci permette di conoscere meglio quanto scritto finora dallo scrittore danese, ovvero “La donna in gabbia”, “Battuta di caccia”, “Il messaggio nella bottiglia” e “Paziente 64”. Qui di seguito la recensione scritta dalla stessa Francesca Santoni sui lavori di uno degli autori danesi di gialli più venduti nel mondo.

Il vento del nord (che nel panorama dell’editoria italiana si chiama Marsilio) ci vizia già da qualche anno con gialli e thriller di autori scandinavi di altissima qualità e sta per consegnarci il quinto episodio della Sezione Q di Jussi Adler Olsen: “L’effetto farfalla”. La serie inizia con “La donna in gabbia” e continua con “Battuta di caccia”, “Il messaggio nella bottiglia” e “Paziente 64”.
Importante: questi libri vanno letti necessariamente in ordine cronologico di pubblicazione. Ai contenuti “crime”, infatti, fanno da cornice sia le vicende personali dei diversi personaggi sia un’indagine che coinvolge in maniera diretta il protagonista. Faccio fatica a rinchiudere i romanzi di questo autore in una definizione di genere: non sono propriamente dei gialli perché il colpevole è facilmente identificabile, quando non addirittura esplicitato; ma non sono neanche dei semplici thriller, né dei polizieschi in senso stretto, poiché al ritmo concitato del racconto delle indagini si alterna la quasi comicità dei due umanissimi investigatori, tanto diversi quanto unici. Il primo, Carl Mørk, è un poliziotto testardo, burbero e polemico; rientrato in servizio dopo esser rimasto ferito in una sparatoria, viene messo a capo di una nuova sezione incaricata di occuparsi di crimini irrisolti: mossa quanto mai strategica per assicurare al dipartimento di Copenaghen qualche finanziamento in più e per segregare lo scomodo protagonista in un “ufficio” nello scantinato. Il secondo, Assad, è il suo tuttofare: è un immigrato di origine siriana, un concentrato di sgrammaticata e squinternata simpatia che però lascia talvolta filtrare ricordi di un passato oscuro e tormentato.
L’interazione tra i due, a cui si aggiungerà un terzo personaggio dal secondo romanzo, dà origine a dei siparietti spassosissimi che, sapientemente dosati dall’autore danese, costituiscono il perfetto contraltare alla narrazione di casi claustrofobici, morbosi, angoscianti e macabri. Insomma, una vera e propria altalena di emozioni che ci scopre a sorridere dopo aver trattenuto il fiato per diverse pagine. Il tutto raccontato con una scrittura coinvolgente ma leggera e scorrevole che non esclude il riferimento ad alcune tematiche di attualità che meritano una riflessione.