FIRENZE – Mandato pieno ai segretari generali per chiedere alla Regione un confronto vero verso “un nuovo modello di sviluppo”, pronti alla mobilitazione in caso di mancanza di risposte: è quanto emerge dall’assemblea di delegate e delegati di Cgil, Cisl, Uil Toscana (oltre 300 i partecipanti, da tutte le province toscane e da tutti i settori del lavoro) riunita stamani a Firenze all’Auditorium Al Duomo di via Cerretani. “In questo contesto così difficile, tra guerra, pandemia non ancora debellata, crisi energetica, caro vita, crisi sociale – hanno spiegato i sindacati -, siamo molto preoccupati per la Toscana, non bisogna farsi trovare impreparati e occorre contrastare i rischi di arretramento, che ad ora esistono; da qui nasce questa nostra iniziativa che vuole essere da pungolo per la Regione. Non c’è tempo da perdere, nei luoghi di lavoro sentiamo forte il timore di lavoratori e lavoratrici verso il futuro, meritano una risposta”.Secondo Cgil, Cisl, Uil Toscana, occorre un nuovo modello di sviluppo che sappia interpretare le nuove sfide tecnologiche e di transizione ambientale, governandole, e che miri a creare lavoro di qualità nel rispetto della legalità e della sicurezza, all’interno di uno sviluppo infrastrutturale (comprese le infrastrutture immateriali come la sanità) certo, nel riconoscimento del ruolo determinante che il sindacato ha svolto sempre per la coesione sociale nella regione e di un rinnovato protagonismo degli attori sociali, con relazioni sindacali di qualità. Per fare tutto ciò, per le tre sigle, occorre un confronto serio e costruttivo con la Regione Toscana – nel merito delle questioni, non con semplici passaggi di informazioni – a partire dalla gestione delle risorse che arrivano dall’Europa (dal Pnrr ai fondi strutturali).
“La situazione – ha detto Dalida Angelini (segretaria generale Cgil Toscana) – è complessa: lavoratori e famiglie soffrono, non vogliamo che la Toscana arretri. Vogliamo piuttosto ragionare con la Regione per capire dove si vuole andare per creare e difendere il lavoro, e governare la transizione ambientale e digitale, aggiornando il Patto per lo sviluppo e quello per la salute. Il sindacato vuole essere protagonista: ad esempio, sul Pnrr sono stati fatti vari progetti a livello comunale ma manca un coordinamento regionale, vorremmo discuterne nel piano regionale di sviluppo cogliendo l’opportunità dei fondi europei. Dalla nostra assemblea di oggi parte un messaggio forte alla Regione ma vorrei rivolgermi, invitando ad agire e a fare la propria parte, anche al sistema delle imprese, che in questi anni ha preso tante risorse ma dimenticando un po’ i collaboratori più stretti cioè i dipendenti, e al Governo, i cui primi atti non vanno nella direzione giusta perché ci sono risorse per le imprese e niente per lavoratori e lavoratrici, e non convince certo l’aumento a 3.000 euro dei “fringe benefit”, ma tutto a discrezione dell’impresa e scavalcando la contrattazione”.
“Siamo preoccupati – ha aggiunto – Ciro Recce (segretario generale Cisl Toscana) – dai segnali di arretramento che registriamo in Toscana, nel lavoro e nell’economia, ma anche nei servizi che si sostengono solo con lo sviluppo. Lo scenario è cambiato e dobbiamo costruire un nuovo modello di sviluppo, con tre pilastri: infrastrutture, transizione digitale e ambientale, sanità, dedicando sempre la massima attenzione alla sicurezza sul lavoro. Per far questo c’è bisogno di un confronto approfondito e vero con la Regione. La politica deve cambiare passo, ha il compito di decidere e il dovere di assumersi la responsabilità del fare e deve avere il coraggio di riappropriarsi del ruolo decisionale che le spetta, anche quando le decisioni possono sul momento apparire impopolari. Non si costruisce un buon futuro per i toscani guardando solo ai like sui social”.
“La Regione Toscana – queste le parole di Paolo Fantappiè (segretario generale Uil Toscana) – deve ascoltarci. Tutti gli indicatori mostrano che la nostra regione sta retrocedendo sulla qualità del lavoro, sui servizi, sulle infrastrutture, sui livelli della sanità che non sono più accettabili. I dati Irpet dicono che 15 mila aziende chiuderanno il bilancio in passivo con una ripercussione su 115.000 lavoratori, una situazione che va a impattare in un tessuto economico e sociale già compromesso. Dobbiamo cambiare il modello toscano di sviluppo e gli 8 miliardi che arriveranno dal Pnrr è un’occasione unica per accelerare questo processo di cambiamento. Per farlo però i sindacati devono essere coinvolti in modo attivo e puntuale aprendo un confronto vero con la Regione Toscana. Senza risposte è chiaro che siamo pronti alla mobilitazione perché a pagare non potranno essere sempre lavoratori e pensionati”.