“Un pozzo per Edoardo”, il 31 dicembre cala il sipario sull’associazione

SIGNA – Con la tristezza nel cuore ma anche con la consapevolezza che (probabilmente) è la cosa migliore da fare. Se sia anche quella più saggia, questo non spetta certo a noi dirlo, né a coloro a cui dispiacerà leggere questa notizia, né a chi a dispiacerà un po’ meno. Il 31 dicembre calerà definitivamente […]

SIGNA – Con la tristezza nel cuore ma anche con la consapevolezza che (probabilmente) è la cosa migliore da fare. Se sia anche quella più saggia, questo non spetta certo a noi dirlo, né a coloro a cui dispiacerà leggere questa notizia, né a chi a dispiacerà un po’ meno. Il 31 dicembre calerà definitivamente il sipario su “Un pozzo per Edoardo onlus”, l’associazione che dal 2012 ha tenuto in vita il ricordo di Edoardo Morosi, ucciso in un incidente stradale nell’estate del 2010 ancora giovanissimo. Ne abbiamo parlato con la mamma, Patrizia Spinelli, davanti a quel “pozzo” collocato dalla famiglia a poca distanza da dove Edoardo è morto, simbolo di una battaglia portata avanti in questi anni sempre con grande impegno. Simbolo della speranza che tragedie del genere non possano e non debbano ripetersi più. Simbolo di un pozzo vero e proprio, realizzato nella missione di Homa Bay, in Kenia, che ha portato l’acqua dove l’acqua non c’era e ha permesso a tanti bambini di poterla bere. “Il problema – spiega Patrizia – non è stato tanto il calo delle presenze ai nostri eventi, che comunque era fisiologico con il passare del tempo. Alla base di tutto ci sono soprattutto la stanchezza personale e la troppa burocrazia, che ha finito per “soffocare” una realtà che può contare su una sessantina di soci”. E’ innegabile che la riforma del terzo settore – soprattutto in materia di statuto – ci abbia messo del suo, con spese che una realtà piccola come “Un pozzo per Edoardo” non può sostenere. Se oltre a tutto questo ci aggiungiamo anche il fatto che, a causa del Covid, nell’ultimo anno in pratica non è stato possibile organizzare niente, il quadro è completo. Da qui, a giugno, la decisione di non confermare l’associazione all’Albo esistente presso il Comune di Signa mentre a dicembre sarà scritta la parole fine. In mezzo a tutto questo, è giusto ricordarlo, ci sono anche le quattro famiglie che stanno vivendo un periodo di difficoltà e alle quali, tutti i mesi, fino a oggi, l’associazione nata nel nome di Edoardo ha garantito la spesa per poter andare avanti con dignità. “E’ stata una decisione valutata, ponderata e sofferta – conclude Patrizia – ma alla fine ha prevalso il desiderio di “cambiare strada” e di dedicare un po’ più di tempo alla mia famiglia. Ringrazio tutti coloro che ci sono stati vicini in questi anni, su tutti gli “Amici del cinquino”, e chissà che non capiterà di nuovo l’occasione di incontrarci in futuro”. “L’uomo può definire soltanto ciò che costruisce, il resto può solo descriverlo”: lo scrive Nicolas Gomez Davila nel libro “Tra poche parole”. E quando associazioni, che in questi anni hanno costruito qualcosa, chiudono i battenti, dispiace, è una sconfitta per tutti.