Un punto di riferimento per la famiglia e per i diritti dei disabili: la sorella e i nipoti ricordano Alfa Misuri a un mese dalla scomparsa

FIRENZE –  Nel sistema numerico dei Greci di età ellenistica, la lettera alfa era il segno usato per il numero 1. Non a caso alfa è anche la prima lettera dell’alfabeto greco, corrispondente alla lettera a dell’alfabeto latino. E non è neanche un caso che la persona che ricordiamo oggi, a un mese dalla sua […]

FIRENZE –  Nel sistema numerico dei Greci di età ellenistica, la lettera alfa era il segno usato per il numero 1. Non a caso alfa è anche la prima lettera dell’alfabeto greco, corrispondente alla lettera a dell’alfabeto latino. E non è neanche un caso che la persona che ricordiamo oggi, a un mese dalla sua scomparsa, sia stata una numero uno per la propria famiglia ma anche nella “lotta” per la conquista di tanti diritti da parte dei disabili. Ecco perché le parole scritte dai nipoti e dalla sorella in ricordo di Alfa Misuri assumono una valenza doppia e rimandano, se vogliamo, a un mondo e un’epoca in cui molto non era scontato ma nessuno mollava di un centimetro, usando proprio le parole per ricordare Alfa, “per far sentire la propria esistenza e lottare per ottenere il diritto a poter studiare, lavorare e a vivere come tutte le persone”.

È già passato un mese e ancora i parenti sono increduli della scomparsa improvvisa di Alfa Misuri, una persona che tutti i familiari, dalla sorella ai nipoti e a tutti i conoscenti ricordano con tanto dispiacere. Era una persona molto conosciuta a Brozzi, dove era nata nel 1932 e dove aveva sempre vissuto. La poliomielite che l’aveva colpita all’età di due anni, l’aveva costretta a una vita fatta di rinunce, di privazioni, di continui ricoveri, rendendo complicata anche la semplice frequenza a scuola. In quegli anni, infatti, le persone disabili erano costrette a delle continue limitazioni e la malattia veniva vissuta con un senso quasi di vergogna, tanto da doversi perfino coprire le gambe. Finalmente, grazie all’azione di don Enzo Mazzi, all’epoca parroco dell’Isolotto, negli anni ’60 le fu concesso, a lei come a tanti altri, di uscire fuori dall’oscurità in cui erano stati costretti fino a quel momento e di iniziare a far sentire la propria esistenza e a lottare per ottenere il diritto a poter studiare, lavorare e a vivere come tutte le persone. Non fu semplice comunque emergere e furono necessarie rimostranze con occupazioni nelle piazze principali di Firenze affinché le istituzioni fossero sensibilizzate e ne prendessero coscienza. Gli sforzi furono poi ascoltati a partire dalla fine degli anni ’60, quando le amministrazioni pubbliche, in particolare il Comune di Firenze, la inserì nel proprio organico, garantendole un regolare contratto di lavoro. Fu l’inizio di una nuova rinascita e di una conquista di indipendenza economica, che aggiunta a un carattere estremamente determinato e ambizioso, le consentì di accumulare esperienze che in altri tempi sarebbero sembrate impossibili, come prendere la patente, frequentare amici, viaggiare e prendere l’aereo… Pur mantenendo una spiccata indipendenza, la famiglia era sempre al centro della sua vita ed è per questo che tutti i familiari tenevano sempre in grande considerazione il suo punto di vista e la ritenevano il loro punto di riferimento. A distanza di un mese la ricordano con tanta ammirazione e sentono la sua mancanza.

La sorella e i nipoti