SIGNA – Una giornata dedicata alla celebrazione dei “professionisti sanitari, sociosanitari, socioassistenziali e del volontariato”. Un settore a cui il coordinamento signese di Italia Viva chiede “più attenzione”. “Mai come nel periodo della pandemia – spiegano i coordinatori comunali Daniela Pancani e Luca Tognarelli – è stata evidenziata l’importanza del tema sanitario per il nostro paese e con esso il ruolo fondamentale dei professionisti sanitari per contrastare la diffusione del virus e garantire un’ adeguata assistenza sanitaria. Le figure sanitarie sono state e sono a tutt’oggi in prima linea in questa battaglia, anteponendo il bene comune e la salute collettiva a quella personale, mettendo al primo posto della loro vita “la lotta alla pandemia”, così come fa un soldato quando viene chiamato in battaglia”.
“Niente riposo, ferie, festività da condividere in famiglia – aggiungono . ma turnazione e disponibilità notevolmente ampliate. Tutto ha assunto un ruolo di second’ordine rispetto alla tutela della salute collettiva, anche gli spazi di vita privata. Le priorità si sono stravolte. Questi professionisti hanno pagato e stanno pagando a caro prezzo la lotta contro il virus, contraendo talvolta loro stessi la malattia fino al decesso o contagiando a loro volta le loro famiglie. Spesso si sono dovuti allontanare da esse per tutelare la loro salute, isolandosi in abitazioni diverse e lontane dai loro affetti”.
“In questo scenario, paradossalmente, – concludono – dopo la fase della prima ondata in cui erano percepiti dalla collettività come idoli, nella seconda ondata sono stati oggetto di numerose aggressioni verbali e anche fisiche da parte della popolazione. Ecco perché l’idolatria non serve, in quanto riveste la peggiore “trappola narcisistica” a cui i professionisti sanitari non devono cadere. Dopo un’idealizzazione c’è sempre una pesante svalutazione e i professionisti della salute mentale lo sanno molto bene, anche in merito al danno psicologico ed esistenziale che le figure sanitarie hanno subito in termini di disturbo post-traumatico da stress. Tutto questo necessita di essere riconosciuto e portato all’ attenzione delle politiche sociali e sanitarie, attraverso azioni concrete”.