#unitipossiamo, torna lo spot Cei a sostegno dei preti diocesani: c’è anche don Bledy

CAMPI BISENZIO – Testimoni del Vangelo, ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa. Sono i nostri sacerdoti che si dedicano a tempo pieno ai luoghi in cui tutti noi possiamo sentirci accolti e si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti. Le […]

CAMPI BISENZIO – Testimoni del Vangelo, ogni giorno ci offrono il loro tempo, ascoltano le nostre difficoltà e incoraggiano percorsi di ripresa. Sono i nostri sacerdoti che si dedicano a tempo pieno ai luoghi in cui tutti noi possiamo sentirci accolti e si affidano alla generosità dei fedeli per essere liberi di servire tutti. Le offerte rappresentano un modo per esprimere il nostro grazie a coloro che non solo rispondono alle molte emergenze innescate dalle crisi sociali ed economiche, ma sostengono quotidianamente i propri fratelli in difficoltà. I “nostri” preti, infatti, sono sempre al nostro fianco ma anche noi possiamo far sentire loro la nostra vicinanza.

#unitipossiamo è l’hashtag della nuova campagna della Conferenza Episcopale Italiana che intende sensibilizzare i fedeli e si sofferma sul valore della donazione. I sacerdoti non sono i soli protagonisti, ma condividono questo ruolo con l’intera comunità. “La campagna 2022 fa perno sulla comunità e sul suo valore nella società. Abbiamo pensato che fosse giusto ed efficace dare spazio e visibilità – spiega il responsabile del Servizio Promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – non solo ai sacerdoti ma anche a quelle realtà che, grazie ai propri pastori, sono sempre più unite nei valori cristiani, e che senza il loro prezioso punto di riferimento non potrebbero sopravvivere. Lo spot ruota intorno al concetto dell’unione e degli obiettivi che si possono raggiungere insieme”.

Ideata e prodotta da Casta Diva Group, la campagna racconta, attraverso scorci di vita quotidiana, il ruolo chiave della “comunità”: dalle attività del doposcuola alle partite di calcio nell’oratorio, dall’impegno dei volontari a quello degli anziani, dall’assistenza all’ascolto dei più bisognosi.
Comunità che sono vere e proprie protagoniste, motori delle numerose attività, coese intorno al proprio parroco, un amico cui rivolgersi nel momento del bisogno e con cui condividere i momenti importanti della propria vita.

E di vite ne ha vissute e accompagnate innumerevoli don Bledar Xhuli, parroco di Santa Maria a Campi Bisenzio, per tutti don Bledy. La storia del sacerdote, da settembre scorso nominato anche vicario episcopale per la pastorale della Diocesi toscana, affonda le sue radici nel suo sbarco a Otranto, alla fine dell’estate del 1993, a soli 16 anni, proveniente da Fier in Albania. Un viaggio con il barcone, percorso comune a tanti altri migranti della sua generazione e delle successive, pervaso dalla speranza di una vita migliore e stroncato appena arrivato in Italia, costretto a dormire all’addiaccio e a procurarsi i pasti alle mense sociali. Poi l’incontro che cambierà la sua esistenza e quella di molti altri. “A fare la differenza sono state le braccia aperte di don Giancarlo Setti. È stato il primo che mi ha fatto domande sulla mia vita – spiega don Bledy a Giovanni Panozzo nel filmato “Don Bledar, quando l’accoglienza genera accoglienza” che si può vedere al link https://www.unitineldono.it/le-storie/don-bledar-firenze/ –, avrei voluto chiedere solo un aiuto e invece mi fece entrare a casa sua”.

Inizierà così un percorso di studio, lavoro e soprattutto di fede. L’incontro con i parrocchiani di don Giancarlo e quell’intenso senso di comunità lo avvicinano alla Chiesa e al rapporto con Dio. Bledar riceve il battesimo, la prima comunione e la cresima, fino alla maturazione di una vocazione che tuttora si fortifica nell’amore verso il prossimo. Lo raccontano i suoi parrocchiani: “È una persona che trasmette gioia – dicono – e non si mette un gradino più in alto della persona che sta ascoltando; sa attualizzare la Parola, la sa far vivere”.

Don Bledar custodisce il senso dell’ospitalità nel suo essere ogni giorno un riferimento e anche un’ispirazione per la sua comunità: “Chissà quante persone meravigliose come lui ci perdiamo – dice una parrocchiana – perché non trovano qualcuno che le accoglie e le valorizza”. Una testimonianza vissuta in prima persona dal parroco che ha beneficiato del dono dell’accoglienza e che oggi accoglie, con il supporto dell’intera comunità, per provare a sanare le fragilità economiche o abitative delle persone in difficoltà. Un’azione che gli permette di perpetuare una catena di umanità che da sola arricchisce la vita. “È una persona – aggiunge un’altra parrocchiana – che insegna l’accoglienza con il suo esempio quotidiano e anche con la sua vita”. E offrire ospitalità significa soprattutto donare una nuova casa e fare in modo che la vita possa rifiorire e rinascere. Un posto del cuore che don Bledar ha trovato e che gli permette di dedicarsi agli altri: “Ogni anno, come faccio di consueto, vado in Albania a trovare i miei, ma non torno a casa. Ho trovato casa mia quando ho aperto la porta della chiesa. Per me è il luogo dell’incontro con Dio e quindi è anche il luogo della pace”.