SESTO FIORENTINO Dal Polo scientifico dell’Università di Firenze uno studio per capire come evitare il rischio “salmonella”. Perchè forse non tutti sanno che il batterio “Salmonella” non si trova solo nelle uova o nel pollo, ma anche nelle verdure, cosa che può esporci al rischio di infezioni alimentari quando le consumiamo crude.
Lo studio, pubblicato su Food Control la rivista dell’International Union of Food Science and Technology, l’organizzazione no-profit punto di riferimento del World Health Organization (WHO) e della Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), è firmato da Massimiliano Marvasi, Anna Lenzi e Ada Baldi. La ricerca illustra le pratiche agronomiche che permettono di ridurre il rischio di infezione indicando nove azioni finalizzate alla sicurezza dei prodotti, utili anche per chi coltiva il proprio orto.
“Anche nella conduzione di un orto, lungo tutta la catena di produzione e raccolta, le verdure possono essere esposte in diversi modi alla contaminazione con batteri patogeni come la Salmonella – spiega Marvasi-. Il nostro studio ha fatto il punto sulla letteratura esistente, a cui la ricerca fiorentina in questi ultimi anni ha dato un grande contributo, soprattutto per quel che riguarda la biologia e la coltivazione del pomodoro”.
La sicurezza microbiologica dell’acqua e dei fertilizzanti organici come il compost è di primaria importanza per evitare il rischio di contaminazione, che può essere causato anche dalla presenza di feci depositate dagli animali (mammiferi, piccoli rettili, insetti…) o di resti degli animali stessi. Il rischio può essere maggiore per gli ortaggi coltivati a terra e lo studio dell’Ateneo fiorentino si è concentrato in particolar modo sulla coltivazione di peperoni, insalata e pomodori.
“Il batterio contamina un ortaggio danneggiato superando lo strato esterno, è quindi necessario preservarne l’integrità in tutte le fasi – racconta il ricercatore -. La scelta delle varietà aiuta ma, fra le altre azioni, sono importanti anche la solarizzazione del suolo (cioè la copertura del terreno con teli plastici trasparenti che innalzano la temperatura e uccidono molti dei batteri patogeni), l’uso di acqua pulita, fertilizzanti sicuri e una raccolta fatta con le condizioni di maturità dell’ortaggio opportune. Con tali accortezze – conclude Marvasi – non solo gli agricoltori ma anche chiunque abbia un orto può migliorare la sicurezza alimentare, mantenendo un raccolto sano, gustoso e nutriente”.