SIGNA – “La lunga e travagliata storia del chiosco del Crocifisso ancora non si apre a un futuro scevro da ambiguità. Prima edicola, poi, con molte zone d’ombra, postazione fuori mercato per la somministrazione di alimenti e bevande. Quindi la chiusura dell’attività nel settembre del 2017. Oggi, dopo più di tre anni, il bando per l’assegnazione della concessione “ristoro-bar”. Con molte criticità”. A dirlo, in una nota, sono i consiglieri comunali di Uniti per Signa, il capo gruppo Gianni Vinattieri (nella foto), Matteo Mannelli e Chiara Di Bella.
“La vicenda – aggiungono – parte da lontano. Nel tempo politico dalla precedente consiliatura. Con approdo e strascico faticoso nell’attuale. In cui sono state presentate da Chiara Di Bella per il gruppo di Uniti Per Signa due interrogazioni: la prima nel mese di novembre 2019 a cui il sindaco rispose che entro gennaio 2020 sarebbe stato pubblicato il nuovo bando; la seconda nel mese di giugno 2020 a cui il sindaco rispose che il bando sarebbe stato pubblicato entro il dicembre del medesimo anno. Nel frattempo l’immobile, acquisito al patrimonio indisponibile del Comune, ha subito un progressivo degrado e depauperamento. Simbolo di abbandono ed incuria”.
“Il bando, inoltre, è arrivato con determinazione del Settore 4 – Gestione del Territorio il 10 febbraio scorso: con scadenza fissata al 12 marzo. Bando, come vedremo complesso e dai parametri difficilmente quantificabili, da preparare in pochissimo tempo. In una fase, quella dell’emergenza sanitaria irrisolta, difficilissima per tutte le attività produttive esistenti e ancor più insidiosa per quelle nascenti. Con rischio d’impresa ed investimento invalutabile nelle spire sfuggenti delle innumerevoli variabili aleatorie. Eppure il testo della gara pubblica non solo non dissolve ma genera molti interrogativi e perplessità. Concessione di nove anni a 307,80 euro mensili suscettibili di rialzo di offerta di gara. Sei mesi esentati. Ma lavori a carico del concessionario da fare entro due mesi dalla stipula del contratto: sostituzione di due ampi vetri degli infissi, riparazione/sostituzione di una porta laterale esterna, riparazione della veletta della copertura e opere di ordinaria manutenzione, realizzazione di una pedana/rampa laterale. Poi, ovviamente, allestimenti ed arredi interni ed esterni a carico del concessionario da realizzarsi conformemente alle norme di igiene e salute prescritte dalla Asl competente e da tutti i soggetti istituzionali preposti”.
“Ma l’elemento più opinabile è il parametro che, di fatto, segnerà l’aggiudicazione della concessione: un’offerta tecnica con relazione di progetto che sarà valutata sulla base della concretezza, la chiarezza d’intenti, la maggior corrispondenza al valore richiesto di “aggregazione”, “socialità” e “inclusività”. Con criteri e modalità finalizzati all’accoglienza, all’integrazione e con l’indicazione di strumenti per organizzare eventi legati alle festività del territorio. Il tutto nell’ambito della promozione dell’attività economica del Crocifisso, della valorizzazione dell’area interessata, di favorire la socializzazione in una zona a carattere prettamente residenziale, dell’incoraggiamento della fruizione degli spazi pubblici esistenti e della creazione di un punto di aggregazione sociale per un pubblico eterogeneo”.
“Vasto programma – concludono – che fa ricadere sulle spalle del prossimo gestore di un chiosco che dovrebbe essere un punto di ristoro-bar, quello che le giunte comunali signesi non sono nemmeno riuscite ad iniziare negli ultimi diciassette anni. Nel pieno di un’emergenza sanitaria che non permette, ad oggi, ipotesi di lungo respiro. Come se il Concessionario si potesse sostituire alla vacanza permanente dell’amministrazione comunale. Cerchiamo, invece, di puntare sul reale e sul raggiungibile. Misuriamo le scelte sulla promozione dell’intrapresa del territorio. E puntiamo a far ripartire un’attività commerciale dopo quasi quattro anni di chiusura. Oberare il gestore di compiti politici significa impedirne la giusta ripartenza. Va favorita la rinascita di un chiosco ristoro-bar, naturale punto di aggregazione, senza accezioni. Su cui innestare, da parte del Comune, politiche culturali di socializzazione, integrazione e inclusione”.