UPS: “Lavori alla ex caserma di via Mazzini: due varianti e una dilatazione consistente di tempi e costi”

SIGNA – Lavori pubblici nel mirino di Uniti per Signa, del capo gruppo Gianni Vinattieri e dei consiglieri Matteo Mannelli e Chiara Di Bella. “Ancora una volta a Signa – spiegano – va in scena uno schema antico per i lavori pubblici: Progetto esecutivo con importi consistenti, aggiudicazione lavori con ribasso di gara, inizio lavori, […]

SIGNA – Lavori pubblici nel mirino di Uniti per Signa, del capo gruppo Gianni Vinattieri e dei consiglieri Matteo Mannelli e Chiara Di Bella. “Ancora una volta a Signa – spiegano – va in scena uno schema antico per i lavori pubblici: Progetto esecutivo con importi consistenti, aggiudicazione lavori con ribasso di gara, inizio lavori, sospensione e proroga degli stessi, varianti con dilatazione dei tempi di realizzazione e degli importi complessivi che annullando il ribasso di gara quasi sempre diventano maggiori o uguali di quelli del progetto esecutivo. In linea con questa sequenza cronologica di atti è l’annosa riqualificazione dell’ex caserma di via Mazzini: recupero stimato per 1.098.480 euro (senza Iva) nel 2017 e ancora da concludere. Con una serie complessa di passi intermedi e in itinere difficili da sintetizzare”.

“Nel 2018 – continuano – sono stati aggiudicati i lavori con un ribasso del 23,45% e il 9 luglio sono partiti i lavori. Per fermarsi pochi mesi dopo, a ottobre, per 152 giorni consecutivi; fino al mese di aprile 2019. Nel frattempo è arrivata la prima variante che ha prorogato i lavori di 60 giorni facendo slittare la loro consegna al 23 dicembre 2019. Ma a pochi giorni dalla scadenza l’impresa appaltatrice ha chiesto, e ottenuto, un’ulteriore proroga di 113 giorni per la conclusione dell’opera con uno spostamento della fine dei lavori al 14 aprile 2020. Ma, ancora una volta, a marzo 2020 è arrivata la seconda sospensione dei lavori. Che è sfociata, nel novembre scorso, in una seconda variante che, fra le altre cose, ha aggiornato il cronoprogramma con l’aggiunta di ulteriori 90 giorni consecutivi per il fine lavori”.

“In definitiva – dicono i tre consiglieri – a fronte di 320 giorni consecutivi previsti inizialmente per la realizzazione dell’opera, all’atto della seconda variante di novembre si erano già cumulati 415 giorni solo considerando sospensioni e proroghe. A oggi si prevede la conclusione del recupero a fine marzo 2021. Ovviamente questo percorso farraginoso non ha comportato solo una dilatazione sostanziale dei tempi di realizzazione, ma anche un forte aumento dei costi. Dopo le due varianti gli importi dei lavori a base di gara sono passati da 645.893,45 euro (senza Iva) a 869.737,70 euro (senza Iva): con un aumento di 223.844,25 euro pari al 34,66% del valore ribassato dalla gara. L’importo complessivo del quadro economico generale è passato dal valore ribassato di gara di 924.621,22 euro (senza Iva) a 1.184.419,50 euro (senza Iva) dopo la seconda variante: con un aumento di 259.798,28 euro. Quindi, a oggi, la spesa prevista dopo le due varianti non solo è nettamente superiore all’importo del progetto affidato con ribasso di gara ma addirittura superiore a quello del progetto esecutivo a base di gara”.

“In campo il governo delicatissimo del denaro pubblico, – concludono – che dovrebbe prevedere livelli di attenzione e di efficienza altissimi. Con un’opera non conclusa dopo quasi tre anni. A cui si aggiungeranno le spese fisse per la gestione della struttura che dovrebbe accogliere il Museo della paglia e dell’intreccio”.