Ups: “Quale sorte per Palazzo Ferroni?”

SIGNA – Uniti per Signa chiede lumi su Palazzo Ferroni, il primo palazzo comunale, su quali siano le intenzioni dell’amministrazione. “Nella Consiliatura 2004 – 2009 – spiegano Gianni Vinattieri (capo gruppo), Chiara Di Bella e Matteo Mannelli – è stato delineato un importante accordo con l’associazione Centro Signa Arti e Mestieri per il suo recupero; […]

SIGNA – Uniti per Signa chiede lumi su Palazzo Ferroni, il primo palazzo comunale, su quali siano le intenzioni dell’amministrazione. “Nella Consiliatura 2004 – 2009 – spiegano Gianni Vinattieri (capo gruppo), Chiara Di Bella e Matteo Mannelli – è stato delineato un importante accordo con l’associazione Centro Signa Arti e Mestieri per il suo recupero; grazie all’impegno di importanti finanziamenti da parte dell’Ente Cassa di Risparmio: prima quota di versamento di 300.000 euro per un importo complessivo di circa 1.500.000 euro. Obiettivo: adibire il piano seminterrato a magazzini, il primo piano al Museo della Paglia e dell’Intreccio e il secondo piano alla realizzazione di un Centro internazionale delle manifatture artistiche e dei mestieri d’arte. Però, dopo anni di stallo, nel 2015 il progetto è stato, di fatto, abbandonato. E dall’esercizio 2017 l’immobile comunale di via Ferroni è stato inserito nel Piano delle alienazioni del Comune di Signa. Intenzione confermata anche dall’attuale Giunta in sede di discussione del Bilancio di previsione 2020 – 2022. Insomma: dal recupero di uno patrimonio storico di Signa alla vendita”.

Strada che secondo il gruppo consiliare presenta dei problemi “perché l’immobile deve, prima, essere assoggettato alla procedura di VAS, alla verifica dell’interesse culturale (solo con esito negativo può diventare patrimonio disponibile dell’Ente) e alla modifica della destinazione urbanistica: procedure complesse dall’esito incerto”. In questo stato di cose, il destino di Palazzo Ferroni dicono i tre consiglieri comunali “è condannato ad una dimensione di reiterazione burocratica senza idee e soluzioni politiche: sospensione in un limbo senza visione che ha come ricaduta reale il suo degrado e decadimento strutturale”. Per questo motivo chiedono, nell’interrogazione presentata in Consiglio comunale il 27 luglio scorso, “se è interesse dell’amministrazione comunale invertire la deriva di abbandono e degrado a cui dal 2010 è condannato Palazzo Ferroni; con quali obiettivi, passaggi e tempi concreti e realistici; se l’amministrazione comunale intende risolvere le criticità più acute, che intersecano la qualità della vita dei cittadini signesi residenti in prossimità di Palazzo Ferroni. A cui sono state date risposte vaghe su una possibile discontinuità rispetto ad una ipotesi di vendita che viene votata ed approvata dal 2017 ma che, in realtà, non può essere concretizzata”. “Quello che serve – concludono – è un progetto politico su cui innestare il recupero di un patrimonio del nostro Comune”.