UPS: “Sulla Cassa di espansione va in scena la fiera della vanità e dei fallimenti”

SIGNA – Nei giorni scorsi la posa della “prima pietra” di quella che sarà la cassa di espansione realizzata nel parco dei Renai. A cui sono seguite prima le parole della Lega, del suo capo gruppo Vincenzo De Franco, e oggi quelle di Uniti per Signa, con una nota del capo gruppo Gianni Vinattieri e […]

SIGNA – Nei giorni scorsi la posa della “prima pietra” di quella che sarà la cassa di espansione realizzata nel parco dei Renai. A cui sono seguite prima le parole della Lega, del suo capo gruppo Vincenzo De Franco, e oggi quelle di Uniti per Signa, con una nota del capo gruppo Gianni Vinattieri e dei consiglieri Matteo Mannelli e Chiara Di Bella. “Come in un set affollato di attori e comparse, dicono – giovedì scorso nel parco dei Renai è andata in scena l’epifania della posa della prima pietra della Cassa di espansione. Gioco di luci che in una Regione e in Comune ordinari sarebbe stato declinato nell’ultimo sigillo alla conclusione dei lavori. E che, altresì, si traduce nell’ennesima fiera delle vanità. E soprattutto dei fallimenti. Opera fondamentale per la messa in sicurezza del fiume Arno con implicazioni che investono territori ampi della Città metropolitana, l’iter della Cassa viene da molto lontano e andrà molto lontano. Con una serie complessa di insopportabili ritardi e nefaste conseguenze”.

Uniti per Signa fa un salto nel passato, nel 2001, “quando il Comune di Signa venne riconosciuto come ente attuatore dell’opera. Nel 2004 poi approvato il Progetto definitivo e avviata la proceduta di Via (Valutazione d’impatto ambientale). Poi lo stallo. Fino al 2009, anno in cui il Comune ritirò la Via. Con responsabilità di entrambe le parti del procedimento: se da un lato la Regione con stringenti prescrizioni non riuscì a coniugare la realizzazione della Cassa con il completamento del Parco (imposizione del blocco delle escavazioni), dall’altro il Comune di Signa antepose rigidamente la continuazione delle escavazioni alla messa in sicurezza della zona e del fiume Arno”.

“Passano gli anni – continua la nota di UPS – senza lasciare tracce tangibili. Se non scie effimere e verbose. Protagonisti per la Regione Enrico Rossi e per il Comune coloro che a tutt’oggi ricoprono ruoli esecutivi. Fino a quando, nel 2011, la Regione commissaria ad acta il Comune di Signa come ente attuatore della Cassa per inadempienza e per portare a termine, finalmente, il procedimento di Via, arrivare all’approvazione di un nuovo progetto definitivo e concludere la realizzazione. Stavolta il Comune non si oppone e rinuncia al ruolo attuativo. Sulla base della presa d’atto della mancanza di mezzi, personale e strutture per portare a termine la progettazione dell’infrastruttura. Vasta riflessione della giunta signese durata più di due anni prima di arrivare alla consapevolezza della propria inadeguatezza”.

“Ma la stagnazione non è mai neutra. Perché, storia di quegli anni, la mancata messa in sicurezza dell’area implica la bocciatura del regolamento urbanistico approvato dopo lunga gestazione nel luglio del 2010, la bocciatura per due volte del progetto di prolungamento di via Arte della Paglia in direzione Ponte a Signa e la perdita di due milioni di euro che il Ministero delle infrastrutture aveva già stanziato. La Regione nomina il Commissario nella persona dell’ingegner Fianchisti, prevede l’approvazione del progetto definitivo entro il 30 giugno 2012, l’approvazione del progetto esecutivo entro il 30 settembre 2013 e l’affidamento dell’appalto nel dicembre 2013, con ultimazione definitiva dei lavori nell’aprile 2016 (come testimonia la fotografia inviata alla nostra redazione da Uniti per Signa e che si riferisce a un sopralluogo effettuato nell’area nel 2013, n.d.r.)”.

“Dal 2011 a oggi, quindi, – conclude il comunicato – una “fiera” di fallimenti. Nel mezzo un territorio inibito dal rischio idraulico e massacrato dalle piene del fiume Arno. Nel 2019, anno orribile, a novembre e dicembre due esondazioni del fiume contenute dai Renai: invaso naturale senza i filtri di protezione e mitigazione promessi. Che mettono in ginocchio le attività produttive del Parco. Poi lasciate sole nella conta dei danni e nella raccolta delle rovine. Per arrivare ai banchetti di giovedì scorso. Iato incolmabile fra mondi divergenti. Con un problema politico latente: coloro, sempre gli stessi, che hanno inanellato sequenze di fallimenti con quali competenze possono gestire la realizzazione dell’opera?”.