UPS: “Unità di responsabilità contro il Covid, il Pd non l’ha capita, né in consiglio, né fuori. Ecco di cosa si tratta”

SIGNA – “Il Pd non ha capito la nostra proposta di unità di responsabilità contro il Covid. Né on consiglio, né fuori. Ve la riproponiamo”. Uniti per Signa, il capo gruppo Gianni Vinattieri e i consiglieri Matteo Mannelli e Chiara Di Bella, torna sull’ultimo consiglio comunale. E su un punto che ha fatto discutere. “Un […]

SIGNA – “Il Pd non ha capito la nostra proposta di unità di responsabilità contro il Covid. Né on consiglio, né fuori. Ve la riproponiamo”. Uniti per Signa, il capo gruppo Gianni Vinattieri e i consiglieri Matteo Mannelli e Chiara Di Bella, torna sull’ultimo consiglio comunale. E su un punto che ha fatto discutere. “Un corretto confronto democratico – spiegano in una nota – avviene sulle proposte fatte e non sulle loro caricature. Che sono funzionali a uno slancio di demagogia. Ma hanno l’effetto concreto di fare perdere solo tempo in chiacchere inutili. È il caso della nostra proposta di per l’istituzione di un’Unità di responsabilità consiliare per affrontare l’emergenza sanitaria da Covid-19 e le sue conseguenze. Purtroppo bocciata dalla maggioranza Pd nel consiglio comunale di venerdì 27: ma parlando d’altro”.

“Durante la “chiusura” della primavera scorsa Uniti Per Signa ha tenuto una posizione di assoluta responsabilità nei confronti delle istituzioni e della comunità signese, proponendo misure di collegamento fra amministrazione e cittadini (con particolare attenzione alle fasce più deboli) e di mitigazione degli effetti negativi dell’emergenza sanitaria sul tessuto sociale ed economico della città. Decisivo, in questo senso, è stato il raccordo tessuto fra medici di base e Comune; in grado di monitorare la diffusione del contagio sul territorio signese in modo celere e puntuale. E di supplire alle falle della “burocrazia”. Sempre in quella difficile fase proponemmo di rendere permanente questo raccordo creando un “luogo” politico-istituzionale espressione del consiglio comunale in collegamento con la giunta per manifestare istanze dei cittadini, formulare proposte, elaborare soluzioni, darsi comportamenti condivisi e coerenti nelle varie forme di comunicazione”.

Entrando quindi nel merito della questione, “un’unità espressione dell’organo che rappresenta la comunità comunale e ne interpreta gli interessi, direttamente legata alla fase emergenziale in grado fornire contributi decisivi all’esecutivo e riceverne informazioni periodiche sull’evoluzione dell’epidemia: in una contingenza in cui il consiglio comunale era stato chiuso d’imperio ed escluso da tutto per quasi tre mesi. Un’Unità di responsabilità consiliare che ha una sua centralità anche nella cosiddetta “seconda ondata” con la Toscana che oscilla fra diverse gradazioni di colore e con il consiglio comunale sempre escluso politicamente da tutto: organo ridotto a mero ratificatore di decisione spesso extra-comunali. Una Unità di responsabilità, come articolazione del consiglio comunale rappresentativa di tutti i gruppi, con funzioni consultive; direttamente collegata allo stato di emergenza sanitaria e alla fase del contenimento del virus; da convocare con cadenza settimanale allo scopo del monitoraggio e dell’analisi dei dati, dell’elaborazione di soluzioni e proposte, della definizione di comunicazioni e comportamenti condivisi e coerenti verso la cittadinanza, del raccordo fra organi comunali, associazioni del territorio, medici ed operatori sanitari” e che invitava il presidente del consiglio comunale “a farsi interprete dell’indirizzo consiliare e a promuovere l’istituzione di detta Unità”. Proposta, quindi, di carattere politico-istituzionale che tende a rafforzare la sfera della decisione politica ed a colmare vuoti e le carenze della politica stessa”.

“Ora, dovrebbe essere noto che la politica è la sfera nella quale si regolano le attività, si distribuiscono le risorse, si prendono delle decisioni. Mentre l’amministrazione – concludono i tre consiglieri – è la sfera nella quale si effettuano le azioni necessarie a produrre risultati coerenti con le aspettative. Da un lato la “decisione”; dall’altro “l’attuazione”. Ne consegue che l’oggetto della nostra proposta non aveva alcuna sovrapposizione con il COC (Centro Operativo Comunale) e diretta espressione della sfera attuativa ed amministrativa; se non la funzione di coadiuvarlo sgravandolo da compiti di indirizzo che non gli sono propri ma d’impaccio. Distinzioni che in un consiglio comunale dovrebbero essere note. Ma che, altresì, vengono sistematicamente ignorate. Arrivando a definire l’ambito consiliare come “burocrazia”, “poltronificio” e “ostacolo”. Segno di una sensibilità democratica ormai smarrita”.