Via Faggi, dopo il “faccia a faccia” con il Comune il comitato non ci sta: “Ma quale dialogo, un’altra occasione persa…”

CALENZANO – In lontananza passa un signore, zainetto di ordinanza sulle spalle, in bicicletta. Sotto un albero una mamma gioca con due bambini. Una bella ragazza, a passeggio con il suo cane, saluta sorridendo. L’area verde che delimita la zona di via Faggi a Calenzano è quasi un mondo a sé. Un mondo che secondo […]

CALENZANO – In lontananza passa un signore, zainetto di ordinanza sulle spalle, in bicicletta. Sotto un albero una mamma gioca con due bambini. Una bella ragazza, a passeggio con il suo cane, saluta sorridendo. L’area verde che delimita la zona di via Faggi a Calenzano è quasi un mondo a sé. Un mondo che secondo il comitato che, conosciuto come “Salviamo il verde” e che porta anche il nome di via Faggi e via Pertini, sarebbe “deturpato” se qui venissero “rigenerati”, ovvero ricostruiti ex novo, i 72 alloggi di edilizia popolare che attualmente si trovano davanti al Design Campus dell’Università di Firenze. Di tutto questo ne abbiamo parlato con alcuni membri del comitato (complessivamente formato da circa 150 persone) e il suo presidente, Gabriele Ortolani.

Tutto questo anche alla luce della delusione cocente provata dopo la recente seduta della Commissione consiliare assetto del territorio, chiesta dalle forze politiche di opposizione, e che nei giorni scorsi si è riunita per prendere in esame i tre progetti alternativi a quelli dell’amministrazione comunale: quello proposto dallo stesso comitato, quello di Sinistra per Calenzano e quello dell’architetto Gazzini. “La sensazione che abbiamo avuto – spiegano – è che sia già stato deciso tutto, ovvero che il Comune intenda andare avanti per la propria strada, senza valutare tuttavia tutte le opportunità che le tre proposte alternative potevano e possono offrire”. Andando così a intaccare quello che i residenti nella zona considerano “l’ultimo fazzoletto verde “vergine” esistente nel centro di Calenzano, se di centro si può parlare…”.

Amarezza, delusione (“Ci saremmo aspettati almeno delle risposte nel merito del nostro o degli altri progetti…”) ma nessuna voglia di arrendersi, coinvolgendo ancora più persone rispetto a quanto sia stato fatto fino a oggi. Amarezza che è cresciuta in modo esponenziale da quando la vicenda è iniziata, ovvero nel gennaio scorso, ma che non “cozza” con le esigenze di chi nelle case popolari attualmente ci vive: “Noi non vogliamo assolutamente che non vengano ricostruite. Ma è stata presa in considerazione l’ipotesi di “rigenerarle” realmente? Sono stati ascoltati i residenti?”. Qui, però, il dibattito si sposterebbe su un altro piano, noi restiamo “ancorati” alla realtà e alla commissione che si è svolta di recente: “Sebbene inizialmente abbiano ascoltato con interesse, ben presto è stato presto chiaro che stava solo compiendo un mero obbligo istituzionale ovvero assistere alla presentazione dei progetti solo a titolo informativo e niente di più”.

“E l’apertura al dialogo offerta dal sindaco nei mesi scorsi si è rivelata una semplice messa in scena per prendere tempo e fare buon viso a cattivo gioco. Mai, nei molteplici incontri che ci sono stati, il sindaco e l’amministrazione tutta non hanno mostrato una concreta volontà ad approfondire le nostre ragioni nel merito. Nessuna reale apertura è stata mai fatta nei nostri confronti. Nessuna sintesi è stata cercata. Ci chiediamo che tipo di dialogo sia mai questo…”.

Entrando infine nei dettagli del progetto del comitato, “il 24 maggio abbiamo presentato al sindaco e a Casa Spa quello che è un reale progetto di rigenerazione alternativo a quello dell’amministrazione. Come da accordi le domande in merito da parte dei tecnici del Comune e di Casa Spa ci dovevano pervenire entro il 10 giugno, cosa che non è mai avvenuta. Non solo, perché il sindaco ha affermato di non dovere rispondere in quanto erano lui e l’amministrazione in attesa da parte nostra di un cronoprogramma e di un computo economico di spesa. Tutte cose che per essere realizzate necessitano di informazioni che non sono in nostro possesso e che il Comune non ci ha fornito”. “Insomma, – concludono – oltre a una totale mancanza di rispetto nei nostri confronti, è stato solo sprecato del tempo da parte di tutte le persone presenti”.