Angelini (Cgil): “La ripartenza la deciderà il Governo, ma è tempo di chiedersi come…”

FIRENZE – “Prima apriremo questo dibattito sul come e meglio sarà perché potrà favorire un contesto di garanzia di salubrità utile alla scienza per valutare quando la ripresa sarà possibile. Per quanto ci riguarda noi non solo siamo pronti a questo confronto ma lo riteniamo decisivo per contenere i danni sociali ed economici che il […]

FIRENZE – “Prima apriremo questo dibattito sul come e meglio sarà perché potrà favorire un contesto di garanzia di salubrità utile alla scienza per valutare quando la ripresa sarà possibile. Per quanto ci riguarda noi non solo siamo pronti a questo confronto ma lo riteniamo decisivo per contenere i danni sociali ed economici che il Covid-19 ci ha creato”. A lanciare quello che è un grido di allarme sulla situazione attuale, ma anche su quello che sarà il futuro, è Dalida Angelini, segretaria Cgil della nostra regione. “Ho letto con piacere – ha aggiunto – che i provvedimenti di distanziamento sociale disposti dal governo hanno salvato già 38.000 vite umane. Non abbiamo fatto sacrifici per niente, motivo sufficiente per continuare a farne finché sarà necessario. Bene ha fatto il governo a prendere le proprie decisioni sulla base delle risultanze scientifiche non ascoltando, quasi sempre, i desiderata dei portatori di interessi personali o di gruppo, sia in ambito politico che economico. La situazione è lontana dall’essere risolta e desta grandi preoccupazioni”.

“Le domande su cosa ci riserverà il futuro prossimo dopo questo maledetto Coronavirus generano grande ansia nell’animo di molti, – ha detto Angelini – c’è una recessione in atto, molte attività sono state sospese, c’è tanta preoccupazione prima di tutto tra i lavoratori. Un sindacato come il nostro che si è sempre proposto di difendere il lavoro e i diritti è consapevole del dramma che milioni di persone stanno vivendo, e pur nella consapevolezza che salute e lavoro sono due diritti inscindibili, di fronte alla pandemia ha convenuto senza il minimo dubbio che le lavorazioni non essenziali andassero sospese per il bene di tutti. La prima emergenza era arginare il virus”.

“Sono convinta che è necessario pensare fin da subito a come ripartire, a come rimettere in moto la macchina produttiva, ma certo non potrà esserci una contrapposizione tra salute e lavoro. La domanda corretta da porci è come non quando. Il quando lo decideranno le autorità scientifiche a cui ragionevolmente ci siamo affidati. Noi dobbiamo fin da subito utilizzare questo tempo per discutere sul come. Presumo che ripartire non sarà come spegnere e accendere un interruttore. La ripresa sarà progressiva, non tanto nei settori, ma in particolare andrà valutata sito produttivo per sito produttivo in riferimento alle garanzie di tutela della salute che le singole imprese saranno in grado di realizzare”.

“Tutti ci auguriamo che questo avvenga prima possibile, ma un augurio non è una scelta. Se lo facciamo senza la necessaria accortezza i danni che produrremo saranno enormi. Presumo che alcune lavorazioni ripartiranno a singhiozzo, dovremo essere pronti a negoziare una diversa organizzazione del lavoro, orari, tempi, carichi, che tengano insieme esigenze della produzione e il diritto alla salute. Ripartire si deve, e meglio se prima che poi, ma nessuno pensi ad un giorno ics , come un bomba liberi tutti, un rompete le righe, la ripartenza sarà scaglionata e la transizione non breve. Quando lo deciderà il governo sulla base delle risultanze scientifiche.  Lo ripeto, se tutti insieme, noi, le imprese, le istituzioni, faremo bene la nostra parte favoriremo una ripresa più solida basata su responsabilità e consapevolezza. Dovremo prevedere un sistema premiante per quelle imprese che investiranno sulla salute e sul lavoro”.