Le leggende della montagna in un libro di Paolo Fantozzi edito da Apice Libri

SESTO FIORENTINO – Raccontare la montagna attraverso le storie e le leggende che ruotano attorno è anche un modo per intraprendere un viaggio all’interno delle Alpi Apuane e alla scoperta dei molti borghi che si incontrano. Paolo Fantozzi ha raccolto le storie in un volume edito dalla casa editrice sestese Apice Libri, “Storie e Leggende […]

SESTO FIORENTINO – Raccontare la montagna attraverso le storie e le leggende che ruotano attorno è anche un modo per intraprendere un viaggio all’interno delle Alpi Apuane e alla scoperta dei molti borghi che si incontrano. Paolo Fantozzi ha raccolto le storie in un volume edito dalla casa editrice sestese Apice Libri, “Storie e Leggende delle Alpi Apuane”.

Paolo Fantozzi come è nata l’idea di questo libro?

L’idea di raccogliere i racconti e le leggende nasce dall’esigenza di fissare sulla pagina ciò che appartiene solo all’ oralità. E’ stato necessario per fare in modo che queste testimonianze orali continuino a vivere, in quanto il loro contesto culturale sta rapidamente scomparendo. Le storie, le “fole”, nascono nel contesto delle veglie, di una civiltà contadina che trovava nel racconto orale una forma di intrattenimento, ma anche di trasmissione di valori e di una identità territoriale ben definita. Di fatto, poi, una comunità, un paese, una corte, una famiglia aveva la necessità di aggregarsi per raccontare, per immaginare, per affrontare le paure, per alleggerire il peso della giornata. Nella parola si concretizzava l’esperienza, si cercava di interpretare ciò che non si conosceva, ma soprattutto si tramandavano conoscenze che di generazione in generazione venivano considerate fondamentali e rappresentative della loro identità culturale. Ho pensato che ciò che mi appassionava, avrebbe potuto essere oggetto di interesse anche per altri e il successo di questo libro lo ha dimostrato.

Come ha iniziato a raccogliere le storie e le leggende presenti nel volume?

Ho iniziato a raccogliere storie e leggende verso la fine degli anni settanta al ritorno di un viaggio in Inghilterra dove avevo ascoltato alcuni racconti dei vecchi pescatori in Cornovaglia. Mi sono chiesto se quel mondo magico così legato al territorio e alle esperienze quotidiane della gente potesse esistere anche nel mio territorio. Mi sono messo a cercare, a individuare persone disponibili a raccontare, le ho contattate e intervistate registrando la loro voce con un piccolo registratore tascabile e un taccuino. Non è stato sempre facile, però. Spesso, prima di arrivare ad una storia, ad una leggenda, ho dovuto ascoltare, racconti della guerra, vicende familiari, ricette di cucina. E’ importante stabilire un rapporto di fiducia tra chi intervista e chi racconta; solo in questo modo è possibile arrivare ad un esauriente raccolta di informazioni tra quali possono esserci racconti significativi. A volte si hanno soltanto frammenti di racconti che è necessario ricostruire con gli altri frammenti della stessa storia raccontati da altre persone della stessa comunità. Ecco che una leggenda, una fiaba o un racconto deve essere ricomposta, proprio come un puzzle.

La montagna è spesso il luogo in cui nascono con facilità le leggende?

Si, la montagna ha una sua caratteristica che fino a non molti anni fa era ancora riscontrabile, quella di preservare la sua memoria, le sue tradizioni e l’oralità perché lontana dai moderni mezzi di comunicazione che hanno sfibrato la memoria allentando la capacità comunicativa e tendendo sempre più allo spopolamento e di conseguenza all’aggregazione di persone nel contesto delle veglie. La montagna poi nel corso dei secoli ha conservato e custodito molte tradizioni orali che affondano le loro radici con culture pre-cristiane, per le Apuane pensiamo al popolo Liguri-Apuani, e con antichi riti e credenze che sono stati un mezzo per comprendere e interpretare una realtà e dei fenomeni sconosciuti e misteriosi.

Quale zona delle Alpi Apuane è più “ricca” di leggende?

Nelle Alpi Apuane troviamo una stratificazione di culture che si sovrappongono e si intersecano e la loro distribuzione è uniforme in tutta l’area. Vorrei mettere in evidenza la Garfagnana, crocevia di culture e di transiti. Le Apuane in quel versante non sono impervie come nel versante massese e quindi sono state più adatte allo sviluppo di comunità tutte legate alla pastorizia, alla lavorazione del legname, al commercio. Sono gente che ha conosciuto una vita difficile e che ha affrontato con dignità molte difficoltà, pensiamo all’emigrazione. Sono sempre stati accompagnati dalle loro storie e dalle loro leggende. Questi paesi sono stati un serbatoio importante per le storie che ho raccolto nel testo.

A quale storia o leggenda si sente più legato?

E’ difficile stabilirlo. Ogni storia raccolta per me è legata alla persona che me l’ha raccontata e ognuna di loro ha sempre messo un’emozione particolare, spesso legata ai loro lontani ricordi e ha accompagnato il racconto interrompendolo spesso facendo affiorare nomi, oggetti, paesaggi; in poche parole mi facevano vedere ciò che raccontavano. Ma se ne dovessi scegliere uno di questi racconti, sceglierei una delle prime testimonianze orali che ho raccolto: la leggenda del monte Pisanino. Era un pomeriggio d’estate a Gorfigliano quando incontrai un austero pastore che con il suo gregge si trovava proprio alle falde del monte Pisanino. Una signora del paese mi aveva detto che il pastore era un grande folatore, abile nel ricordare e raccontare. Così quel pomeriggio conobbi la leggenda dello sfortunato principe accolto nella piccola comunità di pastori e dell’amore di una ragazza che non riuscì a guarirlo e che pianse tanto trasformando ogni lacrima in una pietra facendo nascere un nuovo monte, il più alto delle Apuane.