MONTEMURLO – Lunedì mattina erano anche loro davanti alla Prefettura di Firenze. Per manifestare, pacificamente, un dissenso e un malumore che, a due anni dall’alluvione del 2023, non sono certo “scemati”. Sono i rappresentanti del comitato Bagnolo per l’alluvione, presenti in via Cavour insieme al coordinamento dei comitati campigiani con il quale stanno portando avanti tutte le “battaglie” di coloro che purtroppo hanno avuto a che a fare con acqua e fango e non intendono certo arrendersi per vedere riconosciuti i loro diritti. Comitato che “in questi due anni ha esplorato il territorio di Montemurlo dappertutto, analizzandolo quando piove e riscontrando varie problematiche”. Per questo vogliono “essere ascoltati, perché parlando dei problemi potremmo suggerire delle soluzioni. Non siamo ingegneri idraulici, ma vediamo tutti i giorni ciò che accade sul posto, non siamo in una sala controllo, ma i nostri occhi sono tanti”.
Poi entrano nel merito della questione: “Assistiamo in questi giorni a continui “spettacoli” a uso esclusivo di giornali e televisioni dove si esibiscono quelli che dovrebbero essere amministratori e manager, ma che al contrario appaiono come degli “illusionisti”. Si presentano grandi progetti, ma in concreto non ci sono date di realizzazione certe e risorse finanziarie. Il problema è che tutto questo non frena la pioggia e non allarga i fiumi. E’ surreale che i vertici dei vari enti pubblici diano la colpa alla burocrazia, è come sentire gli avvocati lamentarsi del fatto che i cittadini non conoscano il latino. Burocrazia vuol dire “il potere dei funzionari”, ovvero veramente volete far credere ai cittadini che chi avete messo negli uffici ha più potere di chi deve gestirli? Che le regole fissate dalla politica non possano essere gestite dai politici?”.
“Alla prima posa del teatro di Oste, – concludono – dove il 2 novembre 2023 c’era oltre un metro d’acqua, siamo stati perfino identificati dai vigili urbani e costretti a togliere uno striscione. Diciamo solo, e nessuno può zittirci, che l’articolo 9 della Costituzione “tutela l’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni”. La complessità dei progetti e il loro costo testimonia senza dubbio che si è gestito un territorio e delle reti senza neppure conoscere ciò su cui si doveva lavorare, secondo una logica del “tirare a campare” che nulla ha di sistematico e progettuale. Abbiamo ascoltato in questi giorni l’Autorità di bacino che diceva ai Comuni: sapete dove è il rischio e lo sapete da anni. Dal 2007 sono presenti studi idraulici sul nostro Comune che testimoniano cosa si doveva fare e cosa non è stato fatto. I piani strutturali non servono a definire il territorio come lo si è trovato, ma come si vuole che sia in futuro, e di questo la prima responsabilità è quella politica. Smettiamo quindi di parlare, è ora di fare. In epoche di declino demografico e automazione industriale, parlare di sviluppo del territorio in termini di metri quadrati edificati vuol dire non solo avallare quanto fatto in passato, ma assumersi in prima persona la responsabilità sul futuro. Amministrare non è tirare i dadi e mettere case ed alberghi al “Monopoli”, sono in gioco le vite di tutti noi, e a forza di tirare i dadi prima o poi si finisce nella casella sbagliata”.
