PRATO – “No allo sfruttamento, sì alla qualità del sistema moda”: è stato questo il tema del convegno, organizzato da Cgil Prato-Pistoia, Cgil Toscana e Filctem Cgil nazionale, che si è svolto stamani a Prato presso la sede della Camera di Commercio. All’iniziativa sono intervenuti i parlamentari Annamaria Furlan (Italia Viva), Maria Cecilia Guerra (Partito Democratico) e Marco Grimaldi (Alleanza Verdi Sinistra). Per la Filctem Cgil nazionale hanno preso parola il segretario generale Marco Falcinelli e la segretaria nazionale Cinzia Maiolini, per la Cgil nazionale Alessandro Genovesi (responsabile della contrattazione inclusiva e della lotta al lavoro nero). Sono intervenuti, inoltre, il presidente di Confartigianato Moda Moreno Vignolini, Antonio Franceschini (responsabile nazionale Cna Federmoda), Daniele Gioffredi (segretario generale Cgil Prato-Pistoia). Hanno portato i saluti il consigliere regionale pratese Matteo Biffoni e la vicepresidente della Regione Mia Diop.
Al centro della discussione, il contrasto allo sfruttamento lavorativo e la proposta di legge per le PMI che prevede l’esclusione delle grandi aziende committenti del settore moda da possibili responsabilità organizzative e di omesso controllo in caso di lavoro e sfruttamento lungo la filiera. Il convegno è stata, per Cgil e Filctem Cgil, l’occasione per ribadire, come fatto nelle diverse sedi parlamentari e nei confronti del Governo, la richiesta di ritiro delle norme proposte, in particolare dello scudo per i committenti di cui all’articolo 30 della proposta di legge per le Pmi, e l’apertura di un tavolo di confronto tra tutte le parti sociali per definire specifici interventi, anche di carattere preventivo, per contrastare le varie forme di sfruttamento in appalti e forniture del sistema moda, che anche recentemente sono emerse da alcune inchieste della magistratura lungo le filiere produttive.
“Al Tavolo della moda al Mimit di ieri – ha detto il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli – il ministro Urso ha chiesto un incontro tra le parti (previsto per oggi stesso, n.d.r.) per provare a riscrivere la norma. Saremo a questo incontro insieme a Femca e Uiltec e ribadiremo lo stralcio dell’articolo 30 dall’impianto normativo, paventato tra le ipotesi dallo stesso ministro, e rilanceremo le nostre proposte avanzate al Ministero negli scorsi mesi. È troppo importante salvaguardare il lavoro legale lungo tutta la filiera della moda. Apprezziamo l’impegno che si sono assunte le opposizioni Pd, Italia Viva e Avs con il via libera della norma senza la presentazione di emendamenti in Senato a patto che lo stesso articolo 30 venga stralciato”, posizione ribadita anche dagli onorevoli Maria Cecilia Guerra, Annamaria Furlan, Marco Grimaldi nei loro interventi. “Lo scudo penale dell’articolo 30 del Ddl 1484 va cancellato subito, come sindacato, come forze politiche e come società civile è necessario costruire norme e sistemi di controllo che consentano alla filiera della moda di certificare il rispetto del lavoro e della dignità delle persone”.
“Occorre coniugare politiche industriali, sviluppo e diritti, – ha aggiunto Daniele Gioffredi (segretario generale Cgil Prato Pistoia)qualità e concorrenza per cancellare lo sfruttamento lavorativo e rilanciare il sistema moda. Lo sfruttamento lavorativo è presente nel nostro territorio, nel sistema moda e non solo, e va combattuto unendo le forze tra sindacato, istituzioni e organi di controllo, ognuno deve fare la sua parte. Prato deve diventare un laboratorio per il contrasto allo sfruttamento sul lavoro. Come Cgil continuiamo a mettere in campo azioni concrete sia di lotta che di contrattazione. Abbiamo aperto vertenze, scioperato e manifestato, come alla Stamperia Fiorentina, ottenendo la riapertura di una vera trattativa sindacale contro dumping e contratti pirata. Grazie a nostre denunce abbiamo ottenuto la regolarizzazione di lavoratori sfruttati e stiamo seguendo cause in Tribunale per affermare la responsabilità dei committenti lungo tutta la filiera. Coerentemente abbiamo rivendicato una task force ispettiva e ci opponiamo con forza allo scudo penale proposto dal Governo, che esclude le grandi aziende dalle loro responsabilità e indebolisce la lotta allo sfruttamento. A gennaio inoltre avvieremo una campagna di informazione e mobilitazione nelle aree industriali pratesi, con presìdi, materiali in più lingue e un Camper dei diritti, per riportare legalità, diritti e dignità nel lavoro. Il nostro distretto va tutelato dallo sfruttamento e dal dumping e va rilanciato”.
“Anche in Toscana – ha concluso Gessica Beneforti (segreteria Cgil Toscana) nella moda resistono sacche sistemiche di sfruttamento lavorativo che vanno contrastate, per questo oggi vogliamo ribadire la nostra contrarietà allo scudo penale per i committenti nelle filiere della moda. Escludere le aziende leader dalle responsabilità significa ostacolare l’emersione dello sfruttamento, impedire la restituzione dei diritti alle lavoratrici e ai lavoratori e compromettere i percorsi di ripristino della legalità. Anche la nostra esperienza in Toscana, tra le vertenze e il progetto Soleil, dimostra che la responsabilità dei capi filiera è fondamentale per attivare processi di regolarizzazione, presa in carico delle persone sfruttate e recupero di valore prodotto illegalmente. Anche l’azione della magistratura si è rivelata decisiva per riportare alla luce situazioni di illegalità e rimettere in regola interi segmenti produttivi. Proteggere i committenti non rafforza il sistema moda: lo indebolisce. Senza responsabilità non c’è contrasto allo sfruttamento né qualità del lavoro. Continueremo a batterci per filiere trasparenti, legali e fondate sul lavoro dignitoso”
