Assessore regionale Nocentinti, i vandali nel Memoriale di Valibona “Fatto grave”

CALENZANO – “Fatto grave che merita tutta l’attenzione dell’opinione pubblica: non viene colpito solo un luogo simbolo della Resistenza, ma una struttura che ne rende attuali e condivisi i valori” è quanto afferma l’assessore regionale alla cultura Sara Nocentini sul nuovo atto di violenza nei confronti del Memoriale di Valibona. Il Memoriale, nel periodo natalizio […]

CALENZANO – “Fatto grave che merita tutta l’attenzione dell’opinione pubblica: non viene colpito solo un luogo simbolo della Resistenza, ma una struttura che ne rende attuali e condivisi i valori” è quanto afferma l’assessore regionale alla cultura Sara Nocentini sul nuovo atto di violenza nei confronti del Memoriale di Valibona. Il Memoriale, nel periodo natalizio è stato preseo di mira dai vandali che sono entrati nella sede sede e hanno rubato danneggiamento degli arredi. Il Memoriale di Valibona è infatti un percorso storico-didattico, inaugurato il 25 aprile 2013, sui luoghi della battaglia del 3 gennaio 1944, per sottolineare il legame tra lotta di Liberazione e Costituzione della Repubblica Italiana.
memoriale valibona (bolognesi) (1)Nato per rendere Valibona un luogo aperto, con una foresteria che può ospitare piccoli gruppi favorendo soggiorni di studio sulla Resistenza nell’area naturale protetta nei monti della Calvana in cui si trova la struttura, si arriva percorrendo a piedi la strada che dalle Croci prosegue nel bosco fino alle ormai abbandonate Case di Valibona. La battaglia che si svolse in quel luogo fu uno dei primi scontri militari che vide protagonista la Resistenza toscana.
memoriale valibona (bolognesi) (3)Il 3 gennaio del 1944 la formazione d’assalto Garibaldi “Lupi Neri”, comandata da Lanciotto Ballerini, si trovava presso le Case di Valibona, quando fu aggredita da due colonne repubblichine che accerchiarono il borgo a seguito di una segnalazione. Per sfuggire all’accerchiamento i partigiani attaccarono; una parte del gruppo riuscì a mettersi in salvo, lasciando sul campo tre morti tra cui lo stesso comandante Lanciotto, colpito nell’aprire la strada ai compagni. Altri cinque partigiani della formazione furono fatti prigionieri e sottoposti a tortura.

foto di Simone Bolognesi