Beppe Bonardi e gli ex dipendenti dell’I.Pe.S., ritrovarsi quasi trent’anni dopo

SIGNA – Spesso si dice che con i colleghi di lavoro non sia facile, né possibile instaurare un buon rapporto. Tanto meno far crescere un’amicizia. Non è certo così per gli ex dipendenti e collaboratori della I.Pe.S. (Industria Pelletterie Signesi) che nei giorni si sono ritrovati a San Miniato, presso la Compagnia della chiesa parrocchiale, […]

SIGNA – Spesso si dice che con i colleghi di lavoro non sia facile, né possibile instaurare un buon rapporto. Tanto meno far crescere un’amicizia. Non è certo così per gli ex dipendenti e collaboratori della I.Pe.S. (Industria Pelletterie Signesi) che nei giorni si sono ritrovati a San Miniato, presso la Compagnia della chiesa parrocchiale, per “celebrare” Beppe Bonardi e il libro che racconta la sua vita, scritto da Monica Nocciolini, ma soprattutto per passare qualche ora insieme. Una serata nata da un’idea di Andrea Corsi e Paolo Cappelli e che ha permesso, dopo un po’ di tam tam, di ritrovarsi a una sessantina di persone, guidate dal consigliere regionale Paolo Bambagioni e da Giovanni Pallanti, che ha scritto la prefazione del libro, e che non sono volute mancare all’appello.

Non a caso, la storia di Beppe Bonardi, classe 1933, fisico atletico, sportivo e grande amante dello sport, è la storia di una famiglia che ha scritto pagine importanti della storia del nostro Comune. Presidente del Signa il babbo Renato, presidente il figlio, che oggi ricopre la carica di presidente onorario della società gialloblu; ma soprattutto un’azienda, poi diventate tre, che per quarant’anni ha esportato le proprie borse in tutto il mondo. Un’azienda nata grazie alla grande intuizione di babbo Renato, come scrive Monica Nocciolini nel libro:

“Come poi sarebbe stato anche per Beppe, babbo Renato aveva studiato alle Scuole Pie Fiorentine. Insieme a lui anche un giovane tedesco, fu lui a spedirgli, dietro precisa richiesta, le formule di appretto e mastice da cui prese il via l’attività dei Bonardi. Una costante espansione che portò la famiglia a esplorare un settore del manifatturiero a cui Signa era rimasta fino ad allora estranea: la pelletteria. Lavorazione e confezione di accessori ma anche – nell’officina – produzione di ogni singolo bullone, maglietta, vitina, cerniera fosse necessaria al montaggio e assemblaggio dei vari pezzi. Solo più tardi sarebbe fiorito il terzo ramo d’industria con la maglieria”.

L’I.Pe.S., il gruppo si chiamava così, arrivò a dare lavoro a oltre centocinquanta persone, una parte della quali, in seguito, una volta esaurita quell’esperienza imprenditoriale, avrebbe a sua volta dato vita a nuove realtà produttive artigianali.

Beppe iniziò il proprio percorso professionale nel 1953 per poi prendere in mano le redini delle aziende alla morte del babbo e togliendosi tantissime soddisfazioni, girando il mondo e incontrando tanti nomi illustri della moda, dello spettacolo e dello sport. Ricoprendo cariche importanti, come la presidenza dell’Aimpes (Associazione italiana manifatturieri pelli-cuoio e succedanei), e ottenendo la stima di chi, in quegli anni ma anche successivamente, ha avuto a che fare con lui. E se il libro ne racconta la storia, sono serate come quella di San Miniato, dove l’affetto delle persone che hanno lavorato con lui è sicuramente tangibile, la testimonianza più bella e più emozionante rispetto a tante parole.

Con un “appello”, lanciato dallo stesso Bonardi: “Chi a cuore Signa e ha visto crescere il paese, magari grazie anche al proprio contributo, si faccia avanti, mi farebbe piacere incontrarlo…”.

(Fotografie Roberto Vicario)