Campi Bisenzio: un ricordo personale di Riccardo Landi

CAMPI BISENZIO – Riccardo Landi aveva una barba scura che lo contraddistingueva quando l’ho conosciuto sul fare della primavera del 1983. All’epoca era presidente della Pubblica assistenza e sprizzava idee come una fontana. Una di quelle lo aveva portato a mettersi in contatto con me ed altri giovani neanche trentenni di allora. Noi avevamo una […]

CAMPI BISENZIO – Riccardo Landi aveva una barba scura che lo contraddistingueva quando l’ho conosciuto sul fare della primavera del 1983. All’epoca era presidente della Pubblica assistenza e sprizzava idee come una fontana. Una di quelle lo aveva portato a mettersi in contatto con me ed altri giovani neanche trentenni di allora. Noi avevamo una radio (Antenna Libea Toscana che era nata nel 1978) e per vari motivi avevamo deciso di venderla o, comunque, di smettere con le trasmissioni. Riccardo Landi invece voleva dar vita proprio ad una radio e così l’incontro fu quasi naturale. Diciamo che la radio gliela vendemmo e così poté nascere Radio Geronimo. Per ospitare quella radio il presidente della Pubblica assistenza fece adattare l’ultimo piano della parte nuova della sede della Pubblica di via Vittorio Veneto: un posto panoramico che, con tutti quei vetri, permetteva di girare lo sguardo su una cittadina non ancora diventata quello che è oggi. Grazie a quell’intuizione di Riccardo Landi (che recentemene mi aveva confidato di aver voglia di riaprire la radio visto che, mi disse, “il titolare delle frequenze sono ancora io”) decine di giovani campigiani si sono avvicinati, con un mezzo “moderno” per l’epoca, alla comunicazione con gli altri, alla presa di coscienza della politica e dell’impegno sociale.

Con Riccardo, poi, ho vissuto un decenno di oblìo, più a causa mia perché il lavoro mi aveva portato via dalla Piana, ma quando tornai a fare il giornalista in loco fu quasi naturale rincontrarci. D’altra parte l’urbanistica, il suo lavoro, è argomento interessante per un giornalista. Poi il suo impegno politico, la sua costante abitudine a proporre brillanti idee che, spesso, venivano accantonate ma non dimenticate. Poi, nel 2003, proprio Riccardo Landi mi ha permesso di diventare campigiano e di conoscere e apprezzare la sua famiglia alla quale mi sento vicino in questo momento. Negli ultimi anni ci siamo sempre visti meno, solo quando ci incontravamo alla Asl per fare le stesse analisi periodiche del sangue e quando venne nel giardino della casa dove abito per prelevare un ributto dal fico che lo aveva visto giovane per poterlo piantare, mi disse, in una sua casa al mare.

Quando questa mattina ho appreso della sua morte, devo dire che mi sono ammutolito. Quasi tutto il giorno fino a pochi minuti fa quando ho deciso di scrivere queste poche righe. Un omaggio per lui? Forse più uno schiaffo a me stesso per svegliarmi,

Addio Riccardo.

Daniele Calieri