FIRENZE – Il bello di ritrovarsi. Da studenti del liceo scientifico, sezione B, alle Scuole Pie Fiorentine, alla vita di oggi. Un salto, in tanti casi, lungo trentacinque anni. Con alcuni ci eravamo rivisti, magari erano state delle occasioni sporadiche, ma un “contatto” c’era stato. Con altri non ci vedevamo dai tempi della scuola e da quando, soprattutto il lunedì mattina, il quotidiano sportivo era decisamente più importante dei libri di testo. In altri casi ancora sono nate delle vere amicizie, che si sono tramandate e sono cresciute con il passare del tempo. Fatto sta che ieri sera è stato il momento di ritrovarsi. E’ stato il “ricongiungimento” di questi tre mondi, tre universi che hanno camminato parallelamente fino a incontrarsi di nuovo.
Certo i social ci hanno messo del loro, in questo caso per fortuna: prima Facebook e poi WhatsApp hanno permesso prima di tutto di ritrovarsi virtualmente, di commentare episodi successi più di trent’anni fa e di riviverli come se fossero successi il giorno prima. Quei social oggi da noi “benedetti” ma che ai nostri tempi non c’erano. Se sia stata una fortuna o meno, che non ci fossero, lo dirà soltanto il tempo. Personalmente un’idea ce l’ho, ma visto che sono stati il trade d’union fra tanti di noi, prendiamo il lato positivo della cosa. Ma ieri sera non era tempo di social, anche se naturalmente le fotografie della serata sono state condivise nella chat o su Facebook. Ieri sera era il momento, l’occasione giusta per raccontare e raccontarsi, per vedere intrecciate le vite di ognuno di noi che, chissà, si sono sviluppate secondo le rispettive prospettive e ambizioni.
Ieri sera era anche il tempo dei ricordi: le interrogazioni, i compiti in classe, le partite a pallone, a volte giocate anche in jeans e camicia, nella palestra situata all’ultimo piano della scuola con due materassi usati abitualmente per gli esercizi di educazione fisica messi uno sopra all’altro a formare delle porte originali, i trucchetti per ottenere un voto migliore alle interrogazioni con i suggerimenti dal banco, i professori più o meno severi e più o meno simpatici (i nomi non si fanno…). Ma anche gli incidenti in moto, gli amori nati in quella scuola fino a formare, con il passare degli anni, delle famiglie. E poi le amicizie, in tanti casi vere, genuine, anche quelle cementate dal passare del tempo. Chi con il compagno o la compagna di banco, chi invece era accomunato dalla passione per la montagna piuttosto che per i motori. Ovviamente c’è anche chi è rimasto per strada e ieri sera non era presente. ma magari farà parte della prossima storia da raccontare.
E poi c’è il presente, fatto di mogli, mariti e figli da crescere. Non i tutti i casi, che sia stata la vita o il destino a decidere non sta a noi dirlo. Un presente fatto di lavoro e qualche preoccupazione. Ma anche di nuovi obiettivi da raggiungere e sfide da vincere. Ma non c’è che dire, ha avuto un che di confortante la familiarità delle nostre voci, respirare di nuovo l’aria lieve di quella che comunque era un’unione leggiadra, nata un po’ a caso all’inizio dell’adolescenza e cresciuta negli anni, superando “valorosamente” insieme le tediose ore di geografia astronomica, le lezioni di storia dell’arte o quelle, più “untuose”, di filosofia. E rivedersi dopo tanto tempo non ha significato soltanto rievocare numerosi momenti amarcord, ma riassaporarne insieme la dolcezza sulla punta della lingua, tornando di nuovo lì, ora come allora.