Con “I diari del tandem” i margini non sono mai soli

CAMPI BISENZIO – “Diari del tandem”… di confine questa settimana. Di confine fra i Comuni di Signa e Campi Bisenzio, lungo dei territori che comunque, da sempre, sono tutt’uno. Scopriamo il perché con Giovanni Grossi e Federico Maremmi. L’appuntamento è per la domenica mattina intorno alle 11 al Centro sportivo della Sorms a San Mauro […]

CAMPI BISENZIO – “Diari del tandem”… di confine questa settimana. Di confine fra i Comuni di Signa e Campi Bisenzio, lungo dei territori che comunque, da sempre, sono tutt’uno. Scopriamo il perché con Giovanni Grossi e Federico Maremmi.

L’appuntamento è per la domenica mattina intorno alle 11 al Centro sportivo della Sorms a San Mauro a Signa “perchè sono dirigente della società e devo stare al campo”. Sono proprio le 11, la partita è finita, nell’aria c’è un buon odore di caffè che si mescola con i discorsi dei genitori dopo le partite e, se pure un po’ distrattamente, nell’aria c’è ancora polline della musica di San Remo. Però stamani con Federico sarà tutta un’altra musica. Con tutto il rispetto, ovviamente, anche se Federico si presenta che sembra Enrico Nigiotti che somiglia a Umberto Tozzi. Federico Maremmi, oltre ad assomigliare al buon Nigiotti (e quindi per la proprietà transitiva delle somiglianze anche a Umberto Tozzi), è tante cose: dirigente di società di calcio, architetto, amante della musica sia come ascoltatore che come musicista (suona la chitarra molto bene) e pure, scopro, in odore di santità.

“Ci sono anche i Santi di margine, San Mauro, frate devoto e talmente fidato del Papa che fu mandato a fondare un monastero in Francia (oggi Saint Maur sur le Loire) per l’appunto a margine di un fiume e San Donnino, nato ai margini del mondo di allora, in Africa. Entrambi venerati quali taumaturgi (entrambi legati all’acqua, il “Miracolo di San Donnino” di Matteo Rosselli, conservato nella chiesa dedicata al Santo, descrive la guarigione di un idrofobo)”. E’ così che inizia la nostra pedalata per la Piana fra San Mauro a Signa e San Donnino come luoghi di margine. Federico negli anni si è appassionato sempre di più alla storia del posto in cui vive. “I margini sono anche quelli della Piana centuriata alla fondazione di Florentia, quadrati di 720 metri di lato di cui rimangono tracce nel nostro territorio in via del Ponte al Santo-via Nannucci, in via della Balduccia a San Mauro, in via Trento, in via Viaccia e in via Pistoiese a San Donnino”.

Oggi sarà come pedalare su un’altalena di passaggi di confine fra San Mauro a Signa e San Donnino. Una volta di qua, una volta di là, tanto che i segnali stradali che ci indicano l’ingresso o l’uscita dall’uno all’altro ci colgono sempre di sorpresa. Le pedalate per la Piana ci portano sempre lontano, più lontano, oltre ogni confine, tanto da pensare che nei margini non esistono confini. Nella Piana non si sa mai dove si è veramente, e si gode di più il paesaggio perché si dura meno fatica. Del resto le uniche salite sono quelle fatte sui ponti per attraversare i fossi che poi non erano solo fossi. “Il Fosso Macinante, fonte di energia motrice dei mulini che dalla Pescaia di Santa Rosa sino a San Mauro producevano farina. L’unico rimasto è il Mulino di Sammoro, maestoso a guardia dell’attraversamento fra San Mauro e San Donnino”.

E i ponti non erano solo ponti. “I ponti cuciture dei margini. Il Ponte al Santo, unico da sempre percorribile anche in carrozza, mentre gli altri attraversamenti erano pedonali e addirittura con la Nave come in fondo a via Trento, alla Stazione, dove la nave portava sull’altra sponda dell’Arno a Badia a Settimo. E qui a breve sorgerà la nuova passerella pedonale”. In fondo l’Arno e pure il Bisenzio sono anche loro dei fossi, solo un po’ più grandi. Si pedala in questo dedalo di acque dolci, tra fossi che hanno la presunzione di essere fiumi e laghi che nascono come artificiali, ma che poi sono diventati naturali. C’è un buon profumo d’acqua dolce e Federico è un fiume in piena di parole. “I margini hanno bisogno di cura, spesso derubricati a tappeti sotto cui nascondere la polvere, ancorché tossica, e che oggi lasciano alla memoria elementi di archeologia industriale (Ausonia, l’inceneritore) e paleo industriale (il Molino)”. E’ bello pensare a questa terra piena d’acqua come a un luogo somma di margini che insieme fanno un centro. Federico ce lo spiega anche così: “I margini hanno sempre un altro margine attaccato. I margini portano sempre in altri luoghi, i margini connettono, non dividono”. Ma le parole hanno sempre bisogno di una loro colonna sonora. “E’ la musica dei margini: si attraversa San Mauro e si incontrano le vite del borgo, le pecore al pascolo, con Scarborough Fair (Simon and Garfunkel); seduti sul greto del fiume al cospetto del maestoso Molino si ascoltano le note psichedelic folk della versione “Winwoodiana” di John Barleycorn Must Die (Traffic); si percorre la Viaccia, fra laghi e alberi spogli con la luce indecisa del tardo inverno con The Sun and the Rainfall (Depeche Mode); la stazione di San Donnnino, con gli echi dell’antica Nave del guado sull’Arno accendono Renoir (De Gregori), il profumo del sugo di pecora che viene da Angiolino e i resti dell’Ausonia al suo fianco richiamano Sheep (Pink Floyd) e a ruota un Battiato in piena avanguardia con i suoi sintetizzatori di Pollution; lo Spazio Reale e le idee che fanno immaginare le potenzialità dei luoghi ci iniettano le diapositive colorate di Mr Fantasy (Traffic) e mentre percorriamo la via del ritorno lungo i canali assieme ai Ramones di I Wanna Sniff some Glue concludiamo degnamente il viaggio ai margini con l’aulicità di Epitaph (King Crimson)”. Grazie Federico. Davvero, una bella pedalata di gambe e testa.

Giovanni Grossi