Don Momigli: “Il mio futuro sarà a Loppiano ma non vado lì per riposarmi…”

CAMPI BISENZIO – Che quella celebrata oggi alle 18 da don Giovanni Momigli a Sant’Andrea non fosse una Messa “normale” si sapeva. Già da qualche giorno, infatti, era noto che nel corso della celebrazione avrebbe svelato ai parrocchiani quale sarebbe stato il suo futuro dopo l’ufficializzazione dell’addio a San Donnino e la richiesta al cardinale […]

CAMPI BISENZIO – Che quella celebrata oggi alle 18 da don Giovanni Momigli a Sant’Andrea non fosse una Messa “normale” si sapeva. Già da qualche giorno, infatti, era noto che nel corso della celebrazione avrebbe svelato ai parrocchiani quale sarebbe stato il suo futuro dopo l’ufficializzazione dell’addio a San Donnino e la richiesta al cardinale Betori di un anno sabbatico. E che quella di oggi fosse qualcosa di diverso dal consueto appuntamento prefestivo del sabato pomeriggio si è capito ancora di più sia all’inizio che alla fine. Con una chiesa piena di fedeli già molto prima delle 18, gli stessi fedeli che a conclusione delle parole di don Momigli, dopo essersi sciolti in un lungo applauso, quasi non volevano uscire per stringere il loro parroco in un abbraccio neanche tanto simbolico. Il suo futuro, infatti, dopo venticinque anni nella frazione di Campi Bisenzio, sarà a Loppiano e presso l’istituto universitario Sophia, promosso dal Movimento dei Focolari ed eretto dalla Santa Sede con decreto della Congregazione per l’Educazione Cattolica del 7 dicembre 2007. “Ho pensato che dedicare un po’ di tempo a quanto fatto in questi venticinque anni a San Donnino, dicendo no anche alla nuova parrocchia che mi era stata prospettata, fosse la cosa migliore. A Loppiano potrò approfondire le tematiche legate all’immigrazione e alle relazioni interculturali. Ma non vado lì per riposarmi, non sono stanco. Ho ancora molto da raccontare per esempio in merito alla cosiddetta questione cinese e alla difesa della cultura della legalità che ha riguardato gli anni Novanta e penso che qualche elemento sia venuto il momento di renderlo pubblico”. In precedenza, però, si era soffermato sulla lettera che nei giorni scorsi i suoi parrocchiani hanno inviato al cardinale Betori perchè don Momigli potesse restare a San Donnino: “Vorrei dire tre cose: innanzitutto che siete stati bravi a tenermela nascosta; se l’avessi vista, infatti, mi sarei opposto perchè non rientra nel mio stile. Nel leggerla ho pianto (e si è commosso pronunciando anche queste parole), siete riusciti a esprimere con chiarezza quello che ho cercato di trasmettere io a voi in tutto questo tempo”. Guardando invece a ritroso “insieme abbiamo vissuto momenti difficili, anche di forte tensione ma sono stati momenti che hanno contribuito a scrivere la storia di San Donnino e la storia non si può cancellare. Cosa resta? Quello che abbiamo ricevuto gli uni dagli altri è una ricchezza. Certamente il dispiacere c’è ma da qui a metà settembre (ovvero quando il passo d’addio ci sarà davvero) non mancheranno ulteriori momenti di riflessione: il primo sarà la mostra fotografica sugli ultimi cento anni di San Donnino che resterà aperta da luglio a settembre”. E ancora, ripetendo le parole che l’allora cardinale di Firenze, Giovanni Benelli, pronunciò il 30 ottobre 1978 durante la Messa di ringraziamento per la nomina a pontefice di Giovanni Paolo II: “Ogni prete fondamentalmente è un uomo proteso in un divenire costante”. Un divenire che lo porterà a Loppiano, fra la commozione e le lacrime dei presenti, uniti tutti dalla speranza che quello destinato a consumarsi nel periodo estivo non sia un addio ma un arrivederci.