Don Momigli: “La celebrazione della Pasqua ci chiama a vivere in modo più intenso l’incontro con Gesù Cristo”

CAMPI BISENZIO – Venerdì Santo, siamo nel “centro” del Triduo pasquale e, così come negli anni passati, ci piace rinnovare un appuntamento che è diventato tradizione per chi ci segue costantemente e lo fa sempre con grande affetto. E come in occasione del Natale, anche a Pasqua don Giovanni Momigli ha inviato alla nostra redazione e ai […]

CAMPI BISENZIO – Venerdì Santo, siamo nel “centro” del Triduo pasquale e, così come negli anni passati, ci piace rinnovare un appuntamento che è diventato tradizione per chi ci segue costantemente e lo fa sempre con grande affetto. E come in occasione del Natale, anche a Pasqua don Giovanni Momigli ha inviato alla nostra redazione e ai lettori di Piananotizie una serie di riflessioni sul periodo che ci attende. Auguri che ovviamente rivolgiamo anche noi allo stesso don Giovanni e a chi ci legge tutti i giorni. Buona Pasqua.

Carissimi,

la celebrazione della Pasqua ci chiama a vivere in modo più intenso l’incontro con Gesù Cristo, che con la sua risurrezione risponde alle attese più profonde del cuore umano, come la sete di eternità, il bisogno di essere amati e di amare, la necessità di venire riconosciuti nella nostra singolare unicità. Alcune correnti di pensiero, anche spirituali, tuttavia, tendono a dare valore solo a certi standard di “perfezione”, creando un clima culturale nel quale, mentre si rivendica la propria singolarità, di fatto si produce omologazione, soffocando la soggettività e l’unicità di ciascuno e inducendo molti – come ho ascoltato in questi giorni in diverse confessioni – a pensarsi e sentirsi inadeguati.

E allora, oltre alle crisi globali, come la pandemia non ancora superata, le guerre di cui non si intravede la fine, il dramma dei profughi che fuggono verso la libertà trovando troppo spesso la morte, una crisi climatica dagli effetti sempre più evidenti, si deve fare i conti con disagi e diffuse crisi personali e relazionali, come la perdita di motivazioni, l’angoscia generata dalla paura di aver paura, l’aumento della conflittualità e tanta solitudine. Pur in modo diverso, le crisi globali e quelle personali rivelano la nostra precarietà. Spesso anche le nostre chiusure e la nostra impotenza. Comunque ci dicono che qualsiasi standard di perfezione è irrealistico e che è indispensabile accettare la nostra vulnerabilità, per stare bene con sé stessi, per costruire relazioni vere, per avere personalità più solide.

Cristo risorto, che si è mostrato ai suoi discepoli con le piaghe dei chiodi della crocifissione e con il fianco colpito da una lancia, ci raggiunge nella concreta situazione nella quale ci troviamo, per trasfigurare le nostre ferite, trasformare il nostro sguardo e riaccendere la nostra speranza. Al Signore della vita, per tutti e per ciascuno – iniziando da me stesso – chiedo il dono di un cuore attento e umile, capace di accogliere la luce e la forza della sua risurrezione e di osare un nuovo inizio, cambiando parametri di giudizio e orientamento al nostro cammino personale e collettivo.

Buona Pasqua!

Don Giovanni Momigli